Platone c’insegna che con Amore non si scherza. Se ci afferra, dispettoso fanciullo, demone nell’accezione antica, cioè tra la divinità e l’uomo, non ci molla ci travolge ci stravolge. Ecco perché l’oggetto del nostro amore è sempre bello, mentre colui che ama è sempre brutto. Cesare Pavese: ‘E’ buio il mattino che passa senza la luce dei tuoi occhi’… Banchettano gli dei, se la spassano come comuni esseri mortali, e Poros (l’Espediente, il Possesso), avendo assai bevuto, si sdraia sul prato per farsi un sonnellino e digerire, magari tra un rutto e l’altro, cibo e vino. Ecco che, allora, se ne approfitta Penia (la Povertà), quella che nessuno invita perché troppo racchia e guastafeste. Fino a quel momento ad elemosinare gli avanzi, essa giace a lui accanto e si fa possedere. Così, nel giorno del compleanno d’Afrodite, venne concepito Eros, amante della bellezza e dedito a generare amore. Platone, grande costruttore di miti. Così: ‘E’ bello ciò che piace’, dicono trovando conforto sfigati falliti allupati e non solo loro…
