10 Aprile 2024
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“Il dubbio è l’inizio della conoscenza”: Mauro Ruggiero ed il suo romanzo su Scienza e Spirito – Luca Valentini

Le dottrine misteriche di  tutte le civiltà più arcaiche presuppondono un’unità inseparabile tra sapere scientifico e spiritualità. Non c’era, infatti, una separazione tra la scienza e la dimensione dello spirito, essendo la scoperta dei fenomeni naturali legati alla conoscenza di Dio. Nel contesto della magia naturale nel corso dei secoli fino ad oggi la prospettiva unitaria della conoscenza, del sintetico e dell’analitico, si esplicita, per esempio, in Keplero, il quale indica come la conoscenza esoterica sia stata l’ispiratrice  del nascente sapere scientifico e come le parole “energia” ed “anima” possano essere assunte per identificare uno medesimo stato di coscienza, riconoscendo, allo stesso tempo il fenomeno ed il numenico: coincidenza che Kant e tutta la filosofia moderna esclude, similmente alla ricerca meccanicistica. Nel suo Mysterium Cosmographicum, infatti, sempre Keplero dimostra come le scoperte in astronomia spesso fossero già conoscenza acquisita presso popolazioni come i Caldei e gli Egizi, in cui non vi fosse separazione tra il dato empirico e quello mistico (1).

Riflessioni così profonde le abbiamo amabilmente ritrovate nel prezioso romanzo di Mauro Ruggiero, pubblicato recentemente da Prospero Editore Milano, “Poco meno degli Angeli”, in cui si dipana l’intrigante vicenda professionale e personale di Adam Jason, un giovane scienziato del CERN, che, nel corso delle proprie ricerche sull’origine della materia, ritrova ciò che molti ricercatori ritrovano, ovvero il limite del fenomenico e del condizionato presso cui un passo ulteriore non è possibile condizionarlo al solo utilizzo della ragione. Divertente e quanto mai profetica si esplicita l’incontro di Adam con il Nelchael di Praga, insegnante per molti anni di Meccanica Quantistica a Parigi, nel suo essere ben rappresentato dalla penne dell’autore, tramite Lilyette, amante dello stesso Adam:

Andava in giro a fare conferenze in cui diceva che la fisica moderna non stava facendo altro se non confermare antiche visioni del buddhismo esoterico e induiste. In un’occasione si era portato dietro addirittura un monaco zen e uno strano santone indiano…” (2).

Il dato acquisito delle scienze moderne, che per assurdo assurge a rango di dogma in nome di un’ideologia razionalistica che proprio sul superamento del dogma era sorta e si era incardinata, consiste proprio nell’incredulità manifesta dinanzi ad una possibile convergenza di conclusioni e di persorsi tra la ricerca dei fenomeni e la conoscenza delle cause. La stessa teoria platonica della Chora, di un ricettacolo di spazio non determinato ci riporta alle nuove scoperte della  fisica quantistica e la sua meccanica.  La “conoscenza” galileo-newtoniana di natura empirica e/o empiristica, che nasce dai sensi, si ferma al “compatto”, al “solido”, al “materiale”, afferma, come tutta la cultura moderna, che solo esso è reale e quindi vero, poiché è l’unica “cosa” che si può conoscere, essendo l’unica realtà. L’approccio epistemologico della fi­sica dei quanti e delle particelle subatomiche, essendo il me­desimo di quello su cui poggia il Timeo di Platone, è ovviamente del tutto differente: esso afferma che tutto ciò non è altro che Doxa, opinione, conoscenza ingannevole.

Nel capitolo 11, Ordine e Caos, la trama conduce piacevole il lettore oltre la “compattezza” e la “materialità”, a cui si ferma lo spirito volgare e superficiale, atteggiamento spirituale tipico dell’uomo moderno, e si giunge alla Phýsis che nell’involucro è Energia. Ciò che rende vivo il fotone, che è particella-vettore di luce-energia, è il Progetto teologico, l’Intelligenza nella loro ampiezza:

Da un’intuizione può nascere una vera e propria teoria scientifica o un modello valido, capace di spiegare la realtà. Mi viene in mente un esempio per tutti, l’antica dottrina greca dell’atomismo di Democrito e Leucippo; una concezione squisitamente metafisica, frutto dell’intuizione, e non dell’osservazione, che è stata poi ripresa in modo fecondo dalla scienza, fino agli inizi del Novecento” (3).

 Pertanto,  secondo la teoria dei campi gravitazionali, concetto questo identico a quello della chòra platonica (Heisenberg, infatti, vi giunse per intuizione quando, da giovane liceale, leggeva appassionatamente il Timeo di Platone…) la vera natura delle cose (noi e il mondo) non è ciò che appare ai sensi e che si “cono­scecon i sensi, bensì ciò che non si “conosce” con i sensi ma solo con il Pensiero che, essendo la medesima essenza delle cose. Pertanto, è consequenziale comprendere come che l’Idea-Forma-Ente configuri la presenza visibile del Progetto-Pensiero in quanto traccia  della paternità divina (Plotino), tramite cui la Natura  è programmata dall’interno, dall’Intelligenza ad essa Immanente. Si realizza, semplicemente, quel Circolo è chiuso, perfetto, come l’Uroboros, il Serpente ancestrale, a cui l’autore allude nel suo incipit.

Quando Capra nel suo “Il Tao della Fisica” oppure il fisico Carlo Rovelli nel suo “L’Ordine del Tempo” si riferiscono all’unità di tutte le cose o al tempo quantico, si riferiscono esattamente all’EN TO PAN degli Ermetisti, dei Maghi, cioè la conoscenza di Dio tramite la Natura, quindi della spiritualità tramite la scienza: il mondo è pieno di Dei, “Iovis omnia plena” come recitavano i Romani, come rappresentazione dell’Anima Mundi e della rete che ingloba tutto nelle rappresentazioni della Dea Egizia Nuit:

“Si evidenzia come anche nel mondo submolecolare il principio di indeterminazione rappresenti la necessità di superare la staticità dei concetti e delle conoscenze per poterle riaffermare nell’unità originaria del Cosmo: ”…tutti gli opposti sono interdipendenti, il loro conflitto non può mai finire con la vittoria totale di uno dei poli, ma sarà sempre una manifestazione dell’azione reciproca tra l’uno e l’altro polo…una persona virtuosa…è capace di mantenere un equilibrio dinamico tra il bene ed il male” (4)

Lo studioso di scienze esoteriche, quale è Mauro Ruggiero, interpreta tramite  Adam, il protagonista del suo romanzo, la scienza come fa chi si iscrive a un corso universitario, con la consapevolezza di affrontare questo studio allo scopo di divenire cosciente di quella legge che è incisa sia nell’universo che nelle nostre cellule, per cui fu detto che l’uomo è fatto a immagine di Dio, o incarna Dio, la legge che regola nell’equilibrio più perfetto l’universo. La spiritualità  tramite la chiarezza e l’obiettività della ricerca si rivela essere l’acquisizione di una mentalità scientifica che impedirà nell’avanzamento delle esperienze dello scienziato quanto dell’esoterista di mentire a se stessi e agli altri. Unica via per superare i dogmi sia della fede sia dello scientismo, si riscopre essere, nella trama avvincente dell’opera, il rinnovamento dell’ingegno umano, del pensiero desto e pensante, che solo comprende e vive lo spirito e la materia, come vive la natura ed i suoi segreti, chi nelle sue combinazioni cellulari ritrova il Tao dell’Invisibile:

Per un’altra via che le presuppone entrambe e che è la via della conoscenza vera. Ma purtroppo alla maggior parte degli uomini tutto ciò neanche interessa. Vivono passivamente come canne al vento delle loro emozioni e poi muoiono” (5).

Note:

1 – Gabriele La Porta, Storia della Magia Mediterranea, Editrice Atanor, Roma, 1980, p. 18ss;

2 – Mauro Ruggiero, Poco meno degli angeli, Prospero Editore, Milano 2020, p. 31;

3 – Ivi, p. 110;

4 – F. Capra, Il Tao della fisica, Edizioni Adelphi, Milano 2007, p. 166;

5  – Mauro Ruggiero, op. cit., p. 212.

Luca Valentini

 

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