10 Aprile 2024
Controstoria

I testi perduti – Fabio Calabrese

Nel dicembre 2018, proprio pochi giorni prima di natale, un fato beffardo mi ha regalato un ironico cadeau natalizio: uno splendido blue crash, una formattazione che ha cancellato l’hard disk del mio computer, di alcune cose avevo fatto il backup su una penna USB, ma sfortunatamente non di tutte (mi scuso per i termini stranieri contenuti in questo paragrafo, io non ritengo affatto che abusarne sia un segno di distinzione, come sembra credere qualcuno, ma tale è il linguaggio dell’informatica che qui è giocoforza usare).

Altri scritti sono riuscito a ricostruirli, e voi non avete avuto modo di notare alcuna interruzione alla mia collaborazione con “Ereticamente”, ma alcune cose sono andate irrimediabilmente perdute, soprattutto due testi lunghi che potevano aspirare a diventare dei libri. Adesso, dopo molte indecisioni, ho deciso di stendere questo scritto per darvene un’idea.

Probabilmente il primo di cui vi vorrei parlare, Altri motivi, è la riprova di una certa ingenuità da parte mia. Avevo letto il libro di Piergiorgio Odifreddi Perché non possiamo essere cristiani e meno che mai cattolici, un testo che mi colpì perchè confermava in pieno come meglio non si sarebbe potuto, l’idea che ho sempre avuto riguardo ai “liberi pensatori”, che presentano una “pars destruens” di critica al cristianesimo accettabilissima, ma una “pars construens” sulla quale si possono nutrire molti dubbi.

Quel che mi colpì, fu il fatto che tra i motivi per non essere cristiani e meno che mai cattolici, Piergiorgio Odifreddi abbia ignorato proprio quelli che, almeno per noi Italiani dovrebbero essere i motivi principali: il ruolo avuto dal cristianesimo e dalla Chiesa cattolica, prima nella caduta dell’impero romano, poi nell’avere tenuto per quindici secoli l’Italia divisa, frammentata in un pulviscolo di staterelli, con i papi sempre pronti a invocare nuovi invasori stranieri quando il loro potere temporale fosse minacciato, l’opposizione della Chiesa cattolica al nostro risorgimento, e il suo ruolo oggi nello spalancare e nel pretendere che spalanchiamo le porte all’immigrazione. Questa cecità non ci dice molto di più su ciò che sapevamo di cristianesimo e cattolicesimo, ma ci illumina sul cosiddetto laicismo.

Subito dopo la lettura, mi misi a buttare giù uno scritto che raggiunse presto le dimensioni di un libro: Altri motivi per non essere cristiani e meno che mai cattolici, che voleva colmare le lacune di Odifreddi. Scrivere un testo però e molto più facile che pubblicarlo, e così esso rimase nel mio hard disk fino alla cancellazione di cui vi ho detto.

In seguito, ho steso un articolo in cui sintetizzavo i contenuti di questo testo scomparso, ma di nuovo è emerso il dubbio che ne aveva bloccato la pubblicazione. Nonostante l’opinione negativa che ho della religione più diffusa in occidente, vale la pena di insistere su ciò? Non si rischia di introdurre ulteriori fratture in un ambiente umano già abbastanza frammentato?

Non è un mistero che alcuni di noi sono seguaci di Nietzsche e di Evola, mentre altri sono cattolici in modo più o meno tradizionale, non c’è fra di noi questione più divisiva della religione.

Questa situazione apparentemente paradossale trae origine dal fatto che l’idea politica che rappresentiamo è oggi pesantemente emarginata, abbiamo scelto di rialzare una bandiera caduta tre quarti di secolo fa, e questa è una scelta che può essere compiuta da due tipi di persone, o da chi è fortemente critico verso tutto ciò che gli è stato insegnato, o da chi accetta in toto quanto appreso, il più delle volte come lascito familiare, senza badare alle eventuali contraddizioni, ora, quello che conta, in termini politici, è dove qualcuno eventualmente punterebbe il fucile, non dove rivolge le sue preghiere, specialmente se ci si ritrova a difendere una trincea ristretta e sottoposta a continui assalti.

Quelli dotati di spirito critico fino a un certo punto o di apparente spirito critico, che amano sentirsi anticonformisti, ma hanno bisogno del conforto della presenza di tanti altri anticonformisti esattamente uguali a loro, perlopiù si ritrovano a sinistra.

Faute de mieux, vi riporto lo stralcio dell’articolo dedicato al laicismo:

“Chi ha seguito i miei scritti in questi anni, sa che non sono mai stato tenero verso il cristianesimo e ancor meno verso la Chiesa cattolica, e certamente non ho intenzione di cambiare ora che a capo del cattolicesimo siede Bergoglio, un comunista in tonaca che lavora alacremente per favorire l’immigrazione extracomunitaria e la sostituzione etnica.

Tuttavia, se avete letto con attenzione gli scritti in cui mi sono occupato di religione avrete notato che non sono stato tenero neppure verso atei e “liberi pensatori”. Faccio riferimento in particolare a tre articoli in cui me ne sono occupato, uno sull’Ateismo, poi Libero pensiero o pensiero libero, e La degenerazione del sacro nel mondo occidentale contemporaneo.

Nel primo facevo notare che l’ateismo difficilmente potrebbe avere un contenuto positivo, un contenuto qualsiasi al di là dell’affermazione che “Dio non esiste”, se non fosse storicamente associato con il marxismo, e prima della diffusione delle idee di Marx, esso non ha mai rappresentato un fenomeno di massa.

Da un certo punto di vista, in effetti, il marxismo si potrebbe considerare una forma laicizzata di cristianesimo, con la dialettica immanente della storia al posto di Dio, con un Gesù collettivo rappresentato dal proletariato, col partito al posto della Chiesa, con la realizzazione finale della società socialista senza classi in luogo del paradiso, e ha avuto una storia non dissimile fatta di odio per gli infedeli, inquisizione, eresie, scismi, sì che si può dire che i marxisti non meno dei cristiani abbiano coltivato l’arte di odiarsi a vicenda.

Nel secondo, vi ho raccontato dell’esperienza da me fatta con il CICAP. Gruppo a cui mi ero accostato per il lavoro assolutamente meritorio di esso nello smascheramento di medium, santoni e falsi fenomeni paranormali, tuttavia, non mi è stato certo difficile notare che quello spirito critico che costoro dimostrano nello studio dei fenomeni paranormali, si azzera completamente quando si tratta di politica, e che costoro si ritrovano invariabilmente nella tribù radicale (o +europea, che è lo stesso). In campo politico, si rivelano di un’incredibile cecità o dogmatismo: metteteli davanti alle prove che gli USA sono nostri padroni e non nostri amici, che la UE è una truffa finanziaria ai danni dei popoli europei, che la politica di Israele verso i Palestinesi si può solo definire genocida, state certi che non le vedranno.

“Libero pensiero”, mi accorsi, non significa affatto pensiero libero, ma pensiero rigido, di fatto incanalato in una setta non meno dogmatica di qualsiasi altra, e per quanto mi riguarda, non avrei difficoltà a sottoscrivere le parole del grande Arturo Reghini: “Ai liberi pensatori mancano due cose per essere davvero tali: essere liberi ed essere pensatori”.

È ovvio che La degenerazione del sacro nel mondo occidentale contemporaneo non riguarda il sacro in sé, che come tale, non può degenerare, ma la sua percezione da parte dell’uomo moderno (occidentale contemporaneo, perché dubito che ad esempio in Medio Oriente le cose siano diverse da mille anni fa).

Questi “liberi pensatori” anticlericali non sono nemmeno troppo furbi: ad esempio, si sono divertiti a inventare pseudo-religioni per dileggiare il dogmatismo della Chiesa cattolica: il culto pastafariano, ossia del Mostro Volante Fatto Di Spaghetti, e quello dell’Invisibile Unicorno Rosa, ma non hanno tenuto conto del fatto che è impossibile inventare qualcosa di tanto assurdo da non trovare qualcuno disposto a crederci, col risultato che oggi queste religioni “di fantasia” col loro seguito di credenti, esistono davvero. Tutto ciò dimostra quanto sia oggi puerile l’approccio dell’uomo moderno al sacro”.

L’altro testo vittima della formattazione di cui vi dicevo, era basato su di un progetto, diciamolo pure, ambizioso, ed era rimasto in sospeso proprio perché mi sembrava di aver compiuto un lavoro anche troppo velleitario. L’avevo intitolato Manuale di controstoria. L’idea su cui si basava era questa: certamente vi è familiare il termine revisionismo: prendiamolo nella sua accezione più larga, significa rivedere, fare i conti con la storia che ci viene raccontata, in opposizione alla storia “ufficiale”, oggi trasformata in una vera e propria ideologia che ci si cerca in tutti i modi di imporre.

A guardare bene, non esiste un revisionismo, ma due: da un lato, ed è ovvio che sia così, quello che riguarda la storia contemporanea, dall’altro, quello che concerne la tematica delle origini, e sapete bene che in questo campo mi sono dato parecchio da fare, con le serie di articoli apparsi su “Ereticamente” sotto i titoli di Una Ahnenerbe casalinga e L’eredità degli antenati e con il libro Alla ricerca delle origini (edizioni Ritter), ma non sono stato certo il solo, vi potrei menzionare Michele Ruzzai, non solo con gli articoli apparsi su “Ereticamente”, ma con il lavoro compiuto sul gruppo facebook “MANvantara”, Gianfranco Drioli con l’eccellente libro Iperborea, la ricerca senza fine della patria perduta (sempre edizioni Ritter), e molte altre cose ancora, ma potremmo risalire a quelle che sono le fonti del pensiero tradizionale nella nostra epoca, a Religiosità indoeuropea di Gunther, alla splendida introduzione all’edizione italiana dello stesso libro scritta da Adriano Romualdi, a La dimora artica nei Veda di Tilak, a molti saggi e scritti di Julius Evola sull’argomento, e via dicendo.

Bene, mi sono detto, è possibile congiungere questi due revisionismi? Tra la preistoria e l’età contemporanea corrono almeno cinque millenni di storia documentata, è possibile che riguardo a essi ci abbiano davvero raccontato tutto giusto, le cose come veramente stanno, o non sia emersa una volta di più (o più volte) la tendenza a deformare i fatti in vista dell’imposizione dell’ideologia “politicamente corretta”?

Una volta partito da un simile assunto, non era difficile rendersi conto che le falsificazioni di cui è vittima la narrazione della nostra storia, sono numerose.

Lasciamo ora stare il discorso delle origini della civiltà che si pretende di collocare in Medio Oriente, questo è un punto che abbiamo visto molte volte. Contro lo “strabismo mediorientale” che affligge i nostri storici e archeologi e si riflette puntualmente nei libri di testo, c’è perlomeno la testimonianza evidente, chiarissima dei complessi megalitici che si ritrovano da un capo all’altro dell’Europa (compresa la nostra Italia, s’intende), più antichi di parecchi secoli delle piramidi egizie e delle ziggurat mesopotamiche.

Parliamo piuttosto della storia romana: qui abbiamo a che fare con un sistema di falsificazioni piuttosto articolato. Ma avete notato che quando se ne parla in termini di storia militare, non si parla altro che di Canne e di Teutoburgo? (E prescindiamo pure dal fatto che Teutoburgo fu un agguato consentito dal tradimento, in una vera battaglia in campo aperto i germani di Arminio sarebbero stati certo pesantemente sconfitti, come è avvenuto il più delle volte ai germani e a tutti i nemici di Roma). Ma cosa vogliono darci a intendere? Che i nostri antenati hanno costruito un impero che andava dalla Britannia alla Mesopotamia accumulando solo sconfitte?

Non parliamo poi del modo veramente infame in cui la grande fabbrica di menzogne hollywoodiana ha trattato e continua a trattare la romanità. Per essa, i Romani sono soprattutto quei cattivoni che perseguitavano immotivatamente(?) quei poveri cristiani, da Ben Hur, Quo vadis, fino a cose ben più recenti.

Se per un verso la romanità è pesantemente calunniata, altrettanto calunniosa è stata una certa “tradizione” storiografica verso il medioevo. Sarebbe stata un’età oscura di rinata barbarie quella che ha disseminato l’Europa di castelli e di cattederali, che ci ha dato la Summa Theologica di Tommaso d’Aquino, la Divina Commedia di Dante, la pittura di Giotto e figure di statisti eccezionali come Federico II di Svevia? Ce ne fosse oggi di simile oscurità!

Parliamo del risorgimento, anche qui la storiografia, in mano principalmente a storici di sinistra, è stata ed è calunniosa al limite del ridicolo: lo si vuole ridurre a un fenomeno esclusivamente borghese in cui le classi popolari non avrebbero avuto parte alcuna, invece che a un moto di riscatto nazionale esteso a tutti i ceti sociali. Davvero? Nel 1848, Brescia (la leonessa d’Italia) insorse per impedire agli Austriaci di prendere alle spalle l’esercito di Carlo Alberto, e questi ultimi non poterono riconquistarla se non dopo dieci giorni di feroci combattimenti. Nello stesso periodo, Venezia resistette alla riconquista austriaca per un anno e mezzo. Tutto ciò sarebbe stato fatto da quattro bottegai, un notaio e due farmacisti mentre i popolani assistevano a braccia conserte?

Questi storici di sinistra, accecati dal loro fanatismo ideologico, nemmeno si rendono conto di essere ridicoli agli occhi di chi conosce un po’ i fatti.

Insomma, per dirla con Gino Bartali, la storia come viene comunemente insegnata, “è tutta sbagliata, è tutta da rifare”.

A differenza di quanto è successo con Altri motivi, non tutti i capitoli del  Manuale di controstoria sono andati perduti, perché una parte di essi era già apparsa sotto forma di articoli autonomi su “Ereticamente”. Vi cito ad esempio Il fascismo e le sue interpretazioni. Qui contestavo l’interpretazione di sinistra del fascismo. Si può persino essere d’accordo che i fascisti sono stati aiutati nella loro ascesa dalla borghesia spaventata dalla rivoluzione d’ottobre avvenuta in Russia, ma i fascisti stessi chi erano? Leggendo gli storici di sinistra si ha l’impressione che fossero sbucati dal nulla, quasi degli alieni sbarcati a bordo di UFO. Quello che gli storici di sinistra non vogliono ammettere, è che il fascismo ebbe un consistente seguito popolare, di autentici proletari, che si rendevano conto che ciò che i comunisti avevano creato in Unione Sovietica non era affatto il “paradiso dei lavoratori” ma una feroce tirannide, e non volevano subire la stessa sorte dei russi.

Si può facilmente notare che il titolo riecheggia quello del libro Le interpretazioni del fascismo di Renzo De Felice, testo di uno dei massimi storici di quel periodo, oggi finito sulla “lista nera” degli antifascisti, non perché filo-fascista, ma perché si ostina a spiegare il fascismo con gli strumenti dell’analisi storica e sociologica invece che con la demonologia, perché preferisce il ragionamento allo scongiuro, alla definizione ridicola del fascismo come “male assoluto”, a cui si potrebbero fin troppo facilmente contrapporre gli orrori del comunismo (almeno 100 milioni di morti nei gulag sovietici e nei laogai cinesi) e quelli della democrazia (lo sterminio dei nativi americani da parte degli yankee, quattro milioni di vittime civili dei bombardamenti terroristici angloamericani delle città europee durante la seconda guerra mondiale, i due bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki).

Altri capitoli del Manuale sono apparsi come articoli autonomi sotto il titolo Opus maxime rethoricum, ispirato a una frase di Cicerone: “Historia est opus maxime rethoricum”, cioè, tradotto modernamente, “Scrivere la storia è soprattutto un lavoro di propaganda”, cosa di cui, abbiamo visto, abbiamo trovato ampia conferma.

Nonostante il titolo latino, però, si trattava degli ultimi capitoli del Manuale, riguardanti il presente e il prevedibile futuro che ci attende a breve scadenza, cioè l’ondata migratoria di extracomunitari che ha invaso l’Europa e soprattutto l’Italia a partire dalla fine della Guerra Fredda, che non è affatto un fenomeno spontaneo, ma l’attuazione di un piano calcolato, concepito allo scopo di imbastardire e distruggere i popoli europei, il piano Kalergi, concepito già negli anni 20 ma che ha subito due lunghissimi stop, prima per l’emergere dei fascismi, poi per la Guerra Fredda (quando avrebbe potuto portare per reazione gli europei a buttarsi nelle braccia dell’Unione Sovietica). Dopo una lunghissima pausa, il conto della nostra sconfitta nella seconda guerra mondiale, ci viene presentato adesso (non siamo stati sconfitti solo noi e la Germania, ma tutti i Paesi europei, anche quelli nominalmente vincitori).

Si dice del diavolo che una delle sue più grandi astuzie è quella di farci credere che non esista. Del diavolo non so nulla, ma questo detto si attaglia bene al piano Kalergi e a coloro che lo stanno attuando, anche se non occorre un’astuzia diabolica per notare le tracce evidenti che lasciano.

Io adesso non vi so dire se cercherò di ricostruire questi testi. La polemica anti-cattolica di Altri motivi è forse meglio lasciarla da parte, e il Manuale di controstoria era forse un progetto troppo vago. Quello di cui vi posso dare assicurazione, è che il mio impegno in difesa della verità contro le menzogne del “politicamente corretto”, in una forma o nell’altra, continua.

1 Comment

  • Giorgio Vitali 26 Giugno 2022

    Forza e koraggyo. La Werytà verrà a galla. Fra molto tempo. GV

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