14 Aprile 2024
Sapienza sedicimarzo68 Storia trentaottobre1922

In vita sua fu tutto e non fu niente…

Di Giacinto Reale
“Chiedo la parola per motivi personali”, così – credo – si usa dire nei luoghi “deputati” quando si è chiamati in ballo da qualcuno…così faccio io con queste due righe che vogliono aggiungere qualcosa in più al già detto, piuttosto che essere una risposta (anche se userò un “tu” cameratesco, come Piazzesi ci insegna si usava nelle “squadre”) al pezzo di Mario Merlino qui pubblicato. A ben vedere e leggere, infatti, fatto salvo qualche “dettaglio”, siamo d’accordo, e mi piace far mia la sua frase finale: “valeva comunque la pena tentare” Dopo di che, lo prometto, tacerò come il pasticciere-poeta di Rostand.

Troppo ghiotta l’occasione che, bontà tua, caro Mario, offri a me, che quel film con Josè Ferrer avrò visto almeno tre-quattro volte (in DVD…. troppo giovane per l’arena Zanarini) per non “citazionare” nel titolo e nell’inizio.
La verità è che, novelli Cyrano, gli idealisti giovani fascisti del ’68 non si accorsero che Rossana-rivoluzione (forse è troppo, diciamo “rivolta”) amava Cristiano-sinistra, e, imperterriti le fecero la corte.
Ingoiando di tutto: improbabilmente paragonarono figli di fiori pacifici e pacifisti, corredati di chitarre e banjo, ai ribelli fiumani arditi ed ardimentosi armati di pugnali bilama e bombe manesche; in maniera stiracchiata si inventarono somiglianze tra Ginsberg e Kerouac con Marinetti e Gallian…troppo facile pensare, come qualcuno ha fatto che, in fondo, altro non era che una inconscia forma di sudditanza culturale.
Su un piano più squisitamente “politico” (parolaccia, chiedo scusa) non dirò – chè sarebbe ingeneroso, anche se vero – che la strumentalità di quell’intesa destra-sinistra alla Sapienza sarà dimostrata, meno di due anni dopo, da una parte dalla scelta di uomini e organizzazioni che pure ne erano stati magna pars, di schierarsi agli ordini di un Principe filoamericano in un tentativo di colpo di Stato burletta (tanto per cambiare, come alla Sapienza quel giorno) e, dall’altra, dall’impegno colposo e vile messo dagli eredi del “movimento” nella difesa a oltranza di assassini patentati (e basta!, qui la lotta non centra) quali i piromani di Primavalle. Diverso è il discorso dei percorsi personali di chi a quel sogno di gioventù è rimasto fedele (se tu, caro Mario, hai pagato, per questo, un prezzo altissimo, altri, delusi, hanno abbandonato l’agone) o lo ha più comodamente tradito (non solo “a sinistra”, pensateci bene) nelle tv di Stato e private, tutte berlusconiane. Fin qui la storia…la cronaca dei quotidiani mi offre, se ce ne fosse bisogno una controprova: il giovane “filosofo marxista” Diego Fusaro, nato nel 1983 (15 anni dopo la giornata della Sapienza!) ha dovuto rinunciare ad intervenire oggi (45 anni dopo la giornata della Sapienza!) ad un dibattito a casa Pound, perché minacciato dai suoi stessi “compagni”
L’Est è l’Est e l’Ovest è l’Ovest” – diceva Kipking – “e i due non potranno mai incontrarsi” o, se preferite, parafrasando la nota immagine evoliana della somiglianza tra una casa in costruzione ed una in rovina, nulla assomiglia di più al sole che sorge (e Puccini qui non c’entra) del sole che tramonta…ma sono due cose diverse…guai a confonderle
PS: scrivendo, mi è venuta in mente un’oziosa discussione ucronica di qualche anno fa. Ve ne faccio partecipi, come contrappunto a quella pari ed opposta che indugia ad immaginare quello che poteva succedere “se” gli incidenti alla Sapienza non ci fossero stati.
Eccola: la gioventù “nazionale”, più numerosa e meglio organizzata, riesce nel suo intento, caccia i “rossi” da Lettere, imbandiera la Facoltà, fa la “sua” assemblea, e il successo provoca un effetto “a cascata” in tutta Italia…il nascente “movimento degli studenti” muore in culla, e, di contro, aumentano le adesioni alle formazioni giovanili vittoriose sul campo, che dominano la scena nazionale per il decennio successivo, con contenuti – va da sé – che non sono “di cons
ervazione”, ma sono quelli “classici” del neofascismo giovanile (leggere Carioti per convincersene): l’antiamericanismo, la socialità “avanzata”, il collegamento ideale con un’esperienza storica che, ancorché esaurita, va collocata al suo posto nella Storia d’Italia. Ipotesi, certo…ma credo, in fondo, abbia la stessa validità di quella di chi continua a parlare di “occasione perduta” o “suicidio”

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