13 Aprile 2024
Sestito

Risposta ad alcune critiche

di Roberto Sestito

L’intervista da me rilasciata ad “Ereticamente” ha suscitato un certo interesse per i temi presentati dall’intervistatore e per le mie risposte che hanno prodotto  reazioni  contrastanti tra i lettori. Quest’interesse si rileva dal fatto, segnalatomi da “Ereticamente”, che il sito ha registrato un numero di visitatori superiore alla media. Ringrazio di vivo cuore coloro i quali hanno condiviso, attraverso le mie parole, una ventata di libertà e di autentico anti-conformismo, mentre vorrei brevemente occuparmi di alcuni interventi dettati come sempre dai pregiudizi, dall’ignoranza e dall’intolleranza religiosa, erbacce cresciute rigogliosamente nei territori e dintorni della destra.


Com’è noto la destra italiana continua ad essere perseguitata da un male incurabile: la nostalgia del passato. E’ il male che la sta conducendo lentamente alla tomba e nella tomba finirà col portarci anche i grandi ideali nazionali che animarono la destra al suo nascere. Nostalgia solitamente accompagnata dal rifiuto di una revisione critica dei comportamenti e delle azioni delle personalità storiche del nostro recente passato, nonché dalla disponibilità a riconoscere  col “senno di poi” alcune verità essenziali prendendo atto che a volte il “senno di poi” era il “senno di prima”, e che solo la paura, il calcolo politico (errato) e l’opportunismo impedirono che quel “senno” si trasformasse in prassi politica.

Non riesco davvero a capire le parole di quel lettore quando dice che la “scuola pitagorica” era un “gruppo talmente inconsistente da non poter essere preso in considerazione da Mussolini”.

Gruppo inconsistente? Il mio interlocutore vuole scherzare! Prima di tutto avrei da obiettare che trovo strano come un uomo di destra o “camerata” abbia dimenticato la lezione dei maggiori pensatori di destra, da Evola a Gentile, da Prezzolini a Spengler  i quali hanno sempre riconosciuto e difeso il ruolo delle minoranze nella vita politica delle nazioni, minoranze capaci di imporre la loro visione del mondo.

Dalla mente di pochissimi uomini, alcuni dei quali appartenenti alla Tradizione Italica, negli anni antecedenti la presa del potere del fascismo, uscirono progetti culturali, idee politiche audaci e nuove, riviste, libri, tutte cose che non solo influenzarono profondamente il fascismo e la cultura italiana, ma che Mussolini stesso dichiarava di tenere in considerazione.

Debbo ritenere che il detto “camerata” non sia bene informato e che difetti proprio di quelle letture che gli avrebbero evitato di fare certe affermazioni gratuite.

Passo subito ad un’altra affermazione di questo lettore, che pur avendo dichiarato in più occasioni il suo amore e la sua ammirazione per Arturo Reghini, ad un certo punto lo accusa di essersene andato in Inghilterra, mentre i componenti del suo gruppo si sarebbero dati da fare per appoggiare (sic!) l’Inghilterra. In due parole accusa Reghini ed i suoi amici di presunto tradimento. Soprattutto se questa “fuga” ed “amicizia” si fossero verificate nel periodo di tempo dal 1939 al 1945.

Francamente, tutto mi sarei aspettato di leggere su Reghini, meno che una  calunnia come questa. Ho sentito di tutto sul filosofo fiorentino. Anche contro il suo maestro Armentano, in piena prima guerra mondiale, fu lanciata l’infame accusa di aver tramato a favore dei tedeschi a danno della patria. Accusa dimostratasi infondata e calunniosa, quando però i danni morali e fisici erano stati fatti.

Ho dimostrato nei mei libri con abbondanza di testimonianze e di documenti la totale ed assoluta fedeltà di Reghini e dei suoi sodali alla patria. E se la calunnia, come immagino, nasce dal fatto che Reghini era stato un massone del Grande Oriente d’Italia (filo-inglese), non posso fare altro che ripetere quanto altre volte ho detto e ripetuto e cioè che tra i massoni italiani di quel tempo – e sottolineo di quel tempo – ci furono fior di patrioti e di fascisti che non anteposero mai i doveri verso la patria agli obblighi derivanti dalla loro appartenenza alla loggia.

A differenza invece di altri noti personaggi che si posero al servizio dell’imperialismo germanico con la scusa di servire una comune ideologia sovra-nazionale. A fine guerra o addirittura già in piena Repubblica Sociale alcuni elementi della pura razza “ariana” che in Germania avevano predicato il primato nazional-socialista e fascista passarono armi e bagagli dalla parte atlantica sionista.

Per non parlare naturalmente di vescovi e di preti che dopo aver incensato l’uomo della Provvidenza spalancarono porte e finestre all’anglo-americano “liberatore”.

Consiglio l’anonimo lettore di leggere una delle ultime lettere di Reghini scritta da Budrio assediata e bombardata e scoprirà da quale “parte” egli stava e rimase fino alla morte.

Fa bene il “camerata” a difendere l’identificazione Chiesa-Fascismo, perché è stata la posizione ufficiale del Fascismo DOPO il delitto Matteotti e DOPO il concordato a travasare nel dopoguerra nella “destra” missista ed atlantica  e fa bene quindi a conservare la sua “fedeltà” ai maestri Evola e Guenon, mentre lo prego di astenersi  dall’includere nell’elenco dei suoi maestri il nome di Reghini, in quanto, assicuro, lo stesso Reghini avrebbe rinunciato a simili discepoli.

Il “camerata” si professa “evoliano” ed afferma che Evola “stimava” Reghini…

Beh! se il verbo “stimare” ha cambiato di significato andrò subito a dare un’occhiata al Devoto, dal momento che Evola manifestò questa “stima” nei confronti di Reghini, denunciandolo alla polizia politica che lo avrebbe potuto mandare al confino, dopo avergli plagiato la sua opera politica più importante.

Un altro “camerata” scrive dichiarandosi sbalordito nell’aver letto che il “cristianesimo  avrebbe causato l’infarto del mondo” affermazioni che giudica “false e abbondantemente confutate dagli studi della storia antica e dall’archeologia”.

Sono io a dimostrarmi sbalordito da simile sbalordimento perché perfino i libri di storia delle gloriose scuole medie del passato all’unanimità insegnavano che tra le cause della caduta dell’impero romano vi erano la crisi economico-sociale dell’impero, l’invasione dei barbari e la nuova religione del mite Gesù proveniente della Palestina.

Se recenti scoperte archeologiche (a me ignote: mi scuso per l’ignoranza!) dovessero invece provare che la caduta della religione degli antichi dei fu dovuta ad un’invasione di marziani, prego fornire le fonti!

Ci andrei piano, caro signore, ad ironizzare sull’episodio, non sottovalutato dallo stesso Evola che ne parlò seriamente in diverse occasioni, della visita di emissari pagani che mostrarono a Mussolini alcune cose che lo fecero trasalire. Non è un film di fantascienza alla Spielperg. D’altra parte, le conclusioni dell’avventura politica di Mussolini sono a noi note e danno ragione a coloro i quali avevano esortato il Duce a non submittere fasces alla croce, ossia alla chiesa, perché le conseguenze non potevano che essere nefaste. Se poi i fasci di origine etrusca, come afferma correttamente il lettore, non appartenevano alla Tradizione pura, non lo spieghi a me, caro amico, ma agli antichi romani, notoriamente incolti in cose sacre e divine, che lo presero a simbolo sacro dell’imperium.

Infine, vorrei dire due parole sulla destra italiana in attesa di un serio dibattito che tarda a venire.

Con la caduta del governo Berlusconi la destra è finita, non esiste più. Alcuni continuano ad illudersi che il centro-destra appoggiando il governo Monti avrà un futuro politico: il centro (leggi, la chiesa) probabilmente si, gli altri si illudono.

E’ chiusa, a mio vedere, la stagione del trasformismo politico, della collusione dei gruppi (di estrema destra ed estrema sinistra non ha importanza) con l’atlantismo ed i servizi segreti italiani ed esteri, collusione svelata e denunciata nel corso di processi, in libri ed in innumerevoli dibattiti. Il Re è nudo e la destra ha messo a nudo la sua anima perversa riorganizzatasi, dopo la fine (ingloriosa) della seconda guerra mondiale, nelle formazioni missiste parlamentari ed extra-parlamentari ed infine confluita, per la maggior parte, nell’ammucchiata post democristiana berlusconiana e para-berlusconiana .  

Gli italiani hanno bisogno di chiarezza e di certezze

Da oggi un nuovo fascismo è possibile (quello che Mussolini non ha realizzato e che ha tentato di edificare inutilmente e tardivamente a guerra perduta e con l’Italia occupata dai panzer e dalle spie anglo-americane) e dovrebbe cominciare ad agire in termini politici moderni.

Sono anni e anni che si sente parlare di globalizzazione, di mondialismo, di sionismo, di complotti e deviazioni varie, discorsi e analisi sostanzialmente giusti e corretti, ma politicamente inconcludenti e ininfluenti sulla vita
della gente comune. Conosciamo ormai le mosse delle sette internazionaliste, delle trilaterali, i progetti contro la Siria, l’Iran, la geopolitica, i paesi emergenti, etc.; la faccia brutale del colonialismo atlantico e quella inesorabile dell’usura finanziaria. Chi, a destra e a sinistra, ha ancora il coraggio di giustificare la propria pavidità e il palese servilismo, senza provare vergogna di fronte alla nazione umiliata e in crisi? Abbiamo bisogno che a Roma, faro di civiltà, sbarchino i russi o i musulmani per insegnarci a come affrontare questi nemici del genere umano?

E’ ormai tempo di proposte serie e dure, di dar vita ad un unico programma politico fatto di pochi punti e che contenga: a) la denuncia del trattato di pace e delle alleanze da questo scaturite, compresi i trattati dell’Europa dell’euro, b) il ritiro dei militari stranieri e delle armi dal territorio nazionale, c) la formulazione di una costituzione europea che abbia a base la sovranità politica, militare, monetaria e la difesa della pace e della giustizia sociale negli stati.

Questo programma non piacerà agli americani, agli inglesi, ai tedeschi, agli israeliani? Non ha importanza. Non è più il momento di tergiversare, è il momento di parlar chiaro, di essere quel che si è. Non è più il tempo dei ciarlatani e dei disonesti. Soprattutto di quelli che si dichiarano in buona fede.

Domanda: l’unità d’Italia è stata una passeggiata? Ha avuto bisogno di guerrieri e di pensatori. I primi erano strateghi e sapevano usare le armi, i secondi sapevano pensare e scrivere. Oggi abbondano i pensatori e gli esperti di informatica, mi auguro che le future generazioni sappiano dare una vampata di futurismo a questo mondo drogato dalla tecnologia e dal bancomat.

Ecco di cosa l’Europa ha bisogno, di un Risorgimento, per risorgere e per liberarsi dal dominio dello straniero.

Roberto Sestito

Prima lettera ricevuta

Caro Maurizio
Mi stupisce il fatto che uno che odia il Fascismo con tutte le sue forze, possa trovare ospitalità nel sito della Federazione. Tra le altre cose la c.d. Scuola Pitagorica era un gruppo talmente inconsistente che non poteva certo essere preso in considerazione da un abile e realista uomo politico come Mussolini.
I suoi componenti finirono a portare acqua al mulino degli Inglesi. Lo stesso Reghini se ne andò in Inghilterra. Per quanto riguarda la fine del Fascismo tu da tempo non ti stanchi di rivelare alla gente le trame dell’Alta finanza e della massoneria, che se ne fregava altamente del Fascio Littorio.
Se la Scuola pitagorica, parente alla lontana della Massoneria, si ribellò al Fascismo, per odio verso la Chiesa (non sono un difensore della Chiesa, ma un realista) fu un loro errore che fini per aiutare l’antifascismo. Dedico a Sestito le canzoni fasciste di “Fuoco di Vesta” e dell'”Inno a Roma”.
Io ho tre grandi maestri per quanto riguarda la “Tradizione”. Essi sono Evola, Guenon e Reghini. Ritengo Reghini perfettamente in ordine da un punto di vista tradizionale ed esoterico. Possiedo i suoi scritti e lo condivido in pieno. Lo conosco tramite Evola e Guenon. Loro nonostante le diversità si stimavano. Reghini forse da un certo punto di vista, diciamo in astratto, poteva anche avere ragione.
Ma l’astrattismo non è la realtà. Ad ogni modo quel che non condivido è il settarismo non tanto di lui quanto dei suoi attuali sostenitori, odiatori a prescindere della Chiesa (ripeto non sono un sostenitore della Chiesa) che li porta a odiare tutto ciò che ha a che fare con essa. Anche il Fascismo. Per questo gli amici di allora di Reghini furono contattati dai servizi inglesi ed operarono di fatto in senso antifascista.
Furono loro che non seppero inserirsi ed operare all’interno del regime come invece fecero diverse altre componenti esoteriche romane. Io mi sono formato in questo senso in una di queste componenti romane e filo fasciste, se no non vi avrei aderito, perche prima per me viene il Fascismo poi il resto. Per loro invece è il contrario, prima viene Reghini poi il resto.
Peggio ancora sono i suoi attuali seguaci alla Sestito, che vomitano al solo pensiero del Concordato senza avere capito la portata storico-politica dell’avvenimento. Non è quindi il rigore ideologico e dottrinale che non condivido, anzi. È la stupidità politica che non condivido, perchè li porta alla fine ad essere, di fatto, allineati con il nemico. Ed è un peccato perché dottrinalmente sono inoppugnabili. L’articolo di Lamendola s
u Calvino di “Rinascita” lo condivido al cento per cento. Ora da un “evoliano” come me è possibile sentire apprezzamenti sinceri su Reghini (Evola stimava Reghini). Da una rivista evoliana come “La Cittadella” si arriva a pubblicare persino uno studio di omaggio a Reghini, ma da loro non riceverai mai niente di apprezzamenti ad Evola o al Fascismo. Solo disprezzo. È la loro pochezza politica e il loro settarismo che non mi piace, non la loro cultura. E pensare che siamo in teoria tutti sulla stessa barca. Peccato che si mettono a remare contro per odio e solo per odio mascherato da rigore dottrinale. Cosi non si arriva da nessuna parete. Sestito sarà sempre un eroico solitario. Auguri. Reghini si, reghiniani no.
Spero di esserti stato chiaro.
Seconda lettera ricevuta
Caro Maurizio,
ho constatato che tra gli aggiornamenti del sito della Federazione è stata inserita l’intervista pubblicata su “Rinascita” a R. Sestito su massoneria, pitagorismo ecc. ecc. Capisco che l’argomento rientra nell’ambito culturale storico-filosofico, che tutte le idee sono rispettabilissime e degne di essere pubblicate se espresse in buona fede senza secondi fini, però francamente mi risultano meno comprensibili certe “interpretazioni storiche” pur rispettabili sul piano individuale) in un contesto come quello della FNCRSI che si prefigge, per quanto possibile, di fare chiarezza e di tendere alla verità storica contro le menzogne della vulgata, oltre ovviamente all’analisi politica, economica e sociale sulla base del pensiero tramandatoci dal Fascismo di sinistra.
Lascio volutamente da parte le fisime sul «cristianesimo che avrebbe causato l’infarto del mondo antico», affermazioni che giudico anacronistiche e fuorvianti, per non dire false e abbondantemente confutate dagli studi della storia antica e dall’archeologia. Citazioni che mi hanno richiamato alla mente certe farneticazioni pseudo paganeggianti di Luigi Cascioli, che su “Rinascita”, sotto lo pseudonimo di Lucius Quirinus, aveva sparato una serie di fregnacce sul cristianesimo delle origini (si tratta dello stesso personaggio che aveva denunciato il papa e la chiesa per abuso della credulità popolare e corbellerie di questo genere) e che confutai a suo tempo su “Effedieffe” e “Rinascita” stessa, senza avere però, guarda caso, alcuna risposta.
Ma qui mi preme soprattutto richiamare alcune affermazioni fatte dal Sestito su Mussolini e il Fascismo, che non tengono minimamente conto nemmeno degli studi basilari di Renzo De Felice. Dire «… l’Italia è stata sacrificata sull’altare del clerico-fascismo e (…) Mussolini in persona si è reso responsabile di questo autentico crimine» è totalmente falso.
Semmai fu proprio il contrario e la guerra dei primi anni Trenta che la Chiesa mosse a Mussolini e al Fascismo, persino con un’enciclica, è più che illuminante (l’articolo che scrissi tempo fa per rintuzzare la tesi di Savino trattò proprio questo argomento). In sostanza si vuole imputare a Mussolini e al capolavoro politico che fu il suo Concordato (è ovvio che fu farcito anche di concessioni alla Chiesa, ma si sa in politica bisogna anche cedere e non solo pretendere) l’operato dei governi post bellici in un’Italia senza Stato, completamente alla mercé del clericalismo neoguelfo, che ha utilizzato come cavallo di Troia, grazie alla totale condiscendenza dello stato italiano (la s minuscola è voluta), lo stesso Concordato, aggirandone linee e principi per assumere nuovi favori e privilegi .
O ancora raccontare la storiella di un Mussolini, al quale fu “predetto” il suo destino atroce da emissari pagani (dei moderni Tiresia, chissà!) che l’avrebbero rimproverato per aver «sottomesso l’autorità spirituale dei fasces simbolo dell’imperium, uno dei pochi veri simboli della tradizione nostra (…) ad altri simboli religiosi, specialmente nemici, estranei, esotici e patibolari come quello della croce …», beh, è veramente troppo, ai limiti della fantastoria. Potrebbe essere materiale per un film alla Steven Spielberg.
E pensare che storicamente fu proprio il paganesimo ad apostrofare il cristianesimo di superstizione.
1) Intanto il simbolo dei fasci non è romano, ma etrusco, e sugli etruschi dovremmo aprire una montagna di dissertazioni riguardo alla loro appartenenza alla cosiddetta “tradizione” richiamata da Sestito. Quella “Tradizione”, che come il cavolo a merenda, viene ossessivamente tirata in ballo ora a destra ora a manca, fino alla noia e alla vuota inconcludenza. Così si passa da un estremo all’altro: da una parte la patacca di un’Europa dalle radici giudaico-cristiane, dall’altra l’esclusiva, altrettanto antistorica, pretesa dai cosiddetti pagani. La decadenza della romanità iniziò molto prima che il cristianesimo attecchisse nel dna delle istituzioni. Se ne era ben accorto Adriano, agli inizi del II secolo, uomo di acume e cultura eccezionali. Motivazioni di natura economica e sociale furono le cause scatenanti della crisi del III secolo e non certo per l’esistenza di presunti complotti cristiani contro la classicità, come taluni cultori e sacerdoti della “tradizione pagana” vorrebbero semplicisticamente concludere.
2) non ti sfuggirà che Mussolini, uomo dall’intelligenza a tutto tondo, aveva giustamente inserito il cristianesimo all’interno della tradizione italiana, assieme al patrimonio politico, civile e spirituale della romanità. E non lo fece certo per tattica politica, ma semplicemente perché ne era convinto. E gli argomenti da lui portati ad esplicazione di ciò stanno tutti nella cultura, nella storia e nell’arte italiane. Ecco perché certe interpretazioni esclusiviste, sia dall’una
che dall’altra parte, non reggono al cospetto della storia, all’interno della quale le civiltà e le rivoluzioni spirituali non hanno mai cesure nette. E anche il cristianesimo si è nutrito delle culture precristiane, tanto che molti aspetti della cultura antica si sono salvati proprio grazie al cristianesimo che l’ha conservata e tramandata. Sembra un controsenso, ma così non è. Il cattolicesimo romano ha desunto molti dei suoi schemi istituzionali proprio dalla romanità. Negarlo sarebbe anacronistico, settario e persino puerile.
3) E quanto sincera fosse la lealtà del Duce, diversamente dal Vaticano, per il rispetto dei Patti anche durante la RSI l’ha ampiamente documentato Jacopo Barbarito nella sua bella pubblicazione “Un rapporto a metà”. Ma anche dal fronte clericale esempi luminosi ci provengono da quei sacerdoti assassinati per la loro fedeltà alla repubblica e al Fascismo. Chissà cosa ne pensa a riguardo il Sestito! Farebbe sicuramente di tutta l’erba un fascio (non littorio, per carità!) A sentire lui, è meglio non mischiare il “sacro” col profano. Totò avrebbe commentato: «ma mi facci il piacere!».
la NOTA di Maurizio Barozzi
Cercherò di esprimere alcune considerazioni in merito all’intervista a Roberto Sestito pubblicata in questo Sito e in riferimento a questo due lettere. Le mie saranno delle semplici considerazioni, più che altro di carattere storico, ambito nel quale mi sento più a mio agio. Eviterò in ogni caso di entrare in considerazioni di carattere dottrinale, per non dire “esoterico”, per le quali non credo di essere all’altezza, anche se intuisco che, nella contrapposizione in atto, che oltretutto non è recente, ci sono significative differenze ideologiche.
La prima valutazione che mi sento di dare, riguarda l’opportunità per Mussolini di arrivare al Concordato, i cui approcci risalgono al 1923 quando ci furono sotterranei contatti tra Mussolini e la Chiesa. Al tempo il Duce, da poco al potere, coltivava l’idea di formare un governo con l’ala moderata dei socialisti e i popolari, partito nel quale fosse però stata annullata l’infausta opera di Don Sturzo. Questi contatti avevano dato certi frutti e il Vaticano già stava preparando la strada per la messa da parte di Sturzo. Poi venne il delitto Matteotti, un episodio di sporchi interessi petroliferi, ma che avrebbe dovuto portare anche alla caduta del governo di Mussolini. L’interesse massonico, in questo senso, tra le altre cose, era anche dovuto alla preoccupazione di questi “contatti” tra il Duce e la Chiesa.
Infine, durante il ventennio, nel 1929 si arrivò alla Conciliazione tra Stato e Chiesa. Le leggi della politica sono spesso spietate ed è quindi consequenziale che questo Concordato non poteva che produrre la messa da parte di alcune componenti che pur erano state vicino al fascismo.
In particolare viene lamentata la messa in disparte di quella corrente, non estranea alla massoneria, che si rifaceva ad una tradizione Pitagorica e ad una via iniziatica italico-romana, nomata anche “Imperialismo pagano” che presentava alcuni aspetti molto interessanti.
Con il senno del poi possiamo oggi dire che il Concordato, fu per il fascismo nefasto, in quanto la Chiesa, non solo da un punto di vista dottrinale (la sua visione egualitaria degli esseri umani e le sue stesse tradizioni giudaico cristiane, seppur contemperate da altre tradizioni neoplatoniche e da un certo cattolicesimo), alla lunga sarebbero entrati in contraddizione con la visione della vita e del mondo del fascismo. Ma ancor più, quando la storia contrappose i paesi fascisti a quelli democratici, il Vaticano optò subdolamente, ma decisamente per i secondi.
Ma queste sono considerazione, appunto, fatte con il senno del poi, perchè Mussolini, quando negli anni ’20 decise di arrivare alla Conciliazione, faceva altre considerazioni ed aveva altri interessi. In realtà Mussolini, in quel momento, non aveva degli obiettivi ideologici da conseguire, ma si era proposto dei traguardi importantissimi in ambito nazionale. Egli mirava a far raggiungere all’Italia una vera unità in tutti i settori, al fine di proiettarla verso una crescita sociale e politica ed elevarla al rango di medio-piccola potenza in grado di svolgere un ruolo, per noi vitale, nel mediterraneo e in Africa.
In vista di questi obiettivi, Mussolini aveva la necessità di mobilitare tutte le energie della nazione e di incanalare tutte le sue più importanti componenti culturali, sociali e politiche verso questi traguardi. Poteva quindi continuare a tenere la Chiesa fuori dallo Stato?
In pratica di fronte al Duce vi erano due grandi componenti culturali, sociali e storiche, ma tra loro antitetiche: la massoneria che aveva avuto una grandissima parte nel risorgimento e nella nascita della nostra economia e finanza, legata però agli interessi anglo francesi, e la Chiesa cattolica.
È indubbio che la Massoneria, sia da un punto di vista ideologico, che per influssi geopolitici che gli provenivano dalle centrali londinesi e americane, si era messa di traverso al fascismo, mentre la Chiesa, con la sua solita politica melliflua era molto più disponibile. Ma quello che fece sicuramente decidere Mussolini verso la Chiesa fu il fatto che questa, con le sue parr
occhie in ogni paesino e con la forte partecipazione cattolica del popolo italiano, era una realtà molto più popolare e importante della massoneria.
Certo, l’accordo con la Chiesa portò alla marginazione della corrente pagana, italico romana di Reghini e dei suoi amici, ma Mussolini, per gli obiettivi sopra esposti, in quel momento aveva bisogno di una forza reale, concreta, presente in tutto il paese, non di una componente minoritaria.
Questi sono i motivi per i quali si arrivò al Concordato, e se ci proiettiamo a quei tempi, non credo che la scelta di Mussolini possa essere criticata.
Potremmo semmai criticare il fatto che una volta che furono stabiliti certi assetti e compromessi: la diarchia con Casa Savoia, il Concordato con la Chiesa, la mancata sottomissione dell’esercito e dell’Industria, ecc., tutti questi equilibri di potere vennero gestiti male, tanto che, queste componenti, al momento opportuno, ovvero durante la crisi bellica del 1942-’43, si ritrovarono più forti del fascismo e intesero liberarsene.
La seconda valutazione che mi sento di esprimere riguarda le possibilità che avrebbe potuto avere la corrente di Reghini di fornire al fascismo una certa “forza”, se non ci fosse stata l’interferenza ostile della Chiesa ed avesse invece potuto contare su un appoggio incondizionato da parte di Mussolini.
A quanto mi pare di capire si avanzano qui delle convinzioni circa il fatto che forse si sarebbe potuta evitare una certa via romano-germanica che portò alla alleanza con il Terzo Reich e soprattutto che forse sarebbe stato anche possibile correggere, da di dentro, la deviazione della massoneria verso le sue correnti giudaiche e anglo americane.
Per il primo aspetto, non mi pronuncio perchè, per mia ignoranza, non ho ben capito in cosa consisterebbero le differenze sostanziali, tra queste due tendenze Tradizionali, nelle loro conseguenze politiche.
In ogni caso l’alleanza con la Germania era inevitabile, non un capriccio o una ripicca, perchè gli stati Nazional popolari che il fascismo e il nazionalsocialismo avevano creato in Europa erano esiziali soprattutto per i sogni di dominio mondiale dell’Alta finanza. Mai il fascismo avrebbe potuto sopravvivere in accordo le democrazie occidentali, sia per conflitto di interessi geopolitici che per la sua stessa valenza di Stato e dirigismo governativo che la Finanza internazionale non avrebbe mai potuto tollerare.
In ogni caso se, ad esempio, dobbiamo criticare Evola per la sua miopia politica che lo faceva attestare su un conservatorismo non più adeguato ai tempi, siamo sicuramente d’accordo, ma se invece dovremmo negare al fascismo l’adesione a certi Valori, espressi anche nelle esposizioni di Evola, allora non ci siamo proprio.
Per l’altro aspetto, quello di una “correzione” della Massoneria, possiamo solo dire che l’esperienza storica ci dice che mai nessuna componente, dissidente o divergente all’interno della Massoneria, ha avuto modo di affermarsi. Sempre e comunque, nei momenti veramente cruciali e decisivi, le centrali di Londra e New York hanno imposto la loro volontà e superato e sottomesso ogni diversità all’interno della massoneria. Non crediamo quindi che il tentativo di Reghini, almeno sul piano politico e geopolitico, pur teoricamente molto interessante, avrebbe avuto possibilità di successo.
Un ultima osservazione. Ho dato una lettura ad alcune pagine del “Cammino del Cinabro” di J. Evola e mi sembra che l’autore esprime delle considerazioni alquanto positive su Arturo Reghini. Allora mi domando: possibile che queste due tendenze, oggi che certe situazioni non sono più in essere, non siano conciliabili?
Maurizio Barozzi

8 Comments

  • Anonymous 1 Marzo 2012

    Egr. sig. Barozzi, le due posizioni sono perfettamente conciliabili in un’ottica superiore. Questo ben lo sanno gli ammiratori (come oggi si è soliti dire) di Armentano e Reghini che, pur conoscendo la storia dei dissapori, anche veementi, intercorsi con Evola, riescono benissimo ad andare oltre e ad annoverare fra i propri maestri lo stesso Barone. Il problema si pone, piuttosto, nei termini di un filo- o di un anti-cristianesimo, rispettivamente, forse fin troppo viscerali. Propugnando i quali non si fa altro che perdere la bussola con la conseguenza di non essere più in grado di “orizzontarsi” (per usare un termine evoliano). Lascerei, con la serena visione pagana che mi caratterizza, ai cristiani il gusto per la polemica feroce e più o meno fine a se stessa, atteso che ci sono non poche cose più importanti da fare che lanciare o raccogliere guanti di sfida ex parte catholica (specie ove, piuttosto che in un onorevole duello, il tutto si concluda more solito in un virtualissimo bagno di sangue verbale sui Patti o la “translatio imperii”) e che la “paganità” non è un “valore” da tenere sul comodino, uso sveglia, per condurre improbabili battaglie “culturali”. Essere pagani, o allargando l’orizzonte essere uomini della Tradizione, è ben altro. Implica la presenza e la sua coltivazione. Implica, perlomeno, il provarci. A queste latitudini invece (ma non solo, anche un po’ più a ovest) galleggiano mezze figure imbarazzanti e scissioni interiori preoccupanti, che naturalmente tendono a manifestarsi all’esterno con prese di posizione e comportamenti poco aderenti a una visione del mondo, come si suol dire, tradizionale. Con ciò, lungi da me prendere le difese del sig. Sestito, il quale – more Napolitano – in videoconferenza dal Brasile stranamente si sente in diritto e in dovere di pontificare su un nuovo Risorgimento deplorando una presunta inattività giovanile nel nostro Paese, da lui lasciato molti anni fa per altri lidi. Sappia il Sestito che in Italia non tutti passano il proprio tempo a grattarsi la pancia, né sotto il profilo politico né sotto altri aspetti. In ciò è quantomeno disinformato. Senza contare che da un reghiniano come il Sestito non ci si aspetterebbe di sentire bestialità come “Atanor, la gloriosa casa editrice fondata proprio da Reghini” (e Ciro Alvi che fine ha fatto?). Cordialità.

  • Anonymous 1 Marzo 2012

    Egr. sig. Barozzi, le due posizioni sono perfettamente conciliabili in un’ottica superiore. Questo ben lo sanno gli ammiratori (come oggi si è soliti dire) di Armentano e Reghini che, pur conoscendo la storia dei dissapori, anche veementi, intercorsi con Evola, riescono benissimo ad andare oltre e ad annoverare fra i propri maestri lo stesso Barone. Il problema si pone, piuttosto, nei termini di un filo- o di un anti-cristianesimo, rispettivamente, forse fin troppo viscerali. Propugnando i quali non si fa altro che perdere la bussola con la conseguenza di non essere più in grado di “orizzontarsi” (per usare un termine evoliano). Lascerei, con la serena visione pagana che mi caratterizza, ai cristiani il gusto per la polemica feroce e più o meno fine a se stessa, atteso che ci sono non poche cose più importanti da fare che lanciare o raccogliere guanti di sfida ex parte catholica (specie ove, piuttosto che in un onorevole duello, il tutto si concluda more solito in un virtualissimo bagno di sangue verbale sui Patti o la “translatio imperii”) e che la “paganità” non è un “valore” da tenere sul comodino, uso sveglia, per condurre improbabili battaglie “culturali”. Essere pagani, o allargando l’orizzonte essere uomini della Tradizione, è ben altro. Implica la presenza e la sua coltivazione. Implica, perlomeno, il provarci. A queste latitudini invece (ma non solo, anche un po’ più a ovest) galleggiano mezze figure imbarazzanti e scissioni interiori preoccupanti, che naturalmente tendono a manifestarsi all’esterno con prese di posizione e comportamenti poco aderenti a una visione del mondo, come si suol dire, tradizionale. Con ciò, lungi da me prendere le difese del sig. Sestito, il quale – more Napolitano – in videoconferenza dal Brasile stranamente si sente in diritto e in dovere di pontificare su un nuovo Risorgimento deplorando una presunta inattività giovanile nel nostro Paese, da lui lasciato molti anni fa per altri lidi. Sappia il Sestito che in Italia non tutti passano il proprio tempo a grattarsi la pancia, né sotto il profilo politico né sotto altri aspetti. In ciò è quantomeno disinformato. Senza contare che da un reghiniano come il Sestito non ci si aspetterebbe di sentire bestialità come “Atanor, la gloriosa casa editrice fondata proprio da Reghini” (e Ciro Alvi che fine ha fatto?). Cordialità.

  • IGNIS 1 Marzo 2012

    “Atanor, rivista di studi iniziatici, si distinse fn dal primo numero da naloghe pubblicazioni circolanti in Italia. Questo titolo le fu dato da Ciro Alvi che dirigeva a Todi l’omonima casa editrice e che si assunse l’onere della stampa e della distribuzione.
    Atanor era la prima rivista diretta da Reghini e finanziata quasi totalmente da Alessandro Cavalli…”.
    Da “Il figlio del Sole”. Ignis, pag. 185.
    Ciro Alvi si limitò a dare il nome. Reghini la dirigeva e Cavalli la finanziava.

  • IGNIS 1 Marzo 2012

    “Atanor, rivista di studi iniziatici, si distinse fn dal primo numero da naloghe pubblicazioni circolanti in Italia. Questo titolo le fu dato da Ciro Alvi che dirigeva a Todi l’omonima casa editrice e che si assunse l’onere della stampa e della distribuzione.
    Atanor era la prima rivista diretta da Reghini e finanziata quasi totalmente da Alessandro Cavalli…”.
    Da “Il figlio del Sole”. Ignis, pag. 185.
    Ciro Alvi si limitò a dare il nome. Reghini la dirigeva e Cavalli la finanziava.

  • Anonymous 2 Marzo 2012

    Signore, un conto è parlare di Atanòr, la rivista, un altro della omonima casa editrice. Lei ha scritto: “”Atanor, la gloriosa casa editrice fondata proprio da Reghini”. Abbia pazienza. Bastava dire “lapsus linguae”, senza arrampicarsi sugli specchi di improbabili interpretazioni. In ogni caso la questione ha poco rilievo, direi, erano adombrate faccende forse più importanti nel mio precedente commento. Peccato. La saluto.

  • Anonymous 2 Marzo 2012

    Signore, un conto è parlare di Atanòr, la rivista, un altro della omonima casa editrice. Lei ha scritto: “”Atanor, la gloriosa casa editrice fondata proprio da Reghini”. Abbia pazienza. Bastava dire “lapsus linguae”, senza arrampicarsi sugli specchi di improbabili interpretazioni. In ogni caso la questione ha poco rilievo, direi, erano adombrate faccende forse più importanti nel mio precedente commento. Peccato. La saluto.

  • Anonymous 25 Marzo 2012

    Salve, sono molto interessato all’episodio della legazione di iniziati gentili addivenuta a conciliabolo col Duce. Di grazia, quali sono le fonti?
    Ringrazio anticipatamente.

  • Anonymous 25 Marzo 2012

    Salve, sono molto interessato all’episodio della legazione di iniziati gentili addivenuta a conciliabolo col Duce. Di grazia, quali sono le fonti?
    Ringrazio anticipatamente.

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