13 Aprile 2024
Infanzia Leo Valeriano Stupore

La capacità di stupirsi

  
di Leo Valeriano


I BAMBINI FANNO “OH”.
La nostra è una società complessa formata da miliardi di persone che si incontrano, si sfiorano, si scontrano formando uno strano amalgama in cui tutti sembrano interessarsi di tutto, ma dove è soprattutto il pettegolezzo, il cosiddetto Gossip, a ricevere le maggiori attenzioni. Parlo della gente comune, soprattutto. Non c’è dubbio che, svanite tutte le utopie e le ideologie, ci siamo dovuti rendere conto che l’uomo non è quell’essere buono, perfettibile, altruista e pieno di altre qualità, che tutti quanti vorremmo che fosse. Per molto tempo, il fatto che l’umanità possedesse tanti aspetti negativi veniva giustificata dall’istinto di sopravvivenza. Oggi quella giustificazione non c’è più. Il tema della sopravvivenza difficilmente riguarda il singolo, di solito riguarda nazioni intere se non tutta l’umanità.

Questo dovrebbe creare solidarietà, ma non è così: spesso la parola solidarietà risulta essere solo un termine utile per fregare meglio gli altri. Come ho già avuto modo di affermare: l’egoismo sembra essere la base del prototipo umano che stiamo assiduamente allevando in questa civiltà. Messi da parte i privilegi, dopo le diverse rivoluzioni, per alcuni secoli della nostra storia svagata e incoerente, qualcuno lanciò l’idea che potessimo essere tutti uguali. Con qualche correzione, ovviamente. C’era qualche distinzione fondamentale che, comunque esisteva, ma era accettata da tutti. Per esempio che l’individuo di pensiero fosse, almeno in parte, leggermente diverso dall’uomo d’azione. Ovvero, che esisteva gente che era più propensa all’azione e altra che si sentiva più legata alle espressioni di pensiero. E fecero anche la sua timida comparsa la solidarietà con il rispetto. Non erano chiamati così ma la gente lasciava le porte aperte e nessuno pensava di entrare per rubare. Se qualcuno aveva un problema, trovava decine di persone pronte ad aiutarlo. Era, quella di cui sto parlando, un’ umanità sociale per natura. Una realtà scomparsa, visto che gli uomini del nostro tempo sembrano decisamente avviati a inserirsi in un’altra categoria, di per sé difficilmente definibile, ma che certamente è riuscita a rinnegare, nello stesso tempo, sia l’azione sia il pensiero. La mia, guardate bene, non è una critica: è un’osservazione. 
Anche io, come tutti, vorrei che l’umanità fosse migliore. Anche io mi commuovo davanti a certe immagini che ci arrivano tramite la televisione, come quelle dei bambini denutriti in certe parti del mondo. Anche io rimango esterrefatto davanti alla visione delle batterie di polli spennati e macellati in vere e proprie catene di montaggio. Anche sono contro ogni forma di violenza gratuita. Ma poi mi accorgo che passato il primo impatto, la gente si abitua a tutte queste cose e che, in effetti, si fa molto poco per evitarle. Per esempio, mi accorgo che se alla gente viene tolta l’energia elettrica, la benzina, la fettina sullo scaffale dei supermercati, alla guerra sarebbe disposta ad andarci da sola e magari combattendo coi bastoni. A chi è dovuto tutto questo? Certo, un po’ anche a noi stessi, ma in massima parte alla comunicazione distorta dell’informazione. Mi spiego meglio. Oggi siamo bombardati da informazioni di tutti tipi che spesso sono poco attendibili e che ci portano a una conoscenza parziale della realtà. Ognuno, pertanto, è portato a crearsi un suo proprio mondo, sulla base delle conoscenze effettive che riesce a reperire. Magari conosciamo bene il nostro ambiente di scuola o di lavoro, ma cosa sappiamo effettivamente di come vanno le cose tra Israeliani e palestinesi? Della faccenda dei due sottufficiali di Marina, imprigionati in India, sappiamo veramente tutto? Quella che si sta svolgendo in Siria, è veramente una guerra civile? Sono solo esempi di faccende che accadono vicino a noi. Ma nelle nostre case arrivano solo frammenti di verità, nient’altro. Quindi, è logico che ognuno di noi si formi una sua, propria, opinione sulle diverse faccende. Crea una sua interpretazione, ma in qualche modo sente che molte cose gli vengono taciute. Ragioniamo, ma sappiamo di ragionare solo sugli elementi che riusciamo a reperire o che ci vengono forniti. E in un certo senso, almeno i più sensibili e intelligenti, si sentono fregati. Scopriamo, così, che, seppure in mezzo a un mare di persone, ogni individuo si sente solo con la propria vulnerabilità.
Vorrei parlare di questo argomento, visto che non ne parla nessuno e pochi lo considerano come un argomento di primaria importanza.
Come dicevo prima, oggi il nostro mondo è pieno di persone sole. Diffidenza, egoismo, insicurezza, spingono l’unità ai margini della propria esistenza. L’uomo di oggi, ma ovviamente parlo anche delle d
onne, ha colleghi nel luogo di lavoro, ha dei coinquilini, qualcuno ha amici di fede o di partito, e molto spesso un certo numero di compagni di divertimento. La sua tendenza a riconoscersi in un gruppo si manifesta appunto in questa ricerca assidua di un clan, un’associazione, un circolo in cui la sua umanità intimidita e frastornata possa trovare un pretesto per non dover riflettere il proprio vuoto. Ma io ritengo che sia difficile che da cento solitudini possa nascere una solidarietà, una compagnia, una autentica comunità. Gli esseri umani di oggi, sono soli tutti insieme. Il nostro tempo ha inventato giornali che ci confidano che cosa pensare, film che ci suggeriscono i motivi in cui credere, canzoni che spiegano come bisogna soffrire, circoli che insegnano come bisogna riposare e divertirsi. E, soprattutto, la televisione che ha cominciato a parlare, a inventare, a pensare per nostro conto e in nostro nome. E a questo punto, l’argomento da trattare, nasce dal gossip, dal pettegolezzo, come dicevo prima. Per fortuna questo non riguarda tutti. Ci sono ancora molti tra noi che riescono a salvarsi e che, anche se devono vivere la propria solitudine, la vivono coraggiosamente. Ma sempre da soli. Anche per questo, poi, sentono la necessità di compagnie e di amicizie vere. Che non è sempre facile trovare ma certamente non impossibile!
Mi accade di incontrare persone molto giovani, che parlano come se avessero ottant’anni. Per fortuna ci sono anche ottantenni che sono pieni di vita!
Parlo di una gioventù frustrata che vede il proprio destino già miseramente scritto. Una gioventù a cui la nostra società ha tolto il gusto dell’imprevedibile. Ma io penso che la vita smette di essere degna di essere vissuta, il giorno in cui ti convinci che tutto sia scritto, tutto prevedibile, che tutto segua una logica.
Ai giovani voglio dire, visto che è per loro che scrivo, non abbiate mai paura delle cose nuove e siate sempre curiosi. Un esempio utile è quello che riguarda la nostra considerazione per gli altri. Bene. Non pensate mai di aver capito una persona fino in fondo. Non illudetevi mai di conoscere tutto e fino in fondo, per quanto riguarda le persone. Non pensate mai che una persona non possa mai avere nuove sorprese da offrirvi ma cercate sempre quelle particolarità che potreste non aver capito ancora. Può anche darsi che quello che scoprirete a volte non vi piacerà, ma imparerete comunque cose nuove. E anche la porta per entrare in ottiche diverse dalla vostra, in nuove realtà che non conoscevate. E guardate che, imparare a sapersi calare nei loro panni ed immaginare come possa essere il mondo visto dai loro occhi, è comunque  molto utile per farvi apprezzare dalle persone che vi interessano. Ricordatevi che quando sarete convinti di non avere più nulla da imparare dalle persone, allora si che la vita diventerà  noiosa e senza senso. Quindi, è meglio fare in modo che questo avvenga più tardi possibile. Conservatelo il vostro sguardo bambino e riuscirete ad essere giovani anche da vecchi. Saper osservare è già creare, e la capacità di stupirsi anche di un minuscolo particolare può riservare un infinità di sorprese. E poi, c’è poco da dire, la capacità di stupirsi è l’unica cosa che dà gusto al lavoro, alla famiglia, alla vita; perché è lo stupore la chiave per conoscere le cose fino in fondo. Senza lo stupore, la vita ci appare come una cosa scontata, è un film già visto. Una tristezza incredibile. Ecco, qualche briciolo di felicità, invece, si può raccogliere anche in questo. Nella ritrovata capacità  di ritornare a stupirsi per ritrovarsi. Quando io dico che in questo mondo, in questa vita, dobbiamo ESSERCI, dando un forte valore al verbo essere, intendo appunto dire che dobbiamo innanzitutto ritrovarci. Ritrovare noi stessi, capire come siamo fatti, a che cosa siamo disposti a rinunciare per far vivere le nostre idee, cosa siamo disposti a fare per farle vivere, imparare a confrontarle con le altre e magari essere disposti, sempre attraverso la discussione, a modificare, in parte, i nostri pensieri. Ma parlo di cose vere, non di gossip, pettegolezzi, apparenze, immagini gratuite e magari ripetute. Del resto sappiamo bene come non tutte le immagini corrispondono a realtà, nel nostro tempo. Anzi, meno della metà. La televisione, che ormai è diventata l’industria dell’immagine, non è portatrice di verità. Almeno, non sempre. Ormai la maggior parte delle immagini sono pettegolezzo, pubblicità spesso ingannevoli, notizie incomplete, esposizione gratuita di forme e colori. Dovremmo imparare a scremare tutto quello che ci viene proposto e tornare ad imparare a stupirci. E questo vale sia per i più giovani sia per i meno giovani.Perdendo il gusto della meraviglia si perde una buona parte dell’interesse. Gli artisti producono le loro meravigliose opere, proprio perché hanno la capacità di meravigliarsi. Così, a loro volta, riescono a meravigliare. Guardate che nel nostro mondo non mancano le meraviglie, si è solo persa la capacità di meravigliarsi. Parlo della capacità di cogliere le sorprese più semplici e, naturalmente, piacevoli. Ecco, in questo senso, voi riuscite ancora a conservare quella rara capacità di meravigliarsi che hanno soprattutto i bambini, scoprendo in mezzo alle cose che vi circondano cose che non avevate mai notato?
Povia cantava “i bambini fanno Ohhh”. Beh parlo proprio di quella capacità di meravigliarsi. Parlo di semplici elementi della vita che, per le loro particolarità, possono esercitare in voi, stupore, stimolo, divertimento. E non ditemi che la capacità di meravigliarsi delle cose belle e semplici è sempre minacciata dalla confusione, dalla banalità e dalle mode. È un rischio che corriamo un po’ tutti. Vorrei farvi notare una cosa. Senza la capacità di meravigliarsi si spegne anche il senso della curiosità. Si, certo, uno può essere curioso anche senza cercare meraviglie, ma resta il fatto che, per esempio, senza la capacità di meravigliarsi di fronte a ciò che ci si trova innanzi, non può esserci la predisposizione per l’accoglienza e il rispetto della diversità. Credo che proprio per potenziare la propria capacità di imparare cose nuove, gli esseri umani dovrebbero sempre essere capace di meravigliarsi, perché questo significa mantenere viva la curiosità, sviluppare la creatività, partecipare alle attività, cooperare con gli altri, possedere gli strumenti per leggere, interpretare e modificare la realtà e per costruire il proprio essere. Per quanto possibile, bisognerebbe sfruttare le esperienze della vita per evitare di esporci ad inutili delusioni, cercando di farlo conservando lo sguardo di chi nonostante tutto è sempre capace di stupirsi di fronte alla novità, di essere sempre curioso e di voler sempre imparare. Se si perde la capacità di meravigliarsi delle cose, grandi e piccole, che accadono, il mondo e la nostra stessa vita diventano un’abitudine: una noia infinita. Invece, la curiosità ci da anche la voglia di ascoltare quello che succede intorno, quello che dice la gente. Si, lo so che a volte la gente fa discorsi scontati, che sanno di muffa. Anche quello può servirci a far nascere un sorriso dentro di noi. Il senso dell’umorismo involontario. Quindi, anche imparare ad ascoltare può aiutare a  conservare la capacità di stupirsi, incantarsi, meravigliarsi.
Lo ripeto, è proprio la capacità di stupirsi come bambini che manca alla maggior parte delle persone, quella che rende ogni tramonto una magia irripetibile, e ogni notte di luna piena, l’inizio di un viaggio fantastico. In fin dei conti, se ci pensate, la bellezza è fatta di piccole cose, la bellezza è nei particolari; quelli che almeno apparentemente potrebbero apparire come più piccoli ed insignificanti. Una delle chiavi per essere, non dico felici ma almeno sereni, potrebbe essere proprio la capacità di recuperare questa facoltà di stupirsi che avevamo da piccoli. Ma per riuscirci bisogna dare un calcio ai pregiudizi, alle regole troppo strette, alla seriosità, alla paura dei giudizi degli altri. Non è il tempo che fa invecchiare. Ricordatevi che gli anni possono riempire la pelle di rughe, ma la mancanza di entusiasmo fa appassire e rinsecchire l’anima. E che la vita è una continua sfida, contro il tempo, le ragioni e le percezioni, e che è giusto viverla fino in fondo, senza egoismo, non barricandosi dietro un muro o uno sguardo, guardando avanti, al futuro e alle gioie che il mondo potrà offrirci, e ricordando sempre che in fondo, nel cercare la vera sicurezza, a volte si rischia di trovare solo la fine di tutto.

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