9 Aprile 2024
Archeostoria

L’eredità degli antenati, centotrentaduesima parte – Fabio Calabrese

Agosto. La mia tabella di marcia mi avvisa che, nonostante tutti gli sforzi, ben difficilmente questo articolo raggiungerà le pagine elettroniche di “Ereticamente” prima della metà di ottobre. Eppure, se ci pensate, abbiamo dimezzato la discrepanza temporale, la “forbice” tra gli eventi di cui ci occupiamo e il momento della pubblicazione, che in certi momenti era arrivata a quattro-cinque mesi.

L’inizio del mese è stato caratterizzato da un diffuso allarmismo, complici le temperature estive, sul riscaldamento climatico, anche se subito dopo, almeno qui al nord, è arrivata una serie di temporali che ha raffreddato la situazione, in tutti i sensi.

Tuttavia credo di fare cosa utile appellandoci alla nostra conoscenza storica per rispondere alla domanda se davvero questa estate 2023 sia davvero stata la più calda degli ultimi 10.000 anni (o, secondo alcuni media, 300.000, ed è strano che qualcuno non abbia finora fatto appello alla “magica” cifra di sei milioni).

Eppure, basterebbe ricordare che ad esempio durante l’optimun climatico medioevale la Groenlandia era effettivamente una terra verde (questo è il significato del nome in lingua norrena), invece dell’uniforme lastra di ghiaccio odierna (per nulla dire dell’insediamento neolitico di Deltaserrasene che è stato individuato nell’estremo nord dell’isola, una zona oggi assolutamente inabitabile). In tutta la regione artica, poi, dalla Siberia all’Alaska, sono state ritrovate in gran numero le carcasse di mammut, rinoceronti lanosi, bisonti. Chiaramente, qualche decina di migliaia di anni fa doveva crescervi una vegetazione in grado di sostentare le mandrie di questi grandi animali, non gli scarsi licheni semisepolti nella neve di cui si accontentano oggi le renne. Davvero il clima poteva essere più fresco di oggi?

È la solita prassi a cui ci ha avvezzati la democrazia, per la quale le voci dissidenti vengono demonizzate, si è arrivati a parlare di negazionismo climatico, con il sottinteso, nemmeno tanto nascosto, che ai negazionisti dovrebbe essere proibito l’accesso ai media e tappata la bocca. Evidentemente, dietro l’allarmismo climatico ci sono grossi interessi, a cominciare, ad esempio dalla produzione di auto elettriche.

Ma adesso lasciamo da parte le miserie del presente e vediamo cosa ci riserva il mese di agosto riguardo alla nostra eredità ancestrale. Partiamo, come al solito da “Ancient Origins”. Il 1 agosto un articolo di Ashley Cowie ci porta in Spagna nel complesso funerario di La Lentejuela Teba, vicino a Malaga, si tratta di una vasta necropoli risalente a più di 6.000 anni fa usata durante il Neolitico e l’Età del Bronzo. Qui recentemente ricercatori dell’Università di Cadice hanno portato alla luce due nuovi dolmen.

Sempre il 1 agosto, un articolo di Nathan Falde ci porta invece in Svizzera. L’idea di strumenti di ferro dell’Età del Bronzo vi sembra un controsenso? Eppure ce ne sono. Il busillis si spiega per il fatto che ben prima che si fosse capaci di lavorare e utilizzare il ferro da miniera, si è cominciati a usare il più accessibile ferro meteorico. È questo, ad esempio il caso del pugnale di ferro ritrovato fra le bende della mummia di Tutankhamon, ma è anche il caso di una punta di freccia risalente alla tarda Età del Bronzo (900-700 avanti Cristo) che è stata rinvenuta a Mörigen, una località svizzera vicina al Lago di Bienne, ma la cosa sorprendente, secondo i ricercatori del Museo nazionale di storia di Berna, è la provenienza del minerale, che verrebbe dall’Estonia. Non si fatica a immaginare che il ferro meteorico venisse, come l’ambra, commerciato su lunghe distanze. Si intravede un’Europa preistorica più civile e “moderna” di quel che probabilmente abbiamo pensato.

Il 4 agosto, un articolo di Keith Ruiter e Harriet Evans ci parla di vichinghi, noi i vichinghi li conosciamo soprattutto come marinai, ma erano anche cavalieri. Il cavallo ha grande spazio nella mitologia norrena, basti pensare a Sleipnir, il cavallo di Odino, ma c’è di più, secondo le autrici, la frequenza con la quale si ritrovano sepolture nelle quali uomini e cavalli sono sepolti insieme, fa pensare a un rapporto piuttosto intimo con essi, che dovevano essere veri e propri animali di affezione.

Il 5 agosto continuiamo a parlare di cavalli. Uno degli esempi più antichi che si conoscano di arte paleolitica in Germania, ci racconta Nathan Falde, è una figurina in osso rotta che rappresenta la testa di un cavallo risalente al paleolitico medio, rinvenuta 24 anni fa nella grotta di Hohle Fels nella Germania sud-occidentale. Recentemente i ricercatori dell’Università di Tubinga hanno ritrovato quello che dovrebbe essere il corpo dell’animale, solo che non è affatto quello di un cavallo ma quello di un orso. Una figura mitologica di cavallo-orso o l’assemblaggio di due pezzi che non c’entrano l’uno con l’altro?

Una testa di cavallo, questa volta incisa su un osso, è anche la più antica raffigurazione ritrovata in Gran Bretagna, ci racconta Robbie Mitchell, risale a 11.000 anni fa ed è stata rinvenuta nella grotta di Cresswell nel Derbyshire. Il fatto che sia stata rinvenuta in una grotta fa pensare a qualche uso di culto.

Sempre il 5 agosto continuiamo a parlare di raffigurazioni di creature mitiche, ma andiamo in Spagna e ci spostiamo in un’epoca molto più vicina a noi, infatti Ashley Cowie ci segnala il ritrovamento nella villa romana nel sito archeologico di Huerta de Otero vicino a Merida, di un pavimento a mosaico con al centro una testa alata di Medusa.

Non c’è niente da fare, è sempre il mondo romano protagonista della ricerca archeologica, il giorno 6 Sahir ci segnale il ritrovamento casuale dei resti dello scafo di una nave romana lunga 12,8 metri del III o IV secolo dopo Cristo in una miniera di carbone a Drmno in Serbia. La nave faceva probabilmente parte della flotta fluviale militare che i Romani tenevano sul Danubio.

La notizia più sorprendente arriva però il giorno 7 dalla Cina e ce la racconta Nathan Falde. I ricercatori cinesi hanno portato a termine lo studio dei resti umani rinvenuti nel 2019 nella grotta di Hualongdong nella Cina orientale, e che i risultati siano sorprendenti è il minimo che si possa dire, essi risalirebbero al pleistocene medio, 300.000 anni fa, e non apparterrebbero propriamente né a uomini anatomicamente moderni, né a neanderthaliani né a denisoviani e presenterebbero qualche tratto arcaico che rivela somiglianze con l’Homo erectus. Falde parla esplicitamente di nuove specie umane arcaiche fin dal titolo dell’articolo, ma è bene capire come stiano effettivamente le cose: facciamo da principio la tara della tendenza dei ricercatori a denominare una nuova specie in ogni osso in cui si imbattono, per la molto umana tendenza a mettersi in mostra, poi la tendenza a non tenere conto delle differenze morfologiche che spesso esistono tra popolazioni della stessa specie o anche all’interno della stessa popolazione, sappiamo che uomini moderni, neanderthaliani, denisoviani appartenevano tutti alla stessa specie, perché si sono ripetutamente incrociati dando luogo a una discendenza fertile, noi, e la stessa cosa può con tutta verosimiglianza valere per questo quarto gruppo, e non scordiamo neppure l’effetto deformante della bufala dell’Out Of Africa, per cercare di salvare la quale i ricercatori sono costretti a classificare come appartenente a un ramo collaterale, presentandoci un albero genealogico della nostra specie, oltre che fasullo, assurdamente complicato.

Fatte tutte queste tare, è evidente che questi nuovi fossili pongono indiscutibilmente la transizione erectus-sapiens e quindi le nostre origini non in Africa ma in Eurasia. Se non fosse sostenuta da moventi ideologici, l’Out Of Africa sarebbe stata abbandonata da tempo.

Di più, vi sono motivi per sospettare che anche tra erectus e sapiens non sia esistita una vera barriera di specie, lo dimostra il fatto che gli odierni subsahariani sono il risultato di un reincrocio fra sapiens provenienti dall’Eurasia e un erectus separatosi dalla linea umana principale 1,5 milioni di anni fa, e anche questi ritrovamenti cinesi lo confermano. A quanto pare, è sempre esistita una sola specie umana, sia pure suddivisa in diverse varietà e razze.

Ritorniamo molto più vicini a noi nel tempo, al mondo romano, con un articolo di Sahir dell’8 agosto. Grazie alla tecnologia LIDAR che consente di vedere sotto il manto alberato delle zone boschive, si è scoperto che la Cornovaglia era fittamente percorsa da strade romane, solo che il nodo principale pare non essere Exeter come si è sempre creduto, ma North Tawton.

E torniamo finalmente a parlare dell’Italia con un articolo del 10 agosto di Sahir. Nella Valle dei Templi di Agrigento nei pressi del tempio di Giunone, i ricercatori hanno rinvenuto un enorme deposito votivo costituito da 60 statuette in terracotta, protomi e busti femminili, frammenti di bronzo mescolati con un gran numero di ossa, lampade e piccoli vasi. Si tratterebbe di offerte votive fatte dagli agrigentini dopo il saccheggio della città a opera dei Cartaginesi avvenuto nel 406 avanti Cristo.

Vediamo ora cosa ci offrono in questo periodo i media generalisti. È ovvio che essi dedichino largo spazio soprattutto alla ricerca italiana.  Possiamo cominciare da un articolo de La Repubblica del 2 agosto che ci parla del ritrovamento dei frammenti di un nuovo splendido affresco avvenuto alla Villa San Marco a Stabia. La cittadina, come ricorderete, fu investita assieme a Pompei ed Ercolano dall’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo, e anch’essa conserva tesori archeologici che i ricercatori vanno man mano scoprendo.

Noi abbiamo visto che a Roma gli scavi per la costruzione della linea C della metropolitana hanno portato a un numero sorprendente di scoperte archeologiche, la Città Eterna è in effetti un enorme museo a cielo aperto, un luogo dove la storia si è stratificata in misura incredibile. Beh, non è finita, perché il 6 agosto Tgcom24 ha dato la notizia di un nuovo reperto emerso dagli scavi curati dalla Soprintendenza a piazza Augusto Imperatore, la testa marmorea di una statua perfettamente integra raffigurante una giovane donna.

Il 7 agosto Il Resto del Carlino ci informa che sono ripresi gli scavi a Cervia Vecchia (Ravenna) per ritrovare le tracce dell’antica città romana di Ficocle.

L’8 agosto Il Giorno ci porta in tutt’altro contesto, a Polpenazze sul Garda (Brescia) e in epoca preistorica qui sorgeva un antico villaggio palafitticolo datato tra il 2034 ed il 1967 avanti Cristo. Sono stati rinvenuti numerosi oggetti in ceramica e, cosa più rara, anche oggetti in legno, fra cui un recipiente in legno di fattura molto raffinata di 4.000 anni fa e un bastoncino per accendere il fuoco, un fiammifero preistorico.

Citiamo poi il fatto che sempre l’8 agosto un comunicato ANSA, poi un servizio di RAInews24 del 9 riportano la notizia che vi ho dato più sopra parlando di Ancient Origins, del ritrovamento nella Valle dei Templi di Agrigento. È interessante il fatto che il servizio di RAInews24 definisca questo ritrovamento siciliano un archeotesoro, ma probabilmente la Sicilia ha ancora molti tesori archeologici da rivelarci.

Un altro comunicato ANSA dell’8, poi ripreso pari pari il giorno seguente da Il Gazzettino, ci porta in tutt’altro contesto, devo dire con mia soddisfazione, trattandosi della mia regione, in Friuli-Venezia Giulia. Nelle acque della laguna di Grado (Gorizia) cinque militari del nucleo carabinieri subacquei, hanno recuperato numerosi reperti di età romana. Secondo l’ipotesi avanzata dal professor Massimo Capulli del Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell’Università di Udine, dopo aver analizzato i ritrovamenti, essi proverrebbero da due distinti relitti, uno del III secolo avanti Cristo e uno del V VI secolo dopo Cristo.

Il Messaggero del 9 agosto ci riporta invece nella preistoria remota. In Francia nella grotta di Renne dove anno vissuto sia uomini di Neanderthal sia uomini anatomicamente moderni, è stato ritrovato l’osso dell’anca di un neonato risalente a 45.000 anni fa. Confrontato con le ossa sia di neanderthaliani sia di umani moderni, l’osso ha dimostrato di differire sia dagli uni sia dagli altri, anche se si avvicina di più al tipo umano moderno.

Come era prevedibile, l’articolo si spinge a ipotizzare una nuova e finora sconosciuta specie umana. Io direi che qui valgono chiaramente le stesse considerazioni che vi ho esposto più sopra relativamente ai ritrovamenti cinesi di Hualongdong, veramente qui il numero delle presunte specie umane preistoriche si sta moltiplicando fino a superare i limiti del ridicolo. Con tutta probabilità i resti di questo bambino non rappresentano affatto qualcosa di nuovo, dato che neanderthaliani e umani moderni si sono ripetutamente incrociati, e di ciò noi conserviamo chiaramente traccia nel nostro patrimonio genetico.

Torniamo ora a qualcosa di più vicino a noi e decisamente nostro. Elena Righetto, autrice del libro Folklore e magia popolare nel Veneto ci informa del futuro avvio di un seminario, Reitia e i segreti dei Veneti (Reitia, lo ricordiamo, una divinità femminile, era la divinità più importante del pantheon degli antichi Veneti), Seminario storico alla scoperta delle antiche divinità, spiritualità e rituali dei nostri antenati. Esso si articolerà in tre sessioni, previste per sabato 21 ottobre, sabato 4 novembre, sabato 18 novembre sempre presso lo studio olistico Luce e Armonia di Fossò (Venezia).

Sarà il caso di fare qui alcune osservazioni conclusive. Per prima cosa, si può notare un risveglio di Ancient Origins che non si può se non accogliere con piacere, ma la cosa più importante da evidenziare non è questa. Come vi ho fatto notare altre volte, quello che mi interessa, quello che cerco di fare su queste pagine, non è ricapitolare l’archeologia, ma evidenziare come l’idea che abbiamo del nostro passato si colleghi a una precisa visione del mondo. Talvolta ciò riesce facile, altre volte no. In questo caso abbiamo almeno due punti salienti, uno, ne ho parlato all’inizio, l’allarmismo climatico, l’altro l’Out Of Africa che continuano a volerci imporre nonostante che, come abbiamo visto, tutte le prove scientifiche vadano contro di essa. In un caso e nell’altro vediamo che la versione ufficiale propostaci impostaci dal sistema mediatico e da quello “educativo non è che un ben architettato sistema di menzogne. Il che dovrebbe perlomeno indurci a riflettere che è menzognero, forse, il modo in cui ci viene raccontata tutta la nostra storia.

NOTA: Nell’illustrazione, il tempio di Giunone nella Valle dei Templi di Agrigento, nei cui pressi è stato recentemente trovato un tesoro di reperti archeologici.

2 Comments

  • Michele Simola 23 Ottobre 2023

    Caro professore ci troviamo di fronte, sia per ciò che riguarda il clima sia per ciò che riguarda la nostra storia e preistoria, a colossali distorsioni che trovano la radice in interessi miliardari e che cercano conla forza dell’impostura di sviare lo sguardo da una realtà che è di certo è meno florida di ciò che si afferma. Purtroppo vediamo che l’ossessiva propaganda a favore delle auto elettriche e altre corbellerie inutil e dannose non si ferma neanche di fronte all’evidenza, visto gli interessi miliardari in gioco che riguardano elite legate alla finanza internazionale apolide. La cosa peggiore è vedere le giovani generazioni, scarsamente dotate dal punto di vista neuronale, portare avanti inutili battaglie che vanno sempre a favore degli stessi farabutti e contro la maggioranza delle rappresentanze umane. Inutile chiedersi il perché, si ritornerebbe ad un problema che Lei ha sviscerato ampiamente nei suoi articoli, ma che la maggioranza non comprende: la maggioranza della gente continua a credere nelle imbecillità diffuse dai “media”.
    Di fronte a ritrovamenti, che una volta di più mostrano la falsità dell’OOA, la scienza e la storiografia ufficiale sono pateticamente impegnate in una strenua difesa.
    Abbiamo visto in molteplici occasioni, come la sapienza e la grandezza della civiltà di Roma, sia stata alla base non solo del suo grande Impero, ma anche della fioritura in epoca tardo medioevale di importanti scoperte scientifiche e della insuperabilità delle opere d’arte Italiche ed Europee. Lo stravolgimento della storia a partire dal 1945, con tutte le sue nuove narrazioni, ha portato ad una perdita di centralità dell’europa, sia per ciò che riguarda la politica, sia per ciò che riguarda le cosidette “scienze economiche”.
    In Italia abbiamo enormi patrimoni archeologici, poco valorizzati, ma ne abbiamo molti di più da riscoprire essendo la nostra nazione una delle più ricche al mondo per opere d’arte e patrimonio culturale.

  • maria laura consoli 31 Ottobre 2023

    E’ opportuno segnalare che il tempio dorico dell’illustrazione, non è il tempio di Giunone (o anche di Era Lacinia, V° sec. a.C.) come erroneamente indicato, ma quello detto della Concordia, da una epigrafe rinvenuta in loco

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