9 Aprile 2024
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Marx e Nietzsche in Mussolini socialista – Franco Brogioli

Ernst Nolte (1923-2016) con il saggio Il giovane Mussolini. Marx e Nietzsche in Mussolini socialista1 è stato, con questo libro del 1960, il principale esponente del revisionismo storiografico e oggi ne è ancora il cuore. Esso infatti ci fa capire come il fascismo sia al tempo stesso un proseguimento creativo e una negazione del marxismo, diviso tra l’amore per la rivoluzione e la volontà di essere fedeli alla volontà che «ci disinganna». E’ noto che Mussolini si è definito spesso un discepolo di Friederich Nietzsche (1844-1900), ma un tempo definì Karl Marx (1818-1883) «il maestro immortale di tutti noi».

 

Cenni biografici

 

Benito Amilcare Andrea Mussolini (1883-1945) nacque in una frazione di Predappio, nel cuore della Romagna, e fu uno dei pochissimi capi socialisti provenienti da una famiglia di ideali socialisti; il padre Alessandro fu uno dei primi seguaci dell’Internazionale in Romagna, compagno e amico dei giovani amici di Bakunin e dei socialisti successivi. Il figlio del fabbro diventa prima maestro di scuola e poi ottiene il diploma di insegnante per la scuola media di lingua e letteratura francese.

Durante il suo vagabondaggio (dal il 1901 e il 1909 in Svizzera, Francia e nella parte italiana dell’Austria) egli vive sostanzialmente dell’attività di giornalista e agitatore politico per il Partito Socialista, soffrendo spesso la fame, sopportando il carcere e le frequenti espulsioni. Fu cacciato dall’Austria nel 1909 e si apri per lui la strada della notorietà provinciale. Nella sua terra pubblica il settimanale La lotta di classe e diventa l’eminenza grigia dell’importante sezione di Forlì.

Nel luglio del 1912, uscito di prigione, non è piu’ uno sconosciuto quando si presenta al Congresso di Reggio Emilia, dove come portavoce della frazione rivoluzionaria propone e ottiene l’espulsione dei «riformisti di destra» raccolti attorno a Bissolati, Bonomi e Cabrini.

Da direttore dell’«Avanti!», dopo lunghe lotte interne nel partito, nell’ottobre del 1914 si decide per l’interventismo nella Grande Guerra contro la volontà della maggioranza.

Proseguirà la lotta politica per l’intervento nel conflitto bellico sulle pagine de Il Popolo d’Italia, fondato nel novembre 1914, una volta espulso dal Partito Socialista.

 

Punti di riferimento filosofici

 

Mussolini si è sempre dichiarato marxista respingendo appassionatamente ogni perplessità sulla sua ortodossia. Marx viene citato e nominato piu’ spesso di tutti gli altri pensatori similari messi insieme.

Il filosofo di Treviri dà tono a tutti gli altri – siano essi Vilfredo Pareto, Georges Sorel, Henry Bergson o Alfredo Oriani, mentre l’influenza di Nietzsche costituisce una tonalità disarmonica.

Si dichiara contro una «idolatria» di Marx ed è pronto a discutere con gli avversari sul tema: «Ciò che è vivo e ciò che è morto nel marxismo»

Non è assolutamente vero che Mussolini sia stato un giovane e fanatico marxista per poi superarlo sotto l’influenza di Bergson, Pareto, Sorel e della tradizione italiana e rompendo così con il corso del Partito Socialista. Già nel 1912 la sua posizione sul sindacalismo e di Sorel non è piu’ quella del 1909.

Sono soprattutto tre i concetti a quali ruota attorno il pensiero del futuro Duce dell’Italia fascista: lotta di classe, internazionalismo, finalità.

Come per tutti i marxisti la lotta di classe fra capitalisti e proletari è la realtà fondamentale dell’epoca. Il proletariato produce ricchezza ma tuttavia è escluso da essa. Scopo della lotta di classe è la collettivizzazione dei mezzi di produzione e di scambio ed esproprio della borghesia. Il nemico del proletariato non è la borghesia, ma lo Stato che è la sua «commissione di difesa».

L’internazionalismo marxista, ben rappresentato dalla frase: «Proletari di tutto il mondo unitevi», è presente nel pensiero del Mussolini socialista, ma in egli vedrà nel concetto di nazione che è nato con il sangue di oltre 600.000 soldati caduti nelle trincee a difesa dei confini della Patria, il suo ulteriore e naturale sviluppo.

Lo scopo finale del marxismo è l’instaurazione di una società senza classi, della liberazione dello sfruttamento capitalistico dell’uomo sull’uomo, perché secondo Marx, è l’esistenza sociale degli uomini che determina le loro coscienze.

Il marxismo di Benito Mussolini è «abnegazione, fede, sacrificio, eroismo» e in seguito «volontarismo», che si affaccia in lui osservando, analizzando e guidando le rivolte contadine ed operaie in Romagna contro i reazionari come Crispi, Roudini, Pelloux che erano al governo a Roma nel 1910.

Tra novembre e dicembre del 1908 apparve su Il Pensiero Romagnolo, organo della sezione di Forlì del Partito Repubblicano Italiano, La Filosofia della forza. Postille alla conferenza dell’on. Claudio Treves, in cui Mussolini fa proprio il pensiero nietzscheano argomentando gli allora poco noti aforismi del filosofo di Röcken e le sue teorie più conosciute: l’anticristianesimo in cui si ritrova l’opposizione ai principi egualitari, democratici e socialisti propri della morale del gregge, o degli schiavi, in contrapposizione a quella dell’aristocrazia spirituale dei signori che si eleva per guidare le masse; la volontà di potenza che per il Duce è rappresentata dall’ardimento dei combattenti e dall’audacia dei loro capi.

Quello che Mussolini vuole fare comprendere ai lettori è che la filosofia nietzscheana non è disgiunta dalla vita del pensatore: è una filosofia della vita, che dice «sì» ad essa anche nella sofferenza e nelle difficoltà che si presentano, sapendo che queste si ripeteranno per ogni uomo, in ogni momento all’infinito. La teoria dell’eterno ritorno dell’uguale che illuminò la mente di Nietzsche durante una passeggiata solitaria sui sentieri del lago di Silvaplana a Sils-Maria in Alta Engadina dove egli, contemplando una grossa pietra a forma di piramide, ebbe questa intuizione.

 

Conclusione

 

Per Nolte questi due giganti del pensiero filosofico di ogni tempo hanno contribuito a formare il pensiero e l’azione di Mussolini nell’intero arco della sua vita: la rivoluzione che egli aveva in mente si è trasformata da quella per la liberazione del proletariato, quindi classista, a quella della rivoluzione nazionale, che nella idea-forza del fascismo, inteso come sintesi e unità di giustizia sociale e orgoglio nazionale che nella formula di «socialismo nazionale», repubblicano e con toni anticlericali, sarà la cifra delle realizzazioni legislative, sociali, economiche e politiche del movimento e del Regime fascista e nel ritorno alle origini – senza compromessi – dei seicento epici giorni della Repubblica Sociale Italiana.

 

 

1.SugarCo Edizioni, Carnago (VA), 1993.

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