Una delle più affascinanti ricerche che si possano svolgere nel terreno accidentato della Ierostoria, o Storia Sacra, o diciamo anche Storia Immaginale, è quella relativa a La survivance des dieux antiques, per dirla col titolo del classico libro di Jean Seznec. Ovvero, come, nel millennio che intercorre tra la proibizione del culto degli Dèi ad opera di Teodosio (391), sino alla loro riapparizione in immagine, in riflessione, in amorosa devozione, e talora anche in culto, nel contesto del Rinascimento italiano (data imprecisata; la più centrata forse è quella della fondazione dell’Accademia Platonica a Firenze nel 1459), in questo abbondante millennio, dicevamo, è ricerca appassionante quella delle vie carsiche e sotterranee per le quali gli Dèi degli Antichi sono transitati, metamorfizzati, nascosti, sopravvissuti, ed infine sottratti all’oblio. Appare ormai evidente che la figura terminale, e destinale, verrebbe da dire, tramite la quale l’Ellenismo come cultura, come filosofia, come religione, è stato restituito all’Occidente, e in Occidente traghettato, è quella di Giorgio Gemisto Pletone.
arte di questa stessa Tradizione.