13 Aprile 2024
Controstoria Democrazia Ludovici

Un nemico della democrazia – A.M. Ludovici – e l’English Mistery

di Alfonso de Filippi


La sconfitta dell’Asse nella Seconda Guerra Mondiale non ha travolto solo, in tutto il mondo, i movimenti che più o meno direttamente si rifacevano agli esempi italiani e tedeschi, ma anche molte di quelle correnti politiche e culturali che, senza essere legate ai “Fascismi” si opponevano, da posizioni diverse, all’egualitarismo, alla mescolanza delle razze, alla democrazia e al femminismo. Compito di una cultura veramente anticonformistica, sarebbe, secondo chi scrive, recuperare anche quelle esperienze e trarne ciò che ancor oggi potrebbe essere attuale, se non altro si (ri)scoprirebbero autori che avevano già avvertito decenni or sono come la civilizzazione occidentale rischiasse di sprofondare in quel pozzo nero in cui oggi si trova. Si è parlato di Lothrop Stoddard la cui profezia sul destino della razza bianca oggi si realizza sotto i nostri occhi, che venne “messo da parte” dopo il 1945; ora si vuole trattare di un autore inglese che ebbe una certa fama prima del Secondo Conflitto Mondiale e che venne, anche lui, ostracizzato e obliato dopo la disfatta dell’Asse. (1)


Si tratta di Anthony Mario Ludovici: un autore praticamente sconosciuto in Italia; chi scrive venne a conoscerlo grazie a una piccola ma simpatica rivista sud africana di cui ebbe alcuni numeri a cavallo tra gli anni 60 e i 70 il South African Observer che coraggiosamente si batteva contro quei cedimenti che avrebbero poi portato alla fine del “potere bianco” con tutte le prevedibili conseguenze che ne seguirono, per poi trovare delle considerazioni sul Ludovici nel delizioso libro di W.G. Simpson “Which Way Western Man?” (National Vanguard.USA, 2003)

Poi mi è stato possibile leggere dei saggi del Ludovici riproposti dalla neozelandese Renaissance Press (P.O.Box 1627 Pararaumu Beach New Zealand, poco in confronto alla vastità della produzione del Nostro.) Cito infine il volume curato da J.V.Day “The Lost Philosopher-The Best of A.M.Ludovici” ETSF, USA, 2003

Mancando di altre fonti qui devo ricorrere per quanto riguarda la biografia del Ludovici soprattutto alla nota Wikipedia.  Anthony Mario Ludovici (8-I-1882/3I-V-1971) fu un filosofo e sociologo inglese (evidentemente di remote origini italiche), ispirato principalmente dal Nietzsche, noto soprattutto come difensore dell’aristocrazia, appartenente politicamente all’estrema destra del conservatorismo britannico.  Il Ludovici scrisse su moltissimi argomenti: arte, metafisica, politica, economia, religione, sulle differenze tra i sessi, le questioni razziali e l’eugenetica. Iniziò la sua carriera come pittore e illustratore di libri, fu il segretario dello scultore August Rodin e scrisse circa 40 libri traducendone, grazie alle sue grandi capacità linguistiche, più di 60 di altri autori.

Anthony Mario Ludovici nacque a Londra l’8 I 1882, fu educato privatamente e passò vari anni in Germania durante i quali studiò la filosofia di Nietzsche cui dedicò due libri (2) sui quali si potrà eventualmente ritornare in futuro. Tra le sue opere possiamo già ricordare < Nietzsche and Art> che fu giudicat
o il primo tentativo di scrivere una storia dell’arte fondata sul pensiero del filosofo della Volontà di Potenza e sulla distinzione tra epoche ascendenti aristocratiche ed epoche decadenti democratiche. Nel 1911 un Atto del Parlamento britannico limitò i poteri della Camera dei Lord il che spinse il Ludovici a dedicarsi soprattutto a scrivere di argomenti politici e sociali. Durante il I conflitto mondiale, il nostro servì come ufficiale di artiglieria e poi nell’Intelligence guadagnandosi varie decorazioni; dopo la guerra si dedicò soprattutto alla traduzione in inglese delle opere del Nietzsche. Nei suoi scritti il Ludovici si dimostrò contrario a liberalismo, socialismo, marxismo cristianesimo, femminismo, multiculturalismo e la moderna cultura consumistica; insomma un ribelle contro il mondo moderno. (3)Wikipedia riporta una sua esplicita dichiarazione: “Sono stato a lungo un oppositore e un critico del Cristianesimo, della Democrazia e dell’Anarchismo sia nel campo dell’arte come in quella della letteratura”e naturalmente, nella politica.”

Del 1915 è “A Defence of Aristocracy” in cui difendeva i sistemi aristocratici contro i governi sottoposti al controllo del popolo. Nel 1921 pubblicò “The False Assumptions of Democracy” in cui attaccava la visione liberale e, in particolare, la concezione democratica, giudicando tali tendenze come nate da un’ingannevole filosofia completamente contro natura. Del 1927 è “Defence of Conservatism”in cui venivano difese le tradizioni nazionali e sociali, non solo come mezzi di conservazione della società, ma anche come criteri secondo i quali giudicare ciò che debba o no essere innovato.Vi si legge: “L’uomo è istintivamente conservatore nel senso che probabilmente milioni di anni di esperienza gli hanno insegnato che un ambiente stabile è il migliore per la tranquillità della mente, per la sicurezza presente e futura, per automatismo dell’agire.e un pronto dominio delle circostanze sia materiali che artificiali in cui viene a trovarsi. E’ la frequente introduzione di nuovi strumenti, nuove armi, nuovi metodi e  di nuovi  bisogni  che rende  impossibile l’automatismo nell’agire . Ed è il complicarsi della vita a causa di nuovi interessi e doveri della vita che rende più difficile l’automatismo (forse diremmo meglio la “sicurezza istintiva”) nell’agire.  Per il Ludovici l’egualitarismo in tutte le sue forme costituiva una negazione delle differenze biologiche innate esistenti tra gli individui, i sessi e le razze, inoltre egli avversava quello che considerava un’eccessiva preoccupazione sentimentale nei confronti dei mediocri e dei malsani. Già altri, a partire dal Nietzsche avevano rilevato come i sistemi democratico – egualitaristici tendessero a occuparsi principalmente degli elementi deteriori a danno di quelli “superiori” accentuando quei fattori di “selezione alla rovescia”che, purtroppo, nel corso della storia hanno arrecato enormi danni ai popoli bianchi d’Occidente.

La visione del mondo del Nostro era nazionalista e tradizionalista incentrata su concezioni di eugenetica, per lui l’ereditarietà poteva determinare forti linee familiari, valori di gruppo e caratteristiche nazionali e razziali. Gli uomini politici, nella sua visione, non avrebbero dovuto essere solo uomini dotati di intelligenza e conoscenza dell’umanità quale essa è in realtà, ma anche del ceppo stesso del popolo da essi governato. Logicamente era, per il Ludovici, nell’interesse di ogni nazioni mantenere le proprie caratteristiche salvaguardando ognuna le proprie innate potenzialità di auto espressione ed espansione (4).  Ciò includeva, necessariamente, la preoccupazione per la salute del proprio popolo in quanto un cattivo stato di salute avrebbe condotto i popoli alla decadenza (5).

Il vero conservatore mirerebbe ad assicurare la sicurezza e all’ampliamento della potenza della propria nazione; e lo stesso prestigio goduto da una nazione sarebbe tra i fattori che ne assicurano la potenza  e quindi la sicurezza, (si potrebbe pensare all’Italia e al suo “prestigio” dopo l‘infausto 8 IX 1943!) perciò tale conservatore non potrebbe tollerare nulla che potesse portare a un indebolimento di codesti fattori, all’occorrenza ricorrendo alla forza…

Per la sua stessa natura il conservatore sarebbe sospettoso riguardo a qualsiasi cambiamento, dotato, come dovrebbe essere, di una reale conoscenza del carattere e delle potenzialità sia del proprio paese che dell’umanità in generale, egli dovrebbe essere in grado di giudicare quali innovazioni siano adatte agli uomini o, invece, attuabili solo tra gli angeli o altri esseri fantastici. Il conservatore si preoccupa della felicità del suo popolo, perciò egli sarà ben disposto ad alleviare quei mali e quei dolori che scaturiscono da ingiustizie e oppressioni e non quelli che, derivano da fenomeni di degenerazioni farsi cura pietosamente dei quali risulterebbe di danni per la comunità. In sostanza il vero conservatorismo consisterebbe nella preservazione dell’identità nazionale attraverso gli inevitabili o necessari cambiamenti in base ad una costante preoccupazione per l’insieme della vita nazionale.

Naturalmente il Ludovici non poteva ignorare i movimenti e i regimi anti democratici che si stavano affermando in un’Europa che, allora, diversamente da quella odierna, mostrava di voler ancora combattere per la propria sopravvivenza.

Nel 1923 aveva scritto sul n.37 della English Review un articolo “The Fascist Movement in Italian Life”.In esso  afferma che “Non è mai un compito facile capire la politica interna delle nazione straniere. Differenze di razza, di tradizioni nazionali e di cultura, giocano un ruolo che rende estremamente difficile darne un quadro esatto.” Per dare un quadro del Fascismo italiano non può che rifarsi al libro del Gorgolini (6) dello stesso titolo dell’articolo ritenendolo peraltro ricco di vaghe generalizzazioni pur confessando l’autore italiano che il Fascismo doveva ancora formulare i suoi primi principi.

Invece il Ludovici credeva di poter scrivere  “La novità del Fascismo , non deve essere intesa  come consistente in un lucido schema per un nuovo ordine  …………. Esso piuttosto ha la natura di una nuova attitudine mentale, di  un nuovo modo di vedere intellettuale ed emozionale. che rimodellando le mentì degli uomini ,tende a posporre sine die quella disgregazione della società moderna che  troppi di noi sono inclini, con  fatalismo ,a vedere come l’inevitabile sviluppo delle condizioni della società moderna. L’indolente acquiescenza di noia, stanchezza,e stupidità che caratterizza la attitudine della più parte delle persone istruite  nell’Europa occidentale di oggi e che conferisce a comunisti, anarchici e altri barbari più della metà della loro forza, è precisamente lo spirito che Mussolini vorrebbe bandire dal mondo moderno. E’ questa la grande innovazione. Negare che riforme totali di natura socialista o il comunismo stesso, siano  la nostra inevitabile e definitiva meta; sradicare la credenza che va diffondendosi che vi sia qualcosa di un progresso evolutivo necessario nel progredire delle idee di un socialismo estremista o del comunismo… queste sarebbero tra i principali obiettivi del Fascismo.” Dunque per usare  una espressione mussoliniana :“ritorno alla realtà” Ritorno che per il Nostro significava “liberarsi dall’imbonimento(da parte delle idee correnti), di farla finita con la agghiacciante paura che paralizza gli indolenti … quando il rumore dei passi del nemico si fa sentire da vicino. Significa, innanzi tutto, un’intelligente chiarificazione del preciso significato dei nostri ideali politici”. E il Ludovici dava poi uno sguardo alle condizioni dell’Italia alla nascita dei “Fasci di Combattimento”: l’insoddisfazione per la “vittoria mutilata”, l’impotenza dei partiti democratici e liberali stretti tra i Popolari e i Socialisti, e la minaccia costituita da questi ultimi che non nascondevano le loro velleità rivoluzionarie.(7)

Molti, secondo il Nostro, si erano ormai arresi a ciò che consideravano inevitabile. (8)“Mussolini ed i suoi seguaci erano..meno fatalisti e meno inetti. Vedendo i Comunisti e i Socialisti Marxisti richiedere per sé maggiori diritti perché aumentavano la loro forza, valutando la situazione con spirito realista, cioè fascista, essi conclusero che la sola possibilità di far prevalere i Diritti opposti, o almeno dar loro una qualche possibilità di sopravvivenza, non consisteva nell’invitare i loro implacabili oppositori a una discussione…era invece lo scagliare contro l’intero fronte delle forze comuniste e socialiste un’ altra, e possibilmente superiore, forma di Potenza. … E quale fu il risultato? Quasi ovunque i Fascisti rivendicarono i loro Diritti. In alcune zone, i comunisti fuggirono ignominiosamente come i disertori (della guerra) che essi avevano accolto nelle loro file, e a centinaia furono ridotti nell’umiliante condizione di dover cercare la protezione dei Carabinieri e persino della Guardia Regia! La forza dei Fascisti fu di aver disconosciuto subito i fatti reali alla base della situazione in cui si erano venuti a trovare . Codesta, in effetti, è l’ intera forza del loro movimento. E sia che esaminiamo la loro eccellente politica agraria, o il loro Programma Industriale o Coloniale, è sempre questo senso della realtà, insieme alla loro poca voglia di chinare le loro teste davanti ad un destino spiacevole, e o di avere a che fare con l’imbonimento  e  fumosi <romantici ideali>, che è ciò che distingue  il loro contributo alla politica moderna” Infine “Il Fascismo può perdere  codeste  caratteristiche e tramontare. Ma finché le conserva non può mancare di fiorire. Forse non potremmo imparare nulla dal loro programma, perché i problemi che devono affrontare sono troppo differenti dai nostri, noi posiamo non essere in grado di imitare i loro metodi, perché il nostro carattere è troppo diverso da quello degli Italiani, ma dal principio di base di Mussolini secondo cui si deve tendere alla realtà, abbiamo moltissimo da apprendere non sarà mai troppo presto per trarne qualche insegnamento. Ciò poiché la vita politica inglese odierna è  troppo debole e decrepita in ogni settore salvo che negli am
bienti che lottano per sovvertire l’ordine esistente; ed è proprio perché non vi sono principi di base di cui gli Inglesi moderni hanno maggiormente bisogno che quella la ricerca della realtà,quell’odio del fatalismo,quel sospetto? Del imbonimento
  degli ideali  fumosamente <romantici>, e soprattutto, quel fervente patriottismo, che costituiscono il cuore e l’anima del movimento fascista.”

Nel 1936 sul N.63 della stessa “English Review” apparve un articolo dedicato alla Germania nazionalsocialista “Hitler and the Third Reich”.Vi si leggono interessanti considerazioni :evidentemente il Ludovici aveva visitato la Germania e nel suo articolo accenna anche ad un colloquio avuto con il Von Ribbentrop. “Qualche cosa simile a un nuovo zelo religioso si è diffuso in tutta la Germania rendendo la popolazione pensosa, ma stranamente alleggerita di cuore e fiduciosa…, E’ come se i tedeschi non solo fossero stati rialzati dalla polvere, ma che gli fosse stato anche indicata una sfera di fuoco che li potrà guidare alla realizzazione del loro destino.” Per il Ludovici non si trattava solo della soddisfazione per avere superato l’umiliazione della disfatta del 1918, ma anche l’aver ritrovato la stima di se stessi “….il visitatore resta in ogni occasione impressionato dalla scrupolosa onestà, considerazione, pazienza e volontà di servizio da parte degli appartenenti al servizio pubblico e degli impiegati governativi. Il tono della nazione sembra essere sollevato dalla generale consapevolezza di essere al servizio di un grande bene e che coloro che si distaccano troppo dallo sforzo impersonale dato dal Fuhrer possono incrinare questo prodigioso schema. In tal modo prevale uno stato d’animo che fa apparire certi fatti, quali dei pensieri e delle azioni motivati da eccessivo criticismo –come indegni di una grande nazione mossa e unita da uno scopo superiore. <Nessun guadagno individuale- ma il bene comune>questo può essere letto su quasi ogni muro e non si tratta solo di parole. Questo slogan ispira veramente la massa del popolo, e porta a una generale riluttanza a indulgere a un criticismo basato su informazioni false e alla ricerca di cose difettose. In effetti, lo stesso Fuhrer è molto lontano dal proclamarsi infallibile nel suo agire e con una saggezza certamente eccezionale nella storia non manca di ricordarlo al popolo. Se egli deve agire coraggiosamente e con prontezza e prendere sulle sue spalle ogni responsabilità, il popolo deve permettergli di compiere occasionali errori.

L’ultimo grande movimento simile e della stessa importanza del Nazional Socialismo fu la Riforma. Con il suo insegnamento, con il fuoco che vi mise, la musica e i canti che usò tanto abilmente per portarla nei cuori del popolo, Lutero spazzò il paese. Ma il riformatore divise la Germania e la lasciò divisa. Anche l’Impero unificato creato da Bismarck, sebbene riuscisse a integrare una serie di piccoli stati i cui regnati erano stati spesso dominati da reciproche gelosie, lasciò la Germania nella presa dei partiti politici le cui rivalità si dimostrarono fattori di disgregazione ancora più pericolosi. Invece il movimento nazista ha unito la nazione come mai nessun’altra è stata unita dai tempi della Rinascenza. Esso non solo ha abbattuto le barriere tra gli stati, ha anche can cancellato le divisioni fra le fazioni. Non vi sono più partiti oggi in Germania. Né più vi dovrebbero essere in ogni cosiddetta <nazione>”.

Un quadro del Reich che appare singolarmente diverso da quello fornitoci da troppi “storici”, evidentemente il “consenso” al Regime Hitleriano non mancava!

Il Nostro continuava dicendo che il popolo tedesco guardava al suo Capo più come un salvatore che come uno statista, più un inviato del Cielo che un politico; certo il popolo tedesco appariva “condizionato” dalla propaganda del Regime a un grado tale che nessun “free Briton”avrebbe potuto tollerare, ma bisognava tenere conto di due importanti fattori “!Il primo è che ……. non possiamo pretendere di poter misurare la profondità dell’umiliazione sofferta dai Tedeschi dopo la Grande Guerra e perciò non possiamo apprezzare il grado della loro devozione al loro salvatore. Il secondo è che anche noi, in Gran Bretagna, siamo standardizzati e <condizionati> su una scala vasta e allarmante. Ma mentre in Germania le forze che condizionano e standardizzano la popolazione sono responsabili e pronte a rispondere di quanto dicono, da noi tali forze sono del tutto irresponsabili e, come stanno le cose, non possono in alcun concepibile modo essere costrette a rispondere su come il loro sfrenato uso della pubblicità li mette in grado di modellare a loro piacimento la cosiddetta <pubblica opinione>”

Il Ludovici marra che richiesto da un ex politico della Germania Imperiale di riassumere che cosa lo avesse più impressionato del Reich nazionalsocialista avrebbe risposto “io non posso pensare a nulla di simile nella storia recente e posso solo paragonarla a quella che immagino essere stata l’Europa quando venivano edificate le grandi cattedrali” E aggiunge “Non vi è nulla di artificiale o di meccanico nell’entusiasmo con cui il popolo acclama e saluta l’enigmatica figura che ha contribuito ad accendere questa profonda nota religiosa nei loro cuori”.Non mancando di raccontare, per provare quanto asseriva di narrare di due manifestazioni nazional socialiste alla presenza dello stesso Adolf Hitler cui aveva avuto modo di assistere. L’entusiasmo visto in tali occasioni lo induceva a pensare a “quali miracoli avrebbero potuto ancora venire realizzati con gli ultra- civilizzati e spesso logori popoli dell’Europa se solo venisse proposta loro una meta superiore. Questo è sicuramente il segreto del costante possesso che le religioni hanno sugli uomini e spiega l’influenza magica di Adolf Hitler. Incitare gli uomini a raggiungere la prosperità materiale non è sufficiente. Stimolarli al successo in imprese individuali, nella ricerca del profitto, e del proprio interesse, in ultima analisi lascia i migliori elementi della nazione freddi- e talvolta non solo freddi ma indocili, inquieti, litigiosi tra di loro e dediti a un meschino criticismo…..In effetti
, ciò forma quella plebe che è tipica della moderna politica democratica e rende possibile ogni tipo di frode su larga scala, dalle elezioni agli annunci pubblicitari di una città come Londra.” Il richiamo religioso, comunque, dando agli uomini in più alto impersonale scopo, pone l’umanità con un colpo solo al di sopra della piazza del mercato, al di sopra delle considerazioni riguardanti il mero guadagno individuale, con quanto tutto ciò implica come rivalità micidiali e suicide.E l’aver dato alla sua nazione una tale meta di ben più alto livello è il segreto del potere magico del Fuhrer. E’forse una pura coincidenza che questo’uomo che, secondo le sue stesse parole, si muove e agisce negli affari di stato con la sicurezza di un sonnambulo-vale a dire che le sue più importanti decisioni scaturiscono dei misteriosi strati dell’ <inconscio-> abbia scelto per insegna del suoi movimento l’antico mistico segno noto come Gammadion, Fykfot o Swastika. Ma quando noi consideriamo che questa stessa insegna fu un tempo il simbolo di un misterioso culto e che per innumerevoli ere rimase l’emblema di una istintiva e profondamente radicata forma di adorazione, la scelta di codesto simbolo pare essere stata particolarmente opportuna. Poiché il fatto che la Germania oggi sia mossa da uno scopo sovra personale e perciò di natura religiosa, è fuori discussione. Se la cospicua diminuzione della criminalità in tutto il paese sia da ascriversi a codesto stato d’animo religioso, non pretendo di asserirlo. Se, comunque, io rivolgo la mia mente al passato, come mi piace fare, ai giorni in cui nell’Europa occidentale quando le grandi cattedrali fiorivano in quasi tutte le grandi città, immagino che anche quelli siano stati tempi di scarsa criminalità. Poiché è possibile ritenere che tutto quel lavoro anonimo e impersonale che, in milioni di casi non dava speranza di essere completato prima della morte di chi vi partecipava, abbia potuto venire compiuto con uno stato d’animo che promuoveva allo stesso tempo
  la diminuzione della criminalità.”

Di là dalla considerazione per le realizzazioni del Nazional Socialismo riemergeva dunque, nel Ludovici il rimpianto per il medioevo delle cattedrali, probabilmente non era il solo a nutrire siffatti sentimenti!

Dopo di ché il Nostro passava ad accennare a varie realizzazioni del Nazionalsocialismo: il <servizio del lavoro>, la rinascita dell’agricoltura con le misure volte a favorire ilo <ritorno alla terra> etc. Riguardo ai campi giovanili del <Servizio del Lavoro>Egli osservava “ Effetti secondari positivi dei campi di lavoro maschili e femminili sono….l’eccellente disciplina a cui questi giovani devono sottostare nel periodo della loro vita nel quale la disciplina è più necessaria, lo scardinamento delle divisioni di classe ottenuta mescolando appartenenti a vari strati sociali. e il beneficio per tutti derivati da un più stretto contatto dei ragazzi di famiglie delle classi medie e superiori con il lavoro manuale, la sue durezze, i suoi vantaggi e la sua immensa importanza nella’economia nazionale.”Non male per un <reazionario> accanito difensore delle aristocrazie!

La lotta contro l’urbanizzazione condotta dal Regime è collegata dal Nostro con quella più generale contro l’abbassamento della natalità e la decadenza razziale. In campagna. Nelle campagne “I figli sono sempre i benvenuti e presto diventano un ulteriore risorsa per la casa in cui sono nati. Ma nelle città essi tendono a diventare sempre di più un lusso. un indesiderato sotto prodotto dalla simpatia sessuale dei genitori. Come risultato si instaura un’innaturale relazione tra i coniugi, poiché le donne inclinano a trascurare e a disprezzare i compiti di madri.” Sorge così quello che il Ludovici definisce <Femminismo>. D’altra parte “L’industrializzazione anche sotto le più umane e benevole regolamentazioni di fabbrica, conferma e intensifica la maggior parte dei peggiori influssi dell’urbanizzazione”

Il Ludovici infine,non poteva guardare che con favori alle misure volte a impedire la prolificazione degli elementi con difetti ereditari, anche  per mezzo della sterilizzazione,e gli impedimenti messi ai matrimoni con stranieri. D’altra parte misure<positive>incoraggiavano “il matrimonio e le famiglie numerose, ma anche e soprattutto riservando tali incoraggiamenti solo a copie sane e desiderabili”. La lotta contro la disoccupazione andava di pari passo con quella per l’aiuto alle famiglie sane e prolifiche. Infine il Ludovici notava i tentativi di selezionare un’elite anche sul piano biologico: dai ranghi delle SA e della Gioventù Hitleriana venivano scelti i militi dell’Ordine Nero:le SS!

Ludovici fu un esponente del Right Book Club un’organizzazione culturale di destra e un aderente a un gruppo britannico semi segreto poco conosciuto l’English Mistery.

ENGLISH MISTERY

Fondato nel 1930 l’English Mistery è stato tacciato di essere stato reazionario,ultra monarchico e antidemocratico e persino di aver nutrito velleità di ritorno al sistema feudale. A creare questo gruppo era stato William Sanderson che aveva utilizzato, per battezzarlo, il titolo di un libro da lui scritto “That Which Wast Lost:A Teatrise on Freemasonry and the English Mistery”,ex massone il Sanderson aveva aderito alla Imperial Fascist League del furibondo antisemita Arnold S.Leese (9) Composto in notevole parte da aristoc
ratici l’English Mistery era anche razzista ed antisemita; Mistery avrebbe indicato il dominio del servizio:servire ed essere subordinati. Esso vagheggiava una Gran Bretagna monarchica ,strutturata gerarchicamente, razzialmente pura
  e guidata da capi energici . Naturalmente si mirava anche alla sottomissione delle razze di colore!

Scrive il Griffiths (“Fellow Travellers of the Right..” Oxford Un Pres,1983 pagg.317) “Si trattava di una società organizzata in<kin> separati composti da 10 a 30 aderenti, un sistema a cellule mirante a diffondersi nei villaggi e nelle varie categorie. Sostanzialmente era un movimento per il “ritorno alla terra” e nello stesso tempo una scuola di leadership…una scuola per vivere incarnando dei valori…di onestà, servizio alla Patria e completa dedizione. Era stata fondata da William Sanderson il cui libro <Statecraft> pubblicato nel 1927aveva indicato regole misticheggianti per  governare basate su vari <misteri>”.Secondo il Sanderson ogni nazione avrebbe potuto accogliere solo un determinato numero di<stranieri>per non dover mutare usi e costumi e ,comunque,tra gli stranieri dovevano venire preferiti quelli di razza affine. Si potrà eventualmente in futuro ritornare su codesti ambienti del conservatorismo radicale nazionalista e razzista britannico che certo non avrebbero commesso l’errore  di gettare l’Impero in una guerra suicida.

IL Ludovici fu tra coloro che collaborarono maggiormente a formulare l’ideologia del gruppo; a questo proposito si deve ricordare un suo scritto del 1933 “Violence, Sacrifice and War”di cui tento di dare un sunto nonostante che l’inglese del Nostro sia spesso assai difficile da volgere in italiano.  Egli iniziava a considerare come la violenza fosse il fenomeno “più nettamente prevalente nella vita della Natura…..Nella vita della giungla, della prateria, dell’oceano….la violenza regna suprema.” Un fatto che solo chi è accecato da uno stolto ottimismo non riconosce a prima vista, e l’uomo .fin dalle sue origini, non è mai sfuggito a questa implacabile legge. Con accenni che potremmo definire <social darwinistici> il Nostro sosteneva “Si può argomentare che non sia del tutto desiderabile l’eliminazione di ogni forma di violenza fra varie comunità umane, almeno finché la razza migliore più elevata non giunga al possesso completo del mondo…”

Altre forme di violenza sarebbero quelle delle forze della natura: carestie, epidemie, terremoti, eruzioni vulcaniche e via elencando, la scienza umana non sarà mai in grado di controllarle tutte, nonostante tutti i suoi progressi. Il Ludovici vedeva un aumento della violenza anche in certi aspetti del moderno sviluppo, ad esempio negli incidenti d’auto. Che il <progresso> sfugga al controllo degli uomini, per il Ludovici era un effetto dell’’ascesa del dominio femminile che, per sua natura, volgerebbe all’anarchia. Lo stesso processo riproduttivo sarebbe una forma di violenza: i giovani invadono il territorio dei più vecchi e se ne impossessano “L’introduzione di una gente nuova in una comunità rimarrà sempre un atto di violenza e dato che ciò richiede dei sacrifici e delle vittime, è ovvio che tutti gli schemi utopistici volti a rimuovere il sacrificio e l’ inevitabilità che vi siano delle vittime dalle società umane, sarà sempre destinato al fallimento..”Certo un modo alquanto singolare di considerare il più umano dei fenomeni!Inoltre i giovani tendono, inevitabilmente, a sottrarre riscorse agli anziani. A maggior ragione, aggiungo, si può qualificare di atto di violenza un fenomeno migratorio che, anche se pacificamente, tenda a sostituire una popolazione con un’altra.

E qui iniziava a delinearsi quel problema della sovrappopolazione e della parallela diminuzione delle risorse cui nessuno, per ora, è riuscita a trovare una soluzione e che, forse, porterà al crollo del mondo moderno.(si vedano in proposito certi articoli di Giovanni Sartori apparsi su <Il Corriere della Sera).  Così il Ludovici accennava alle pratiche usate da taluni popoli per limitare l’eccesivo incremento delle nascite: aborto, infanticidio, sacrifici umani, tutte forme di violenza; i popoli guerrieri ricorrevano alla guerra e soprattutto alla conquista di colonie, tipico il caso dell’antica Grecia. Alche alcune colonie dei Romani sarebbero state, per il Nostro, conquistate per dare uno sbocco all’incremento demografico, e la loro prolificità sarebbe stata uno dei fattori che spinsero alle migrazioni Unni e Vandali. Passando alla sua Patria il Ludovici scriveva “”Come l’Inghilterra abbia scaricato codesto tipo di violenza, come nell’arco di 50 anni, dal 1803 al 1854, abbia sterminato la popolazione della Tasmania, aiutato a sterminare i Boscimani, decimato gli indigeni d’America, d’Australia e della Nuova Zelanda e spopolato altre aree costituisce la storia dell’Impero britannico”.Tipico il <caso>dei Pellerossa. Tutto ciò avrebbe la sua origine prima nell’incremento demografico dei popoli della Gran Bretagna che li spingeva alla ricerca di nuove terre. Ma tutto ciò, per il Nostro, non sarebbe bastato, la stessa pressione demografica sarebbe, per lui,all’origine delle tensioni sociali interne alle varie nazioni e alle lotte di classe. A differenza dei teorici <ottimisti>, il Ludovici mostrava di non nutrire troppe illusioni: riforme sociali per quanto ardite quali quelle preconizzate dai Comunisti non sarebbero riuscite a eliminare l’elemento violenza insito in ogni organizzazione umana.

Una soluzione, almeno parziale, avrebbe potuto essere la limitazione del potere riproduttivo dei maschi, ma per il Nostro, ciò avrebbe favorito l’ascesa demografica di quelle che egli considerava “razze inferiori”, così come il controllo delle nascite da parte delle donne. In sostanza  “..vi è una forma di violenza che è insepa
rabile dalla vita umana anche nelle comunità amanti della pace e avverse a ogni spirito guerriero…questa violenza richiede
  sacrificio..codesto sacrificio ha preso varie forme. E’stato ripudiato dai popoli bellicosi che lo hanno imposto ad altri popoli..O è stato imposto ai bambini. Oppure, nell’ambito di una società è stato imposto da una classe su un’altra. Oppure è stato mitigato da omosessualità, vizio eterosessuale (prostituzione) o controllo delle nascite. O è stato lasciato al caso decidere chi dovesse venire sacrificato con inondazioni, carestie, e pestilenze. Tutti, o quasi questi mezzi di neutralizzare la violenza sono stati lasciati liberi di operare congiuntamente, come in Inghilterra, per esempio, durante i secoli XVIII e XIX. quando la gran de espansione coloniale, con la decimazione e lo sterminio di altre razze, non impedì che la stessa razza conquistatrice fosse sottoposta a gravi sacrifici in Patria e che venissero avanzate contemporaneamente proposte per la limitazione delle nascite.”Insomma, per il Ludovici la vita è violenza e sacrificio.

Il nostro continuava “Ciò che ha caratterizzato l’azione di codeste misure per spartire l’incidenza o neutralizzare l’effetto  della violenza generata dalla stessa funzione riproduttiva dell’uomo è che essi sono stati casuali e accidentali. Di nessuna nazione moderna, infatti, può essere detto che, eccetto che in guerra, essa abbia mai selezionato deliberatamente gli elementi o la classe che dovesse essere sacrificata come mezzo di neutralizzare la violenza generata dalla funzione riproduttiva.

E il Ludovici aggiungeva “Io suggerisco che sia un non senso lasciare ancora che l’incidenza di codesta violenza sia decisa dal caso. Io suggerisco che i saggi governanti del futuro debbano considerare l’inevitabilità di codesta violenza e la necessità del sacrificio; ma che,invece di lasciarlo, come è stato fatto fino ad oggi, agire come una forza cieca a creare sconvolgimenti sia all’esterno che all’interno della nazione, tali saggi reggitori vorranno decidere  a quale forma di sacrifico sia bene sottoporsi,e nel caso di una nazione grande e coraggiosa,non esiteranno ad abbandonare le soluzioni suicide quali l’omosessualità, l’eterosessualità viziosa, il controllo delle nascite, l’infanticidio e la svirilizzazione etc. e vorranno distribuire il fardello del sacrificio sulle razze inferiori all’estero e sui prodotti umani inferiori di tutte le classi in Patria.  Questa è la sola  soluzione sensata  del problema della violenza e del sacrificio. Fino ad oggi il sacrificio è stato, nel suo insieme, non selettivo. Il commercio, le missioni cristiane, le linee di minor resistenza e un certo numero di circostanze casuali hanno determinato la direzione e l’estensione del sacrificio imposto al di fuori della Patria; mentre,in Patria. l’incidenza della violenza è stata lasciata ancor di più al caso, poiché la popolazione è stata abbandonata a una lotta anarchica basata sul  save qui put ,   per sfuggire agli effetti della violenza, lasciando che il più lontano da noi ,e non sempre il meno 1 desiderabile, venisse sacrificato. Organizzazioni quali quelle caritative, i servizi sociali di ogni genere e le società per l’emigrazione, sono state istituite per mitigare queste condizioni in Patria. causate da una  incidenza della violenza del tutto casuale. Io suggerisco che in futuro una grande nazione debba onestamente e coraggiosamente affrontare i fatti della violenza e del sacrificio e rendere il secondo il più selettivo possibile sia in Patria sia all’estero” Il tutto non potrebbe significare altro che tendere all’eliminazione degli elementi “peggiori”per salvaguardare quelli “migliori”

Il Ludovici passava poi a trattare di pacifismo e internazionalismo,il primo imporrebbe alle varie nazioni di accontentarsi  di rimanere entro i propri confini in tal modo la (allora) vigorosa <razza> britannica verrebbe privata di ogni  possibilità di espandersi. “Il pacifista …è un egualitarista. Egli crede  nell’eguaglianza delle razze umane…” Il che è per il Ludovici anatema! L’argomento è quello già espresso un razza <sana> tenda a moltiplicarsi e il moltiplicarsi implica necessariamente l’espandersi. L’impedire o anche solo il voler  limitare tutto ciò alla fin fine, significherebbe ,ancora una volta,favorire gli elementi meno desiderabili.

E il Ludovici aveva, poi, buon gioco nel ribadire che violenza e sacrificio sono ineliminabili prendendosi gioco di tutti gli utopisti di qualsiasi tendenza che tenderebbero a negarlo: l’uomo fa parte dalla Natura<dalle zanne e dagli artigli rossi di sangue >e non può neppure sognarsi di sfuggire al suo dominio.

Riguardo agli effetti innegabilmente disgenetici della guerra moderna il Ludovici auspicava un miglioramento della qualità anche fisica della popolazione ,una Nazione sana deve avere una popolazione sana in modo di poter superare gli effetti di contro selezione del sangue sparso al fronte. D ‘altra parte la possibilità stessa di una guerra costringerebbe i maschi di una nazione a mantenersi in un buono stato di efficienza fisica.

Da parte loro  le posizioni degli internazionalisti negando la inevitabilità della violenza e del sacrificio sarebbero fallaci al pari di quelle dei pacifisti,inoltre essi non possono che essere degli egualitarismi.

“Una nazione-scriveva il Nostro- è formata o da una razza pura, o da un miscela di due o più razze che hanno raggiunto un certo grado di omogeneità grazie ad un lungo processo di segregazione (nei confronti di altre razze) e di mescolanza(tra di loro). Ogni altro agglomerato umano in una determinata area è semplicemente una mera popolazione o un proletariato biologico..Come accade, la storia della civilizzazione e della cultura è almeno quasi in tutti gli angoli della Terra con la storia delle nazioni. Mere popolazioni o gruppi di proletariato biologico non hanno prodotto nulla, non hanno contribuito di uno iota né alla civilizzazione né alla cultura. Esempi di nazioni sono: l’antico Egitto, -……gli Hindu, i Cinesi, gli ebrei, i Greci, i Romani, gli Inglesi e i Giapponesi. Esempi di mere popolazioni e di proletariati biologici sono i Levantini, gli ibridi di Haiti, la Liberia, il Sud Amarica, il  Nord America, il Sud Africa e le orde meticcie che risiedono nei grandi porti  commerciali di tutto il  mondo come Shangai,Hong Kong,Colombo,.Alessandria,Porto Said, Cape Town,Zanzibar e Marsiglia.

Ora gli internazionalisti non vedono alcuna differenza tra nazioni e popolazioni. Essi vogliono che tutta l’umanità fraternizzi e sia vincolata da legami di affetto e di mutua dipendenza e per conseguire codesto ideale sarebbe felice di vedere completamente obliterate tutte le frontiere e tutte le demarcazioni territoriali.”

E il  Ludovici non mancava di ribadire che “Noi abbiamo visto che i contributi alla civiltà e alla cultura sono unicamente venuti dalle nazioni. Annullare le frontiere e i limiti territoriali allo scopo di unire i popoli in un abbraccio fraterno ,significherebbe che,la nazioni verrebbero cancellate e in  fine cesserebbero di esistere,” Si creerebbe per il nostro una umanità bastarda simile a quella che egli aveva visto nei paesi del levante del Mediterraneo in decadenza da secoli se non da millenni “Il programma degli internazionalisti è che tutto il mondo diventi una mera popolazione,un proletariato biologico. Essi non si preoccupano della distruzione e della dissipazione attraverso incroci nocivi di tutte le preziose qualità che le nazioni (non le mere popolazioni) hanno acquisito in se stesse” E’quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi nel cosiddetto Occidente.

Poi il Nostro indicava un altro grande pericolo: quello costituito dall’incrocio fra le varie razze umane “La mescolanza razziale……è in effetti un focolaio di malattie, di debolezze e di degenerazioni. Popoli che hanno seguito per lungo tempo differenti linee di sviluppo, vissuto vite differenti, seguito ideali diversi e sviluppato caratteri differenti, non possono mescolarsi senza causare serie disarmonie sia fisiologiche che psicologiche ne suoi prodotti…..”Tali incontrollate mescolanze finirebbero per distruggere le condizioni necessarie per lo sviluppo di culture e civilizzazioni, e il Ludovici non mancava di citare studiosi s sostegno delle sue tesi dal buon Conte di Gobineau a Ruggles Gates e al Davenport,  etc.,

A tali tendenze il nostro contrapponeva il <nazionalismo>.. Per l’Autore “..il sentimento nazionale dipende per la sua forza e il suo ardore dall’  orgoglio condiviso per le  realizzazioni della Nazione,questa  costituisce la mia definizione di <Nazionalismo>. Se esso deve essere creativo e rigenerativo,esso non può considerare benevolmente e con pazienza quei  principi che sono stati forieri di  rovina per la nazione nel passato. Esso non può permettersi di essere altro che limitato e insulare,vale a dire opposto all’internazionalismo in ogni sua forma. Ma  poiché è chiaro  che tale limite e questo carattere insulare non possono essere confinati più a lungo a questa isola, e che si deve tenere sotto il proprio sguardo le realizzazioni della razza nell’ambito imperiale, altrettanto che quelle nellìambito insulare, non vi è pericolo che esso diventi il meschino spirito parrocchiale  quale gli internazionalisti lo vorrebbero far passare. Al contrario, mai la creatività che una nazione può generare è stata confrontata da un compito più importante. 

Al fin di raggiungere questo scopo, comunque, lo spirito del Nazionalismo, ovvero l’orgoglio condiviso nelle realizzazioni della nazione, potrebbe già richiedere, secondo taluni, di venire riacceso dal panico causato da un grande e drammatico disastro. Io suggerisco che non vi sia bisogno di un siffatto disastro. e che per i  Nazionalisti già consci della rovina  che è già stata arrecata , e che ancor di più sarà arrecata alla Nazione, vi siano già abbastanza motivi di panico.

Oggi , perduto l’impero a causa soprattutto della suicida guerra contro il Reich germanico, aperte le porte all’invasione  dell’Europa da parte delle razze di colore,ai nazionalisti britannici non rimarrebbe che affiancarsi a quelli europei per la creazione di una grande Europa unita, imperiale e , soprattutto, bianca!

Ritornando all’English Mistery, tra gli altri aderenti si possono ricordare Rolf Gardiner e Graham Seton Hutchisnon (10) i deputati conservatori Gerard Wallop ovvero Lord Lymington, Michael Beaumont e Reginald Dorman –Smith.

L’English Mistery  voleva soprattutto  essere un gruppo di discussione su problemi di politica .economia,religione, eugenetica,il ruolo delle donne e quello degli ebrei. Da quel che appare sembrerebbe che tutto il gruppo fosse alquanto ostile alla religione cristiana.,

Alcuni aderenti non tardarono a trovarlo troppo poco attivo e nel 1936 una scissione diede vita all’English Array(si potrebbe forse tradurre “La schiera Inglese” giudicato maggiormente favorevole al fascismo dal gruppo originario che rimase molto indebolito) anche il Ludovici fu tra gli scissionisti . L’English Array  era guidato da Gerard Wallop  di  Lord Lymington: la sua carriera politica lo aveva sempre più allontanato dalla democrazia ,soprattutto era preoccupato per il declino della agricoltura britannica e per l’immigrazione straniera, oltre a tutto 2 fattori di indebolimento nazionale e tentò di opporsi ad ogni coinvolgimento britannico nella politica continentale,vale a dire alla guerra contro Germania e Italia. Il Secondo conflitto mondiale spazzò via tutto ciò.

Dopo la seconda Guerra Mondiale, come accadeva negli USA per Lothrop Stoddard ,il Ludovici e le sue opere vennero ben presto dimenticate, il Nostro .peraltro poté dal 1955 al 1969 pubblicare molti articoli sul sud africano “South African Observer” scritti ancor oggi di piacevole ed interessante lettura, anche di alcuni di questi si potrà parlare in un altro articolo.

ALFONSO DE FILIPPI
NOTE
(1)   Al contrario di molti camerati, chi scrive ha sempre guardato con interesse a certi fenomeni culturali e anche politici del mondo di lingua inglese ed ha imparato molto da F.P.Yockey, L.Stoddard, W G Simpson, Oswald Mosley, R.P.Oliver, David Duke  e via elencando.-
(2)   “Who is to be Master of the World”pubblicato da Allen e Unwin di Londra e “Nietzsche.His Life and Works”la copia in mio possesso fu pubblicata bel 2009 da Pranava Books di Nuova Delhi
(3)   Il solo elencare codesti argomenti richiama alla memoria alcuni giudizi sui tempi in cui dobbiamo vivere, oggi più che mai attuali. “l’intera civiltà moderna cristiano-democratica è un fenomeno di decadenza” Alexander Tille (1895) cfr. D. Losurdo <Nietzsche il ribelle aristocratico>pag.779.“Si ritorna a un’epoca che riassume tutti i caratteri di precedenti periodi di decadenza: plutocrazia, afroditismo, ugualitarismo, materialismo, dissoluzione dei valori spirituali.”Massimo Scaligero<La saggezza “antimoderna”e il suo significato>in <La Vita Italiana> 15 Luglio 1937.<Il mondo è marcio. Ha bisogno di fuoco. > Benito Mussolini citato da Yvon De Begnac <Taccuini mussoliniani> Il Mulino, Bologna, 1990, pag. 382.
(4)   “Un popolo senza legami di sangue è una mera massa …. Per una comunità simile non vale la pena di vivere, né di morire,né di generare figli…”E.Junger 1926 “Scritti politici e di guerra” Libreria Editrice Goriziana,2004, Vol.II, pag.45
(5)   Come ebbe a dire uno dei quadriumviri della Marcia su Roma : “..la salute della stirpe costituisce la condizione pregiudiziale e necessaria per ogni incremento di benessere e di potenza della società nazionale. I popoli deboli e fiacchi non possono creare storia: le razze che si avviano verso il deperimento si mettono da se stesse, fuori di ogni possibilità di vita” Michele Bianchi al Senato 6 VI 1929,poi in “Scritti e Discorsi”.Libreria del Littorio, Roma 1929 pag. 173. Ancor prima Benito Mussolini il 7 Novembre 1921  aveva dichiarato “Voglio farvi sapere  che per il Fascismo la questione razziale ha una grande importanza. I fascisti devono preoccuparsi della salute della razza perché la razza è il materiale col quale intendiamo costruire anche la storia”
(6)    Pietro Gorgolini “Il Fascismo ella Vita Italiana” Silvestrelli e Cappelletto,Torino,1923
(7)    Per una buona descrizione della situazione in cui nacque e si affermò il Fascismo italiano si può rimandare all’opera in 3 volumi di Roberto Vivarelli “Storia delle Origini del Fascismo”Il Mulino, Bologna, 2012.
(8)    Analogamente oggi si fa di tutto per presentarci come “inevitabile”,se non come “benefica” la sommersione della Razza Bianca da parte di quelle di colore.
(9)   Per una prima introduzione alla storia dei <fascismi> britannici rimando al mio « Fascismo e Nazionalismo in Gran Bretagna dal 1914 alla nascita del National Front »Effepi,Genova,2004. Del Ludovici e dell’English Mistery fa cenno Richard Griffiths  nel suo <Fellow Travellers of the Right-British Enthusiasts for Nazi Germany 199-9 »Oxford University Press, U.K.1983
(10) Il Tenente Colonnello Graham Seton Hutchison(1890-1946) fu un valoroso combattente della prima guerra mondiale, teorico di scienza militari e romanziere. Dopo la guerra, al pari di altri militari britannici fu attratto dal Fascismo, dopo aver militato nei British Fascists fondò un British Empire Fascist Party e poi un National Workers Movement in seguito ribattezzato National Socialist Workers Party e poi ancora National Workers Party , tutto ciò rimase ad uno stadio a dir poco<embrionale> nonostante i legami dello Seton Hutchison con Berlino. Tra i suoi scritti viene ricordato “Warrior”del 1932 che trattava di una filosofia della guerra analoga quella che si ritrova nelle pagine di Ernst Junger. Un altro membro dell’Enghish Array sul quale si vorrebbe ritornare in futuro fu il Maggiore  Generale JF.C.Fuller (1878-1966) il primo grande teorico della guerra dei carri armati, insigne storico dell’arte militare, esponente di primo piano della British Union of Fascists di Oswald Mosley e uomo di vastissimi interessi culturali anche nel campo esoterico.

2 Comments

  • Anonymous 2 Marzo 2013

    Uno scritto molto interessante su un personaggio e un ambiente politico-culturale pochissimo conosciuti. Complimenti.

  • Anonymous 2 Marzo 2013

    Uno scritto molto interessante su un personaggio e un ambiente politico-culturale pochissimo conosciuti. Complimenti.

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