13 Aprile 2024
Controstoria Storia

LE FASCISTE, ALLE ORIGINI (prima parte): a Fiume c’è un po’ di confusione…

 di Giacinto Reale
Il nome di tutte le donne fiumane è ardenza
Il nome di tutte le donne fiumane è pazienza
Il nome di tutte le donne fiumane è resistenza
La Prima Guerra Mondiale rappresenta una vera rivoluzione per il mondo femminile: sul territorio nazionale si hanno donne conducenti di tram, operaie, postine, ecc., in sostituzione degli uomini al fronte, nelle immediate retrovie le crocerossine partecipano degli stessi disagi e sacrifici dei combattenti.
Perciò, come sarà difficile “rimettere al proprio posto” il ventenne che è stato Comandante di uomini, che ha ucciso e rischiato di essere ucciso, e spesso è  tornato a casa decorato, così sarà arduo pretendere che le donne, che hanno dimostrato di valere quanto gli uomini tornino al solo ruolo di madri e mogli.

Anche nella cosa pubblica: la prima grande partecipazione di donne alle avventure della politica nazionale si ha a Fiume, dove, peraltro, l’elemento femminile è già un passo avanti rispetto al resto dell’Italia (le donne qui hanno diritto al voto già prima della marcia di Ronchi).
Alla partenza dei Granatieri, disposta dal Governo e vista come un tradimento, il 25 agosto del ‘19, ci sono : “parossistiche dimostrazioni di folla, vestita di bianco, rosso e verde, con le donne che si gettavano in ginocchio dinanzi ai partenti, supplicandoli di non lasciarle nelle mani dei croati”; poi l’attività  “cospiratoria” continua, senza limiti di età, come testimonia Riccardo Frassetto, uno dei sette “giurati di Ronchi”:
A Fiume… Nicolina Fabris… era una donna sulla sessantina, di stirpe veneta, di sentimenti italianissimi… durante la guerra italo-austriaca, si prodiga per alleviare le sofferenze dei nostri prigionieri, e sfida più volte il rigore e la vendetta degli sbirri ungheresi… Né basta: ella riuscì anche a sottrarre alle ricerche della polizia un certo numero di prigionieri fuggiti dai campi di concentramento, alcuni dei quali ricoverò e nascose nella propria abitazione… All’ingresso delle truppe italiane a Fiume, la troviamo in prima fila, ad accogliere  i liberatori… la casa Fabris diventa un circolo di italianità. La signora è più che un’amica, una mamma, e tutti le vogliono bene come si può voler bene alla mamma… Il gruppetto ribelle (si tratta dei Granatieri intenzionati a tornare a Fiume ndr) vuole interpellare anche l’intrepida “mamma dei Granatieri”… si tiene, allora, consiglio di guerra: “Benedeti fioi, diseme cossa posso far, e mi son tuta a vostra disposizion” “Senta, mamma, ci serve un buco dove nasconderci. Noi non vogliamo, non possiamo partire come cani. Resteremo a Fiume, siamo sette, pochi in verità, ma decisi a vender cara la pelle” “Va ben, el posto ve lo trovo mi, ma e dopo, cossa xe che farè ?”.
Ma sono le giovani che prendono presto in mano la situazione: tra loro ci sono innanzitutto le “entusiaste della causa”, che si impegnano in ruoli diversi: crocerossine (l’americana Madeleine Whiterspoon Dent Gori-Montanelli), insegnanti (la bergamasca Tullia Franzi, studiosa di Dante e di Manzoni), propagandiste (ogni fiumana diventa vessillifera dell’italianità della città), con sconfinamenti anche nel campo più squisitamente militare: 289 di esse, particolarmente audaci, combattive  e intraprendenti vengono nominate “legionario onorario”, e la cosa scandalizza non pochi, come commenta divertito Leone Kochnitky:
Tra gli Arditi di D’Annunzio c’è una donna…Una donna che, sopra una succinta gonna grigio-verde porta la giacca con risvolti neri. Ha il gradi di Tenente: prende parte alle marce, alle esercitazioni; con virile grazia, quest’anima ben temprata si piega alle necessità rudi del blocco, vigilando alla salute morale e alla disciplina delle ”sue” truppe, perorando la causa loro presso il Comandante: costantemente la si vede a fianco di Rossi Passavanti”.
La donna, va precisato, è la Marchesa Margerita Incisa di Camerana, che poi sposerà Elia Rossi Passavanti, Comandante della Disperata.
Si mettono in mostra anche quelle che potremmo definire le “partecipi della causa”, che sono la maggioranza della popolazione femminile cittadina, trascinata dall’entusiasmo dei giovani Legionari, in un vortice di avventure  – anche amorose – senza precedenti…pure in questo caso, i bacchettoni della vecchia Italia si scandalizzano: Filippo Turati racconta alla sua compagna Anna  Kuliscioff i pudori di Francesco Saverio Nitti:
Il povero Nitti è furibondo per le cose indegne di Fiume. Stamattina fui da lui, e mi rovesciò addosso tutta la sua bile… Fiume è diventata un postribolo, ricetto di malavita e di prostitute più o meno high life… Purtroppo non può dire alla camera tutte queste cose, per l’onore d’Italia”.
Ciò, in un clima generale al quale fanno da sfondo l’introduzione del divorzio (ne usufruiranno, tra gli altri, Guglielmo Marconi, Vilfredo Pareto, Maffeo Pantaleoni e Domizio Torreggiani) e la diffusa tolleranza verso l’omosessualità (Giovanni Comisso, Sandro Pozzi, Henry Furst, Guido Keller e Leone Kochnitky).
Un gruppo a parte sono le donne del Vate, che pure non manca di rimbrottare i suoi Ufficiali:
Una cosa devo dire a voi giovani… ed è strano che proprio io ve la debba dire, io che ho subito così potentemente l’impero della giovinezza, ma posso dirla, perché da quando sono a Fiume vivo in una castità francescana, mentre voi sorpassate tutti i limiti…Noi siamo accerchiati, la lotto è forse imminente, occorre tener ben saldi i muscoli”.
“Castità francescana” ? Non si direbbe: oltre a Luisa Baccara (e, forse, alla sorella Jolanda) ci sono la canzonettista Lilì de Montresor, “Barbarella”, “Bianca la piccola”, “Gr bruna e molle”, una “maestrina di Merano”, ed altre appassionate visitatrici.
La smania erotica di D’Annunzio assume forme tali che Comisso e Keller, per il Carnevale del 1920, memori di una festa medievale fatta a Treviso, che era stata causa di una guerra tra Padova e Venezia, pensano di schierare le più belle fiumane a difesa di un castello (ricavato da uno stabilimento balneare sul molo), al quale uomini di tutte le nazionalità presenti a Fiume avrebbero dato giocoso assalto, per rapire la “bella castellana”, individuata in  Baccara, l’ amante in carica del Vate.
I birbanti pensano, in realtà, di prendere la pianista “metterla in una gabbia come una gallina e portarla in un’isola deserta, dal momento che le addebitano una certa svagatezza di D’Annunzio… Il poeta, però, ha sentore del fatto, e vieta la festa.
Di qui a qualche mese, il clima scanzonato di Fiume dovrà cedere  il passo a quello più crudo dello scontro tra le squadre fasciste e i loro avversari: anche lì, però, le donne sapranno farsi valere… come vedremo.

(segue)

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