di Gianluca Padovan
Osvaldo Valenti.
Nel Centro Studi e Documentazione sul periodo storico della Repubblica Sociale Italiana di Salò vi sono le fotocopie di documenti che parlano, ad esempio, del presunto contrabbando con la Svizzera compiuto dal Marò Osvaldo Valenti e altri della Xa. Anche in questo caso è tutto vero, fatto salvo il motivo che Osvaldo Valenti, approfittando della sua notorietà come attore, riusciva a procurarsi materiale utile a fini militari e sempre nell’ottica di aiutare a mantenere approvvigionato l’apparato logistico e militare della Xa Flottiglia M.A.S. (Centro Studi e Documentazione sul periodo storico della Repubblica Sociale Italiana; Raccolta di materiali della Repubblica Sociale Italiana, B 55, F 731, Fascicoli vari – V, VALENTI OSVALDO [B 7, F 811]).
Scrive “curiosamente” Roberto Festorazzi a proposito dell’attività dei servizi segreti d’ambo le parti contendenti e parlando tanto di Nino Buttazzoni quanto di Osvaldo Valenti: «Che cosa ci faceva Osvaldo Valenti in quel contesto di trame occulte? Occorre qui aprire una parentesi per spiegare innanzitutto come, nell’autunno del 1944, cioè pochi mesi dopo essersi prestato a fare da interprete al Comando delle Ss di frontiera, il divo del grande schermo fu protagonista, diremo regista, di un maxitraffico di merce pregiata, introdotta illegalmente dall’Italia alla Svizzera, attraverso i valichi secondari della Val d’Intelvi»; e più avanti «Vi è tuttavia da dubitare fortemente che un’iniziativa straordinaria, come il contrabbando – che sfidava tra le altre cose i divieti legali – potesse servire a rimpinguare le risorse esigue della Marina» (Roberto Festorazzi, Secret. L’implacabile azione dei servizi segreti inglesi contro il Duce (1943-1945), Pietro Macchione Editore, Varese 2017, pp. 197-198). Chi desidera prendere in esame il resto legga il citato libro e ne tragga autonomamente le considerazioni.
Una replica del Comandante Junio Valerio Borghese.
Fermo restando che sul “caso Valenti e Ferida” si è scritto parecchio, desidero qui riportare una replica del Comandante Junio Valerio Borghese ad un articolo detrattivo nei confronti di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida. Il trafiletto del giornale Roma, datato “mercoledì 1 febbraio 1956” me lo ha trasmesso il nipote, Valerio Borghese, che ringrazio.
«Borghese smentisce “l’Europeo”. Valenti: un soldato leale ed onesto – Il Comandante della X Flottiglia MAS respinge tutte le accuse formulate sull’attore e sulla Ferida sulla recente inchiesta del settimanale milanese. Roma, 1. Il Comandante Valerio Borghese che ebbe il comando della X Mas nella Repubblica di Salò ha indirizzato al Direttore de “L’Europeo” la seguente lettera: “Signor Direttore, ho volutamente atteso di leggere la fine del servizio di Franco Bandini su Osvaldo Valenti e Luisa Ferida per trarne un giudizio complessivo e per rettificare alcuni fatti esposti dall’autore. Quale Comandante della X Flottiglia MAS – di cui Osvaldo Valenti fece parte col grado di tenente – ed essendo stato personalmente citato più di una volta negli articoli, ritengo mio dovere intervenire per il ristabilimento di alcune verità. Non desidero polemizzare: non mi soffermo perciò sul cattivo gusto di alcuni dei titoli e dei sottotitoli – ‘Osvaldo il satanico’, ‘Egli coltivò per snobismo e basso dannunzianesimo i suoi peggiori istinti’ – titoli i quali trovano, in verità, la più completa contraddizione nello stesso testo del Bandini. Sceverando infatti nel servizio il concreto e documentato dai giudizi e dalle illazioni, la figura di Osvaldo Valenti ne esce con una aureola di indubbia grandezza di uomo e di soldato e la Ferida appare amante fedele e appassionata che segue il suo uomo fino all’estremo sacrificio. Né desidero sottolineare i punti nei quali il conformismo dei tempi correnti prende la mano al pur obiettivo Bandini, come laddove scrive: ‘Osvaldo mantiene di tasca sua agli studi due studenti poveri. Un gesto che rivelava, assieme ad una certa inclinazione alla bontà, un dannunziano disprezzo del danaro’. Possibile che ancor oggi, a dieci anni dal termine della guerra civile, non sia consentito riconoscere apertamente al nemico vinto ed ucciso i suoi meriti, senza velarli con presunte colte? Vorrei invece precisare, per quanto mi riguarda ed è a mia diretta personale conoscenza:
- Valenti fu perfetto, leale ed onesto soldato della X Flottiglia MAS: questo giudizio, che detti nelle note caratteristiche che ebbi il dovere di fargli quando ancora era vivo, confermano oggi in pieno a conoscenza degli elementi riguardanti i suoi ultimi giorni e la sua morte;
- è da respingersi, come infamante insinuazione, che Valenti fosse implicato in ‘non chiari traffici finanziari’. Le operazioni finanziarie da lui eseguite, quale coadiutore del Colonnello Commissario della Marina Manzini – con sede a Lanzo d’Intelvi – erano state a lui ordinate dal sottoscritto. Si trattava di operazioni fatte eseguire dal Governo della R.S.I. per procacciarsi valuta pregiata, di cui rispondevo al mio superiore diretto, l’Ammiraglio Sparzani, Sottosegretario della Marina. Nel corso di tali delicate funzioni, il contegno del Valenti fu fuori di ogni sospetto: la sua precisione e correttezza nel maneggio di somme rilevanti, in valute pregiate, non diede luogo al più piccolo rilievo. Il Cap. Buttazzoni, Comandante del Battaglione N.P., non ebbe, in tali operazioni, che compiti del tutto secondari.
- Mi sia consentito non credere ad una parola del contenuto dei dialoghi riportati che sarebbero avvenuti fra Valenti ed un certo partigiano Pulejo. Valenti non può aver parlato di ‘tesoro della Decima’, perché questo non è mai esistito: la Decima era infatti parte integrale della Marina della R.S.I. e veniva amministrata dal Commissariato Militare Marittimo, con le precise e severe regolamentazioni vigenti in Marina. Non possedette mai un suo tesoro. Valenti non può aver promesso ‘la defezione della sua compagnia’, perché non fu mai al comando di una compagnia. Valenti non può aver chiesto di passare ai partigiani, perché era uomo di fede e d’onore. Vero invece che Valenti cadde con sorprendente ingenuità nella trappola tesagli dai partigiani: furono la sua buona fede e il credere che dalla parte opposta vi fosse lo stesso spirito idealistico e la stessa generosità nei rapporti reciproci che animavano la nostra parte, le cause della sua perdita;
- invero, sempre in esecuzione degli ordini ricevuti, la X Flottiglia MAS assai si adoperò perché fossero, per quanto possibile, mitigate le tragiche conseguenze della guerra civile. Così fu che – avendo appreso che centinaia di giovani colpevoli di non aver risposto alla chiamata di leva, e pertanto passibili di gravi pene, si trovarono […]. Se qualcuno di questi giovani giocò poi al doppio gioco e si avvalse delle armi da noi generosamente concessegli per puntarcele contro, la cosa non ci meraviglia, né ci fa pentire di esserci sentiti e comportati, nell’espletamento delle nostre funzioni militari, in quei difficilissimi frangenti, sempre come Italiani fra Italiani, sempre al servizio della Patria italiana, e sempre uomini che sapessero contemperare con umanità latina e cristiana le dure leggi della guerra;
- ‘ben presto la X MAS non si fidò più di lui…’ scrive Bandini di Osvaldo Valenti. Asserzione non documentata nè provata dall’autore; confermo invece che in Osvaldo Valenti ebbi sempre la più grande fiducia e sicurezza, avendo egli fornito, nell’espletamento dei compiti affidatigli, le prove della sua linearità e rettitudine;
- del tutto avventato e comunque affatto documentato il fatto, dato per certo dal Bandini, che sul Valenti gravassero minacce da parte dei Tedeschi e ancor meno mi sembra possibile che egli fosse da questi stato condannato a morte. Mai ho sentito parlare dei libretti di risparmio di banche svizzere venduti ai gerarchi fascisti; in nessun modo risulta che in questo commercio, se vi fu, il Valenti fosse implicato: del tutto falso, comunque, che egli si fosse impossessato delle somme relative. È da tenersi presente che, se realmente il Valenti fosse stato dai Tedeschi ricercato per qualche suo presunto reato, ne sarei subito stato informato: nessun uomo della X Flottiglia MAS poteva, né mai fu, essere catturato dai Tedeschi, essendo la X Flottiglia MAS in tutto e per tutto dipendente dalle autorità italiane, ed i suoi uomini retti dal regolamento di disciplina italiano e dipendenti dai tribunali militari italiani. F.to VALERIO BORGHESE».
Dal Diario autografo del Comandante.
Dopo il 14 settembre 1943, data della firma dell’Accordo militare tra il Comandante Junio Valerio Borghese e il Capitano di Vascello Max Berninghaus (Kapitän zur See e Seekommandant Italien Riviera), vi è la difficoltà di armare e approvvigionare i Volontari che ottengono di entrare nelle fila della Decima. Trascrivo un passo per tutti tratto dal Diario del Comandante, recentemente pubblicato dalle Edizioni Sarasota (Junio Valerio Borghese, Diario autografo 8 settembre 1943 – aprile 1945. La Xa Flottiglia MAS, Edizioni Sarasota, pp-34-35. www.edizionisarasota.it).
«Per i cinquemila rimasti, vi furono inizialmente, grandissime difficoltà di ottenere l’equipaggiamento e l’armamento necessari; nessun aiuto pervenne mai dalla Marina Germanica. Ci si dovette adattare con mezzi di fortuna, eludendo i blocchi che le autorità germaniche avevano posto su tutti gli stabilimenti industriali, e specialmente sulle fabbriche d’armi» (Ibidem, pp-34-35).
Considerazione.
Ogni Popolo e ogni Nazione prima o poi deve fare i conti con la propria Storia. E parlo degli accadimenti civili e militari nudi e crudi, non di quanto viene fatto scrivere:
- da chi ha vinto politicamente e/o militarmente;
- da chi scrive per piaggeria e per denaro;
- da chi scrive per l’instaurazione e il mantenimento di un nuovo regime e/o corrente politica;
- dagli ignoranti che devono dire comunque la propria.
Oggi, adesso, aggiungerei anche:
- da coloro i quali non sono in grado di architettare una linea politica adeguata tanto al mantenimento in ordine della Nazione quanto al mantenimento in vita del proprio partito.
Adesso si deve, con impegno e onestà da ogni lato della “torta”, che in realtà è e deve essere una Nazione da dirigere e non da spolpare, SCRIVERE LA STORIA, chiudere il capitolo sul passato e pensare al consono Governo del Popolo e ai soli interessi della Nazione, Suolo Patrio dove il Popolo Autoctono deve poter vivere in armonia e prosperità.
P.S.: Sulle imprese militari dei “parteggianti” vedere utilmente su ERETICAMENTE le sei puntate di: “Esalogia. Parteggiants Wars – La guerra dei parteggianti”.





