13 Aprile 2024
Ambiente Ecologia Rallo

Mutamenti climatici e catastrofi naturali: fino a quando dovremo subire?

di Michele Rallo

Nel momento in cui stilo questa nota (al mattino di domenica 10 novembre) il tifone Haiyan ha appena lasciato le Filippine, dirigendosi verso Vietnam, Laos e Cina meridionale. Dietro si è lasciato una scia di almeno 10.000 morti e di alcuni milioni di senzatetto, un’intera provincia rasa al suolo e altre trenta colpite in modo più o meno grave. E speriamo che tutto finisca lì, che Haiyan perda virulenza prima di investire le coste indocinesi.

È l’ultimo episodio della catena di catastrofi climatiche che, negli ultimi anni, ha attraversato il globo, seminando lutti e tragedie, distruggendo città intere (ricordate l’uragano Katrina a New Orleans?) e causando danni per miliardi e miliardi di euro. Fino a qualche anno fa, inondazioni e tornados colpivano — e quasi sempre con scarsa violenza — soltanto le regioni tropicali; ma adesso incominciano ad essere minacciate anche le zone temperate, man mano che gli effetti del surriscaldamento della crosta terrestre e del “buco nell’ozono” crescono a ritmi sempre più veloci. Un terzo della popolazione mondiale convive ormai con l’incubo dei disastri naturali, che solamente nel 2012 — leggo su Repubblica.it dell’11 ottobre — sono stati ben 357, interessando 124 milioni di esseri umani e causando danni per 157 miliardi di dollari.

Assai più modestamente, tredici anni or sono, il sottoscritto — che all’epoca era deputato al parlamento nazionale — aveva sollevato il problema, chiedendo al governo dell’epoca di intervenire con la dovuta energia presso il governo degli Stati Uniti d’America per sollecitare una radicale inversione di rotta nella politica ecologica mondiale. Riporto testualmente la premessa del mio intervento, perché dimostra che i termini del problema erano stati correttamente individuati (e certo da soggetti ben più qualificati del sottoscritto, che si era limitato a farsene interprete) almeno tredici anni fa; e che da allora ad oggi nulla è stato fatto per migliorare la situazione: «sono in atto mutamenti climatici di rilevanti dimensioni; tali mutamenti sono l’effetto diretto dell’aumentata immissione di gas nell’atmosfera ed in genere di una dissennata politica ecologica mondiale, che ha provocato fra l’altro il fenomeno del buco nell’ozono, con il conseguente effetto serra e relativo surriscaldamento del clima; da tale surriscaldamento è inevitabilmente derivato l’aumento dei fenomeni catastrofici naturali (…); esiste il pericolo di una espansione di tali fenomeni alle zone temperate, e per l’Europa e l’Italia ne sono conferma la già evidente abnorme crescita delle precipitazioni e, nelle zone più meridionali, il lento ma costante aumento della siccità e di fenomeni che procedono in direzione di una paventata desertificazione.» (atto Camera n° 2- 02699 del 7/11/2000).

Cosa è stato fatto in questi anni, in Italia e in Europa? Nulla, se si eccettua un farsesco invito a meglio attrezzare il territorio per fronteggiare in qualche modo i disastri causati dai mutamenti climatici. Avete capito qual è il messaggio dei poteri forti e del “politicamente corretto”? I mutamenti climatici e le conseguenti catastrofi sono ineludibili, e quindi dobbiamo in qualche modo acconciarci a subirli; esattamente come la globalizzazione finanziaria e il saccheggio delle economie nazionali, esattamente come l’Unione Europea e l’aumento della disoccupazione, esattamente come le larghe intese e le larghissime tasse, esattamente come lo spread e il ricatto dei mercati, esattamente come una invasione camuffata da migrazione, esattamente come tutte le angherie e tutte le porcherie quotidiane. Chiaro il messaggio di lor signori? Sono tutti fatti negativi fin che si vuole, ma inevitabili; quindi è inutile cercare di opporsi.


E, fino a quando i popoli crederanno all’ineluttabilità dei mali del mondo, i responsabili di quei mali potranno continuare a dormire sonni tranquilli. 

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