7 Ottobre 2024
Società

Rivolta in Francia. E’ il nemico che ti definisce! – François Bousquet

Fin qui andava tutto bene, come nel film “L’odio” (1), o almeno abbiamo fatto finta di crederci. Periferie pacificate. Ma dietro le quinte, è la scenografia dell’inferno. L’eccesso migratorio ci viene addosso.

È il nemico che ti definisce. La terribile lezione di Julien Freund, uno dei nostri più grandi pensatori politici, è più attuale che mai. Possiamo cercare tutte le spiegazioni del mondo: da una settimana il nemico interno ci definisce espressamente. L’u-mi-lia-zione in diretta, ogni notte, in mondovisione, peggiore delle batoste che abbiamo subito nel corso della nostra storia. Perché adesso non è più a Sedan che il fronte cede, ma a Sevran (2). Che “degringolada”, che botta, come dicono al Paris Saint Germain.

Il termine guerra civile è però improprio, come ha giustamente sottolineato Mathieu Bock-Côté; piuttosto, è una guerriglia condotta da un corpo di spedizione straniero reso possibile dal ricongiungimento familiare. Di solito i popoli giovani esportano la violenza; noi, popoli vecchi, l’abbiamo importata, come nel Campo dei Santi di Jean Raspail. (3) Una quinta colonna ha preparato il terreno per i rivoltosi. Dal 27 giugno, dalla morte di Nahel, è corsa in loro aiuto; intendo dire l’estrema sinistra, in un sorprendente ribaltamento di ruoli: le truppe de La France Insoumise e dei Verdi (4) assomigliano sempre di più a un esercito di ascari ausiliari. Sono gli ausiliari di decolonialismo in quanto ci furono truppe ausiliarie ex coloniali. Insomma, i fucilieri dei nostri antichi fucilieri.

Tutti, tranne La France Insoumise e i Verdi sono consapevoli che ad essere prese di mira non sono le forze dell’ordine, né solo lo Stato o l’amministrazione, tanto meno la Repubblica 5. Della Repubblica, i rivoltosi se ne strafottono. Non hanno mai molestato un francese indigeno definendolo “sporco repubblicano”. È la Francia, i suoi simboli, la sua identità, la sua sovranità, ad essere presa di mira.

Etno-sadomasochismo

Per pigrizia intellettuale ci siamo abituati a vedere il rifiuto di ottemperare alle norme dalla parte stretta del cannocchiale, vale a dire un’infrazione al codice della strada, come appunto è stato [il caso di Nahel], per quanto commessa con una serie di circostanze aggravanti. Ma si deve allargare lo sguardo per avere una visione più completa. Il rifiuto di obbedire a un ordine non è che il nome di un rifiuto più generale: quello di assoggettarsi al nostro sistema di valori. L’occupante non lo rivolta solo al gendarme, ma alla Francia. Dietro il rifiuto dell’obbedienza c’è il rifiuto della lealtà. La Francia non è altro che un oggetto di disprezzo perché appare un padrone vile e impaurito. Il rapporto che l’occupante intrattiene con lei è di tipo sadomasochistico. Più è umiliata, più richiede altre umiliazioni. In più, per i colpi che riceve paga anche un caro prezzo, come in una relazione BDSM (6). Si chiama politica urbana … Potiomkin. Un’illusione che ci manda in rovina.

L’opera del grande politologo americano Robert Putnam ha dimostrato inconfutabilmente che la diversità razziale mina la fiducia reciproca tra gli individui. Maggiore è la diversità all’interno di una società, minore è la fiducia, tanto che è lecito affermare che il livello di fiducia è inversamente proporzionale a quello della diversità razziale. La diversità non solo mina la fiducia tra le comunità, ma la erode all’interno delle comunità stesse. È una macchina per separare gli uomini. Non c’è un ambito della vita che non ne risenta. Possiamo applicarvi la teoria dello stillicidio, ma qui circola solo amarezza, sfiducia, risentimento. Il risentimento nasce dal paragone. Sempre. È come un dolore di stomaco – ha detto tutto sull’argomento il grande Dostoevskij -, un sentimento inconfessato di nullità sociale gettato sull’altro, una doppia offesa che va abolita e spezzata. Niente è più contagioso del risentimento. È un desiderio infelice che obbedisce a processi di eccitazione mimetica, amplificati a macchia d’olio dalle reti sociali.

Gli zombi attaccano

Questo è il risultato combinato della cultura delle scuse, del miserabilismo sociologico, delle politiche urbane, delle stupidaggini “ inclusive”, delle sciocchezze sull’educazione positiva, delle pedagogie “non direttive”, dell’apprendimento ludico, dell’educazione benevola, permissiva, del benessere a scuola, del metodo globale, della genitorialità costruttiva, del padre assente, del rifiuto di assumere la posizione di autorità, per sua natura asimmetrica, la generalizzazione del discorso sull’istituzione nulla, della cogestione del monopolio della violenza con i delinquenti , senza dimenticare la rinuncia alla   buona, vecchia punizione. Nessuno lo ha detto in modo più eloquente del prefetto dell’Hérault: “Due schiaffi e via a letto!” Tutti gli studenti turbolenti e ribelli ci sono passati. Ho ancora nella mente lo schiaffo magistrale ricevuto da un frate delle scuole cristiane quando ero in quarta, quarant’anni fa. Ho ancora la testa girata e la guancia arrossata. E non parlo dei manrovesci dei nostri genitori. Ci hanno aiutato a raddrizzarci.

Ma invece, che cosa facciamo? Invochiamo I Miserabili. Un classico, solo che non è più il capolavoro di Victor Hugo che si rappresenta, è la colonna sonora del film di Ladj Ly (7), premio della giuria a Cannes nel 2019. Ah, sociologia della miseria, miseria della sociologia! A rigore di termini, non c’è più la miseria nelle periferie, se non miseria spirituale. La povertà è una leggenda metropolitana. La posta in gioco è, invece, l’uscita dalla miseria, la post-miseria con lo sviluppo senza fine dell’economia della droga, che ha largamente foraggiato la famiglia di Nahel e di tanti altri. Queste periferie hanno solo l’apparenza di township sudafricane; sono super provviste di prodotti high-tech, telefoni, auto di lusso. La loro popolazione è affascinata dall’Occidente terminale, dai suoi prodotti di marca, dalla sua abbondanza, dal suo comfort: la natura dei saccheggi lo attesta fino alla caricatura. È questo- al di là della miseria- che racconta la verità su questo mondo e sull’economia sommersa che vi prospera. Questa economia ha fatto emergere un mutante post-sociale, qualcosa come uno zombie, un esercito di zombie, creature del sottosuolo alla Dostoevskij. I rivoltosi ne hanno tutte le caratteristiche. Come gli zombi, escono di notte. Come gli zombi, sono senza cervello. Come gli zombi, sono iperviolenti. Non parlano, emettono grugniti onomatopeici. Si chiama rap. E ogni notte, ripetono La notte dei morti viventi.

Le “opportunità per la Francia”: un’opportunità per la Francia?

Tuttavia, ci sono buone notizie. Finalmente cadono le maschere, finalmente si aprono gli occhi, finalmente si incrina il muro di bugie. La commedia dell’integrazione si trasforma nella tragedia della disintegrazione. Il politico socialista Gérald Collomb aveva avvertito Macron: “Oggi viviamo fianco a fianco… temo che domani vivremo faccia a faccia. ” Eccoci qui. Se il reale è ciò che dura quando abbiamo smesso di crederci, come diceva lo scrittore di fantascienza Philip K. Dick, il reale è per noi ciò che resta al mattino presto dopo una notte di tumulto: un canto di desolazione e un campo di rovine. Ma senza questo choc, senza queste rivolte, nessun possibile risveglio. O lo choc ci manterrà nel nostro stato di inebetimento o la scossa ce ne tirerà fuori. O ci rialzeremo o affonderemo ancora un po’ di più. Il partito di Marine Le Pen ha davanti a sé autostrade di consenso. Paradossalmente saranno la feccia e l’estrema sinistra ad averle aperte. Grazie a loro per averci ricordato che non esiste una convivenza possibile. Sarà o loro o noi!

NOTE

  1. L’odio (La Haine) è un film del 1995, basato sulla storia dell’uccisione di un ragazzo immigrato dell’area metropolitana di Parigi da parte della polizia.
  2. Grande agglomerato del dipartimento Seine-Saint Denis ad altissima densità migratoria.
  3. Il Campo dei Santi è un profetico romanzo scritto alla fine degli anni Settanta del XX secolo da Jean Raspail. Narra l’arrivo in Francia di un gran numero di imbarcazioni piene di immigrati, raccolti sulle coste dell’Africa, che, tra indifferenza e complicità dei francesi, finiscono per conquistare il potere.
  4. LFI (La France Insoumise) e EELV (Europe Ecologie Les Verts) sono i principali partiti della sinistra francese.
  5. Il concetto di République, Stato più nazione più istituzioni, di ascendenza rivoluzionaria, è fortissimo in Francia.
  6. BDSM è l’acronimo di varie pratiche erotiche basate sul dolore, lo squilibrio di potere e l’umiliazione. Significa Dominazione, Sottomissione, Sadismo e Masochismo.
  7. Film francese che ambienta I Miserabili nel presente, nello stesso quartiere del romanzo originale, ridotto a scenario di violenza di bande di periferia. (https://www.revue-elements.com/emeutes-communautaires-cest-lennemi-qui-vous-designe/ – trad. e note di Roberto Pecchioli)

 

1 Comment

  • Primula Nera 8 Luglio 2023

    Rassegnamoci, persino il governo di Giorgia “blocco navale “Meloni ha previsto decreti flussi per 453mila migranti in tre anni (prendendosi pure il plauso della Boldrini…) ; il tutto in un contesto nel quale i migranti irregolari provenienti dal Mediterraneo sono raddoppiati rispetto allo scorso anno.

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