14 Aprile 2024
Democrazia Roberto Mancini

Il falso mito della democrazia

Di Roberto Mancini

Mentre cercavo disperatamente di sorreggermi su un autobus affollato, sentivo la voce di un signore che urlava avete voluto Renzi e adesso ve lo tenete tanto non cambia mai niente, a questo punto interviene una signora che con una voce piuttosto stridula faceva notare che la colpa era di tutti quelli che non avevano votato, consentendo in questa maniera il trionfo del PD. Quante volte avevo sentito discorsi simili nella mia vita, sinceramente non lo ricordavo, provai a distrarmi, a pensare ad altro, poi una brusca frenata del mezzo mi fece perdere l’equilibrio, una signora anziana era caduta a terra.
La democrazia, come diceva Mussolini preferisce le “aule sorde e grigie”, questa era la sua definizioni del parlamento italiano, ai fuochi di artificio rutilanti, si preferiscono uomini modesti, diffida dell’intelligenza, per questo ha costruito un meccanismo, le elezioni basate sul principio della maggioranza che necessariamente e coerentemente premia i mediocri.

Nei sistemi parlamentari e nei paesi più industrializzati la forbice fra ricchi e poveri va costantemente aumentando. Pochi sanno che l’1% delle famiglie americane possiede un reddito quaranta volte superiore a quelle della piccola borghesia. In ogni caso, all’interno del mondo occidentale le diseguaglianze economiche sono paurosamente aumentate, l’industrialismo, vestito di democrazia appiattisce tutto omologando ogni cosa. In questo appiattimento naufraga la nostra identità. In epoca premoderna ognuno faceva parte di un gruppo, fosse un gruppo, un clan o una corporazione, ebbene queste comunità costituivano un argine contro gli abusi e i soprusi dei vari poteri. Il diritto era largamente consuetudinario (la codificazione, la regolamentazione della vita dell’individuo in ogni suo aspetto sarebbe venuta soltanto dopo, essendo una tipica ossessione borghese e democratica) ed esistevano ampi margini di legittima autodifesa privata, che era tanto più efficace perché l’individuo come riconosce lo stesso Tocqueville nella sua democrazia in America godeva di una libertà che gli consentiva di sfidare l’arbitrio. Nella democrazia moderna al contrario il cittadino singolo, imbrigliato dalle leggi, reso inoffensivo e isolato è completamente senza difese di fronte alle prepotenze delle oligarchie. in questa maniera la democrazia realizza il suo estremo paradosso. Nata nel solco del pensiero liberale, inteso a difendere i diritti naturali dell’ individuo, a valorizzarne capacità e meriti finisce al contrario per mortificare proprio quel singolo. Nel frattempo questo singolo crede di avere una libertà superiore a quanta ne abbia mai avuta nel passato solo perché può scegliere fra diverse marche di frigoriferi o di televisori. Tra l’altro la presunta volontà della maggioranza viene totalmente disattesa, perché si inseriscono le oligarchie che sono le vere detentrici del potere. Queste oligarchie sono occulte sconosciute alla maggioranza dei cittadini, guidano e ordinano tutto a distanza. In questo ambito, il politico non ha più nessun potere perché viene a sua volta completamente controllato da questi potentati internazionali, diviene nel migliore dei casi un capro espiatorio, un semplice parassita.
I partiti, si trasformano in recipienti vuoti, senza differenze tra loro decretando la morte di tutte le ideologie, progressivamente tolgono l’anima e tutte le speranze ai cittadini, solo in un secondo momento inizia la vera spoliazione.
L’uomo moderno non è stato mai così condizionato come avviene oggi nella società democratica di massa, di cui fa parte come semplice ingranaggio dell’ onnipotente meccanismo che la sovrasta, fungibile e sostituibile come gli oggetti che produce, senza valore, senza dignità, senza identità e senza onore. l’UOMO DEMOCRATICUS è massificato senza far parte di nessuna comunità, è single senza essere individuo, è totalmente solo senza essere libero.
La democrazia, si è trasformata in una vera scienza assoluta, ma già Nietzsche ci aveva avvertito che “non esiste la realtà ma solo le sue interpretazioni.” Ci sarà un’epoca totalmente meccanizzata e totalmente priva di idee.
L’idea che la democrazia rappresenti il fine e la fine della storia non è solo infantile e ingenua ma è addirittura paranoica. Anche questa democrazia prima o poi finirà nella pattumiera della storia.
Popper riteneva che la democrazia fosse in ogni caso il migliore dei sistemi possibili, o quantomeno il migliore di quelli finora conosciuti. Questo, deve essere assolutamente respinto, perché lo stesso Popper riteneva che la storia non avesse un fine e allora come si fa ad ammettere, ad accettare l’idea di un costante miglioramento della condizione umana? Non ci può essere nessuna garanzia per un progresso lineare, dobbiamo necessariamente ritornare alla teoria dell’ eterno ritorno. 
L’uomo colto ed intelligente vota regolarmente, si reca nella cabina elettorale ed esprime la sua opinione facendo una croce su un simbolo, critica aspramente tutti coloro i quali affermano che votare non serve a niente, a questo proposito parla di ignoranza e continua: chi non vota non ha nessun diritto di criticare. A questo uomo sfugge però il fatto che l’espressione di un sistema, non si evidenzia con esso. L’appartenenza
ad una certa visione del mondo sembra un concetto del tutto obsoleto, oggi è sufficiente aggregarsi. Le ideologie del xx secolo sono ritenute pericolose, meglio uomini mediocri, attaccati alle loro poltrone che spendono migliaia di euro per sovvenzionare le loro campagne elettorali, ammesso e non concesso che siano tutti soldi loro.
In ogni caso, la democrazia è già sconfitta, ad ogni elezione vota un numero di persone sempre inferiore alla volta precedente, forse la gente comincia a capire che mai come nel nostro tempo la distanza tra il popolo e le istituzioni sta diventando siderale. Pensate per esempio alle ultime elezioni europee ha votato si e no solo il 50% degli aventi diritto. I politici si sono forse sentiti sconfitti da questo dato? Sembra proprio di no, parlano incredibilmente ancora di una Europa dei cittadini e hanno pure il coraggio di affermare che i 70 anni di pace sia una conseguenza di queste strutture comunitarie.
Ero ormai sceso dall’autobus e attraversando via Andrea Doria ho visto in lontananza il mio liceo dove più di quaranta anni fa avevo preso la maturità classica. Ricordo ancora i sogni e le speranze di quei giorni lontani, le battaglie politiche, gli scontri all’arma bianca, i nostri morti, allora come oggi pensavo che la grande tragedia della vita non fosse tanto la morte che allora mitizzavo come un atto eroico ma ciò che muore dentro di me mentre ancora vivo.

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