14 Aprile 2024
Controstoria Storia

“I fascisti hanno tre strade aperte: galera, ospedale, cimitero”…(seconda parte)

di Giacinto Reale
La sera del 12 marzo del 1921 nasce il fascio di Arezzo; un ex volontario di guerra che presiede la riunione, chiude il suo intervento con queste parole: “Dovete sapere che i fascisti hanno tre strade aperte: GALERA, OSPEDALE, CIMITERO”
Ecco, provo a partire da qui per approfondire  la questione della “violenza squadrista”…..le sorprese non mancheranno
Per “scendere nel concreto”, bisogna distinguere tra violenza alle cose (sedi di Partito, sindacali, istituzionali) e violenza alle persone (fascisti da una parte e “sovversivi” dall’altra), con morte conseguente; impossibile spingersi oltre, perché, per esempio, il numero dei feriti – talora anche con lesioni permanenti  non è mai stato attendibilmente censito.

Va preliminarmente precisato che sedi fasciste devastate o incendiate ce ne sono veramente poche; qualche raro tentativo, peraltro, viene prontamente sventato; a Muzzano del Turgorano (Tv), per esempio,  il 30 ottobre del ’22: “un nucleo di donne fasciste, capitanato dalla squadrista Scarpa, si arma e reagisce al tentato assalto social-comunista della sede, sguarnita per la partenza degli uomini mobilitati per la Marcia. L’arrivo di alcune squadre autocarrate da Udine, avvertite telefonicamente, risolve la situazione a favore dei fascisti”. (1)

Questo anche perché le sedi fasciste sono, nella quasi totalità, modestissime, al limite del tugurio: uomini d’azione, con una spiccata propensione al movimento, gli squadristi si accontentano anche di una stanzetta, con quattro sedie e un tavolo; il massimo è quando c’è anche un ritratto di Lenin o Marx “preda bellica” a far da sputacchiera.

Viceversa, le sedi del Partito socialista, e, soprattutto di Leghe e Sindacati sono spesso, nelle grandi città, al limite dello sfarzoso, esibizione di potenza  che si vuole contrapporre a quella dello Stato, e dovunque, anche nei piccoli centri, fungono da alloggiamenti per Stati Maggiori dai quali partono ordini di sciopero, imposizione di taglie, disposizioni di boicottaggio.

Ecco perché distruggere una sede, anche col fuoco, assume un duplice significato: indebolisce il nemico privandolo di documenti, materiali e collocazione “fisica”, e impressiona l’opinione pubblica facendo  crollare il mito delle potenza e della invincibilità dei protagonisti del biennio rosso.

Per quanto riguarda i numeri, non ci sono dati assolutamente precisi: possono essere di utile riferimento quelli citati da Tasca che, parla di “distruzioni fasciste nel primo semestre del 1921”, ed elenca 726 devastazioni totali, così suddivise: 141 Sezioni e Circoli socialisti, 119 Camere del lavoro, 107 Cooperative, 100 Circoli di cultura, 83 Leghe contadine, 50 Case del popolo, 53 Circoli ricreativi, 28 Sindacati operai, 17 giornali e tipografie, 10 biblioteche popolari, 8 società mutue e 1 Università popolare. (2)

Precisato che oltre la metà di queste devastazioni avvengono sopra Firenze, va aggiunto che i numeri:
  • sono da prendere con cautela perché tratti in gran parte dalla “Storia della rivoluzione fascista” Chiurco e dalla “Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti  in Italia”, lavori nei quali le contrapposte esigenze di propaganda facevano sì che “il ribaltamento di due vecchie scrivanie in una Lega diventava per entrambi una distruzione totale”(3)
  • sono, letti così, ingannevoli, in quanto, in gran parte dei casi, Sezione, Circolo di cultura, Circolo ricreativo, biblioteca popolare hanno sede in un solo edificio  e spesso sono poco più che una serie di targhe messe fuori all’ingresso
    ; e, infatti, per lo stesso periodo, l’Avanti del 17 giugno del 1921 parlerà “solo” di 363 distruzioni.

Comunque, se si vuole ragionevolmente estendere questo dato numerico al 28 ottobre del ’22, appare credibile attestarsi intorno ad un definitivo totale inferiore ai 1.000 “sfasciamenti” (non sempre seguiti dal fuoco) fascisti

Dopo il primo semestre del 1921,  inizia infatti la curva declinante della violenza squadrista, se non altro perchè, da allora in poi, ci saranno sempre meno obiettivi da colpire in quanto “veramente” pericolosi.
Più documentato, per ovvi motivi, il discorso relativo ai caduti, anche se non offre dati “scientificamente”confrontabili, perché non combacianti nei riferimenti temporali e nemmeno nelle cause di morte, come si dirà di seguito:
  • per i fascisti possono essere ritenute attendibili le cifre fornite, alla fine del 1923, dalle Autorità di PS al Governo (4): un totale di  433 caduti   fra il 1919 e il 1923; dato abbastanza vicino a quello di 313  che sarà indicato da Salvemini nel 1928 (5),  e che si fermerà, però, al 28 ottobre del 1922

Questo perché, come giustamente fatto rilevare dallo stesso Salvemini, i suoi numeri, tratti dallo spulcio dei giornali, vanno maggiorati di  un 30-50%, perché di norma escludono il numero dei feriti del cui eventuale successivo decesso non veniva data notizia.
In conclusione, un  totale di poco inferiore ai 500 caduti può essere ritenuto credibile
  • per gli antifascisti possono essere ritenute attendibili, in assenza di una statistica “ufficiale”, le cifre fornite sempre da Salvemini, tratte dalla minuziosa verifica del Corriere della Sera: 109 morti tra giugno 1919 e settembre 1920 (di cui solo 22 “attribuibili” ai fascisti) e 406 da ottobre 1920 a ottobre 1922.(6)

Applicando anche qui alle 428 vittime dei fascisti la maggiorazione già vista, un numero appena superiore ai 500 caduti può essere ritenuto credibile.


Se si considerano, almeno,  la grossa disparità numerica tra le forze in campo all’inizio della contesa e la diversa capacità “militare” dei contendenti, non si può non notare come questa triste contabilità si chiuda, contrariamente a quanto normalmente ritenuto, a sfavore dei fascisti. Va, infatti ricordato che:
  • il Partito Socialista ottiene, alle elezioni del 1919, 1.800.000 voti (ai quali vanno aggiunti 1.200.000 dei popolari che saranno quasi ovunque in campo contro i fascisti) a fronte dei 4.500 della lista fascista a Milano; l’enorme divario durerà sempre: ancora nel 1921, socialisti, popolari e comunisti eleggeranno 246 Deputati contro i 35 mussoliniani
  • i protagonisti nelle azioni social-comuniste sono in gran parte contadini e operai (al più con un’esperienza trincerista da fantaccini) trasformati in attivisti armati di Partito, mentre i loro avversari per lo più  provengono  da truppe scelte e rodate da anni di vita bellica “di attacco” più che di trincea, capaci di arrecare il massimo danno al nemico, limitando, nel contempo, i propri rischi, se non altro per un accorto utilizzo delle armi della sorpresa e della rapidità

Per non parlare dello “spirito” che animava i contendenti delle due parti, e sul quale dirò poi qualche parola.

Resta da affrontare il discorso statistico degli arresti e delle denunce che, aldilà della fredda sequenza dei numeri, ha delle evidenti implicazioni nel giudizio storico-politico del quadriennio.
(fine seconda parte)
NOTE
(1)       Giorgio Alberto Chiurco “Storia della rivoluzione fascista”, Firenze 1929, vol V, pag 107
(2)       Angelo Tasca, “Nascita e avvento del fascismo”, Bari 1965, vol I,     pagg 180-181
(3)       Giordano Bruno Guerri, “Italo Balbo”, Milano 1984, pag 78
(4)       Vedasi: Paolo Fabbri, “Le origini della guerra civile”, Torino 2009, pag 617
(5)       Gaetano Salvemini, “Scritti sul fascismo”, Milano 1961, vol I pag 63-64
(6)       Gaetano Salvemini, cit, pag 19

Nella foto: Enrico Prampolini, “15 aprile 1919”, pannello per la Mostra della Rivoluzione Fascista, 1932

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