17 Aprile 2024
Filosofia

La causa di tutto: l’unificazione corporea dell’umanità – Antonio Filippini

La causa di tutto è la “teoria del corpo unico” o unificazione corporea dell’umanità. Si intende con questo, la pretesa di trasformare l’intera umanità in un unico gigantesco individuo corporeo, che sia in tutto e per tutto simile al piccolo corpo individuale.

Una nazione che fosse effettivamente autonoma e indipendente e con una propria distinta cultura, sarebbe per questo un singolo corpo individuale, e questo vale anche per ogni stato, cultura, religione, etnia, razza; allora si avrebbe che sul pianeta esisterebbero tanti corpi individuali quanti sono gli stati o le nazioni, le culture, le religioni, le etnie, le razze. Loro non vogliono assolutamente che sul pianeta esistano tanti corpi individuali separati, e allora per ridurre tutto “ad unum”, si deve per forza distruggere tutti questi elementi (si risolve il problema distruggendo il problema stesso, ed è come risolvere il problema del mal di testa tagliandosi via la testa!).

Il capitalismo, il comunismo, il collettivismo, l’economicismo, le multinazionali, l’ultraliberismo economico, la libera circolazione di merci, denaro e uomini, il primato della finanza e dei banchieri, il governo unico mondiale, la società multirazziale ecc., tutti questi fattori si inquadrano perfettamente nel grande disegno dell’unificazione corporea dell’umanità e non avrebbero senso al di fuori di essa, anche se all’interno di questi movimenti c’è sempre qualche ingenuo che crede veramente alla bontà di queste ideologie, mentre si tratta solo di strumenti usati per realizzare la grande trama occulta.

Il nostro corpo fisico possiede un unico cervello, un unico sistema nervoso, un unico sistema sanguigno, un unico apparato digerente ecc. allora lo stesso deve essere per il corpo unico dell’umanità, da qui l’accentramento dei mezzi di produzione, delle risorse energetiche, alimentari, intellettuali, militari ecc. fatto attraverso le multinazionali e i cartelli bancari. Il nostro corpo fisico è mosso da un’unica volontà e possiede un’unica sensibilità e un’unica coscienza, ecco allora il governo unico mondiale che decide per tutti, un unico modo d’essere, un’unica coscienza collettiva. L’imitazione si è spinta oltre, investendo l’elemento inorganico, ecco allora il denaro che imita il sangue, la rete internet con i suoi centri di smistamento imita il sistema nervoso, i mass-media sono il verbo, l’organo di espressione, tutti questi elementi devono essere concentrati in poche mani (che sono sempre le stesse), altrimenti la cosa non avrebbe senso. Le banche creano denaro dal nulla così come là il midollo osseo crea continuamente cellule sanguigne nuove. Il denaro deve circolare dappertutto muovendo materiali e beni e ossigenando l’economia, così come là il sangue circola dappertutto trasportando sostanze nutritive e ossigeno. I mezzi d’informazione sono il verbo, da qui la necessità del loro controllo totale da parte di un potere centrale.

Qualsiasi evento o vicissitudine umana può essere interpretata in chiave corporea, ma la cosa è decisamente alienante e degradante, perciò non si comprende che senso possa avere prendere come riferimento il corpo fisico materiale umano, si tratta di un’inversione di punti di vista e quindi di un’inversione gerarchica, oltre che di maneggi di tipo cabalistico.

La tolleranza massonica è l’AIDS del corpo unico dell’umanità, il comunismo è l’amebiasi, l’individualismo e l’anarchismo sono il cancro, la psicanalisi è la sifilide, lo scientismo moderno è la calcolosi, le rivoluzioni moderne sono scariche diarroiche ecc.

Quando il buonsenso popolare percepisce qualche forzatura, si lascia andare a un feroce sarcasmo, e così il buonsenso popolare francese ha definito quella piramide capovolta costruita davanti al Louvre: “il buco del culo del diavolo”, brillante risoluzione del delicato problemi di alta metafisica inerente l’unificazione corporea dell’umanità: a chi facciamo recitare la parte del buco del culo dell’umanità? Un altro caso è quello dei fascisti, che trattavano con l’olio di ricino i loro avversari, in genere rossi; troppo giusto! Facevano venire la diarrea a coloro che avevano fatto venire la diarrea all’umanità!

L’unificazione corporea dell’umanità implica il controllo assoluto dell’intera umanità da parte di una piccola cerchia di “eletti”, e tale falso mito è una suggestione diffusa da questa piccola elite per giustificare la propria azione, nascondendola dietro ideali filantropici, umanitari, buonisti, mentre in realtà ciò che interessa a costoro è il potere assoluto, il poter muovere l’intera umanità a loro piacimento, come si può muovere una mano, cosa che sta già accadendo sotto i nostri occhi, basta vedere l’adeguamento automatico del basso popolino alle parole d’ordine e alle mode “inventate” dal potere.

Pesante sarà il condizionamento così subito dal singolo individuo, che potrà diventare perfino di ordine genetico; così come là nell’alveare le api sono geneticamente predisposte per assolvere le varie funzioni, lo stesso accadrà per i singoli individui umani, condizionati anche geneticamente e soffocati e mossi dallo psichismo collettivo. Il singolo individuo, spogliato da ogni fattore qualitativo di ordine superiore e ridotto a semplice entità numerica, sarà costretto a adorare e servire quella “bestia finale” che è il collettivo umano ridotto a corpo unico, cioè un semplice insieme di entità numeriche prive di forma e senza nessuna qualifica, mosse tutte come automi e come api nell’alveare.

Qui si intravvede di nuovo l’azione della cospirazione immanentista, caratterizzata dal cortocircuito in orizzontale o interdipendenza tra il principio creatore e la cosa creata.

Il piccolo io individuale è collegato direttamente al grande io collettivo in un rapporto interdipendente, illudendosi così di aver creato il miracolo della cosa una, mentre si tratta in realtà di una collettività di automi. L’immanentismo nega per principio il rapporto trascendente e quindi nega ogni forma di trascendenza, perciò è costretto a realizzare l’unità per mezzo dell’uniformità e dell’interdipendenza, oltre che con la quantità, perché la qualità è soggetta a gerarchia e quindi è governata dal rapporto trascendente.

L’essenza dell’inganno che sta alla base dell’unità immanentista, consiste nello spacciare il collettivo per il sovraindividuale, mentre in realtà è il sub-individuale. Il singolo individuo, allargandosi verso i tanti, in nessun caso trascende la propria condizione individuale, la annega solo nel numero, divenendone sempre più schiavo e alla fine la dissolve nell’infraumano e nell’infracorporeo. Il corpo unico dell’umanità, sempre corpo fisico, materiale e umano è, non vi è stato nessun trascendimento, ma solo un allargamento in orizzontale e quindi una maggiore massificazione quantitativa.

Il vitalismo immanentista è interessato solo all’interazione tra le cose, tra gli esseri e gli ordini molteplici di realtà, e ha commesso l’errore di coltivare questa interazione fine a sé stessa, disinteressandosi della natura e dell’essenza dei vari fattori che possono interagire, che così sono dati tutti come eguali e interdipendenti. Tutto questo è già implicito in coloro che parlano di “Vita” con la maiuscola, nel senso che la concepiscono come una divinità a sé stante. Va da sé che l’esaltazione dell’interazione concepita fine a sé stessa, equivale alla negazione dell’Essere che è ciò che è, l’essenza dell’Essere è asservita al suo processo manifestativo (nominalismo, immanentismo), l’Essere, può essere solo manifestandosi, se non si manifesta, non è in grado di essere, (rigido determinismo cabalistico) che significa negare la vera Realtà metafisica, il vero principio originario di ogni cosa. Invece di concepire l’interazione in funzione dell’Essere, il vitalismo immanentista ha capovolto la cosa, concepisce l’Essere in funzione dell’interazione.

Il fenomeno vitale è tale in conseguenza del fatto che il processo creativo non è eseguito una volta sola per tutte, ma si reitera continuamente. Nel caso edile, c’è l’architetto che progetta, il muratore che esegue e poi c’è il materiale di base; l’interazione tra questi fattori avviene una volta sola per creare quella data cosa, poi ciascuno va per i fatti suoi. Nell’organismo biologico i tre fattori devono essere costantemente attivi per mantenere in vita l’organismo, soltanto con la morte ogni elemento va poi per i fatti suoi. Va da sé che l’esaltazione dell’interazione vitale, concepita per giunta fine a sé stessa, non rende giustizia alla cosa, così come è un errore stabilire rapporti democratici, egualitari e interdipendenti tra l’architetto, il muratore e il mattone, che in realtà si trovano in rapporto gerarchico. La fatale conseguenza sarà che i tre fattori creativi, che in realtà sono la causa, sono asserviti all’effetto finale, l’edificio in muratura, che è il gran dio che tutto ha determinato, che ha concepito l’architetto, il muratore e il mattone affinché potessero costruirlo (umanismo, antropomorfismo, idealismo): allucinanti e demenziali contorsionismi immanentisti. I fatti invece dimostrano che l’architetto e il muratore, in quanto esseri, e perfino il mattone, possono tranquillamente esistere ed essere ciò che sono senza progettare e costruire alcun edificio, e senza l’esistenza di alcun edificio, ed anche senza alcuna interazione (secondo la tradizione tolteca, oltre gli esseri organici esistono anche esseri inorganici).

La condizione individuale è un vicolo cieco privo di sbocchi, è come un sacco che è chiuso in basso ma aperto in alto, tutti possono verificare di trovarsi “insaccati” nella propria condizione esistenziale, con poche o nulle possibilità di mutarla. Le possibilità di sviluppo ci sono soltanto verso il sovraindividuale, continuando a premere verso il basso, si finirà nell’infraindividuale, si uscirà dal sacco in forma negativa e invertita, si diventerà terreno su cui poggia il sacco.

Il buonismo, il sentimentalismo, il moralismo, l’umanitarismo, uniti alla politica dei “piccoli passi”, sono i mezzi principali usati per eliminare ogni resistenza e per convincere il popolano della bontà dei propri scopi, mentre in realtà si tratta di un autentico terrorismo ideologico e psicologico, che si serve del linciaggio morale per tenere in riga i recalcitranti.

Il falso mito dell’unità è di pretta derivazione ebraica, gli ebrei sono sempre stati ossessionati dal mito dell’unità, da quel certo mito dell’unità relativo all’umanità, e lo hanno poi trasmesso ai massoni che lo hanno a loro volta trasmesso ai teosofi. Si tratta di un tipo speciale di unità, un’unità “in materia” e non “in spirito”; si pretende assurdamente e stupidamente di realizzare con la materia quell’unità che è possibile realizzare solo con lo spirito. I conti sono presto fatti: un’unità “in materia” è possibile realizzarla solo per mezzo dell’uniformità, la quale si può a sua volta realizzare solo spogliando gli esseri umani di tutti i loro fattori qualitativi in modo da ridurli a semplici entità numeriche; si tratta di una pseudo unità quantitativa, costituita da tanti numeri uno.

L’uniformità non ha nulla a che vedere con la vera unità, è solo la sua parodia, la quale è un’imitazione dispregiativa volta a infangare e rinnegare ciò che imita.

L’unificazione corporea dell’umanità è un’unità meccanica ottenuta a posteriori, stroncando la libertà e l’autonomia dei singoli fattori individuali, questa unità è l’esatto contrario della vera unità organica, che fa riferimento a un principio sovraindividuale, che come tale non può reprimere né stroncare l’autonomia dei singoli fattori individuali, li riprende e li coordina tutti nel loro principio superiore. L’unificazione corporea dell’umanità è un tipico mito umanista e immanentista, difatti dietro il pretesto del volere il bene dell’umanità, si prende come riferimento la forma e la condizione umana in sé, mettendola al vertice della piramide e facendone un assoluto. L’immanentismo lo si ritrova nel rapporto interdipendente così stabilito tra il singolo io individuale e il grande io collettivo. L’io individuale dipende dall’io collettivo, questo a sua volta dipende dai tanti io individuali e quindi li costringe e li inchioda in questa condizione per poter essere ciò che è: collettivo.

L’unificazione corporea dell’umanità è la conseguenza della strumentalizzazione dell’analogia ermetica, questa di solito è riassunta in quella grossolana formula che dice: “Come in alto, così in basso”, che può diventare: “Come nel piccolo, così nel grande o viceversa”. Tanto di cappello all’analogia, ermetica o non, chiave della comprensione universale, ma qui ci troviamo di fronte alla sua strumentalizzazione e alla sua interpretazione meccanicistica, fatte per mere ragioni di potere. È un errore ridurre l’analogia a qualcosa di meccanico (pesante retaggio del cabalismo ebraico), peggio ancora usarla per manipolare la realtà allo scopo di trarne profitto; l’analogia deve essere solo un metodo di comprensione, il trasformarla in un metodo di manipolazione, questo implica invertirne il senso e quindi rovesciare il rapporto gerarchico, che significa pretendere di asservire il superiore all’inferiore o comunque che il superiore obbedisca all’inferiore.

La mania unificatrice dell’ebraismo che ha nell’unificazione corporea dell’umanità uno dei suoi effetti più vistosi, deriva dal rigido determinismo implicito nella sua tradizione cabalistica. Conseguenza fatale di tale determinismo sarà che il Principio supremo (così come qualsiasi principio iniziale) è soggetto a necessità e schiavo della sua natura. Naturalmente non è possibile concepire un Assoluto o un Infinito che siano schiavi di sé stessi, perché se lo fossero, non sarebbero nemmeno un Assoluto e un Infinito.

Secondo il rigido determinismo cabalistico, l’Essere che è davanti allo specchio è la causa e il suo riflesso nello specchio è l’effetto. Apparentemente sembra un’impostazione ineccepibile, in realtà è ambigua e anche fuorviante, perché così l’Essere può essere solo proiettando il suo riflesso nello specchio, e si stabilisce un rapporto interdipendente tra l’Essere e il suo riflesso. L’impostazione corretta è: “Non è l’Essere che è, ma solo il suo collocarsi davanti allo specchio la causa che avrà come effetto il riflesso nello specchio”. L’Essere permane sempre di là dalla causa e dall’effetto, è solo la sua azione che è soggetta a necessità, il mettersi davanti allo specchio è appunto un’azione che sarà causa di un effetto: il riflesso nello specchio. L’Essere, se agisce, dovrà sopportare le conseguenze della sua azione, ma non è affatto obbligato ad agire per poter essere, come invece vuole il rigido determinismo cabalistico.

Ciò che qua è l’obbligo per l’Essere di agire altrimenti non sarebbe in grado di essere, trasposto là diventa l’obbligo dell’unificazione corporea dell’umanità affinché l’uomo possa possedere uno spirito unitario e l’umanità sia ciò che sia; anche se i campi d’azione sono diversi, si tratta sempre di un obbligo, pena l’impossibilità di “essere” o di “realizzarsi”.

Un’altra giustificazione addotta dagli immanentisti per spiegare l’unificazione corporea dell’umanità, è sempre basata sulla gestione allegra dell’analogia, e si fonda sul seguente ragionamento: così come la nostra coscienza individuale poggia sul nostro corpo fisico, può esistere una coscienza più grande che prende come corpo l’intera umanità, una più grande ancora che prende come corpo il pianeta Terra, il sistema solare, la galassia, l’universo intero. In questo caso è doverosa la sottile distinzione tra ciò che determina e ciò che è stato determinato. La coscienza immanente è una coscienza riflessa, è l’immersione orizzontale nel tutto definito, per poter immergersi in questo tutto, tale tutto deve prima esistere, si tratta quindi di un tipo di coscienza che può venire in esistenza solo dopo, ed è intimamente associata al tutto esistente. C’è un’unità principiale che determina la complessità organica, questa, una volta in essere, trasuda a sua volta un altro tipo di coscienza, che appunto per questo è “coscienza riflessa”.

Il corpo umano, il corpo dell’umanità, il corpo del sistema solare, il corpo della galassia, sono tutti corpi che nel loro specifico modo sono corpi individuali. Tutti questi corpi sono la proiezione simbolica di qualcos’altro di più elevato che era da prima e perciò era ed è da sé stesso, che significa che può “essere” tranquillamente anche senza la proiezione di alcun simbolo. Ragioni di completezza fanno si che ogni stato realizzativo dell’Essere abbia la sua proiezione simbolica esteriore; attenzione però, non si tratta di dipendenza, ma solo di convenienza. Lo stesso Guenon invita a non confondere l’analogia con l’identità e la corrispondenza con l’assimilazione; tra uno stato superiore dell’Essere e la sua proiezione simbolica esteriore, può esserci la stessa differenza che esiste tra l’ossigeno dell’aria e la sua sigla scritta su di un pezzo di carta. Un eventuale dio che per poter essere ciò che è e per essere cosciente di sé stesso ha bisogno dell’esistenza della galassia oggettiva e materiale, tale dio è meglio perderlo che trovarlo, è un dio decaduto!

Un altro equivoco è basato sull’azione retroattiva, si reputa necessaria e obbligatoria l’unificazione corporea dell’umanità, anche forzata e materiale, per poter risvegliare il suo principio unitario, questo rappresenta il classico mettere il carro davanti ai buoi, o lo spingere la macchina per caricare la batteria.

Un’altra credenza riguarda l’iniziazione collettiva, si crede in un’iniziazione collettiva, che può essere realizzata solo riducendo l’umanità a corpo unico, in modo da poterlo “iniziare” verso stati superiori come il piccolo corpo individuale; solo che il corpo fisico è soltanto un supporto, l’iniziazione riguarda stati di coscienza superiori, non può essere ottenuta in modo meccanico e automatico. Si tratta di credenze molto suggestive e fondamentalmente erronnee (e parecchio interessate) che hanno mietuto molte vittime.

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