12 Maggio 2025
Archeostoria

L’eredità degli antenati, centosessantottesima parte – Fabio Calabrese

Se qualcosa funziona, perché non continuare a usarla? Come vi ho spiegato, questa serie di articoli, circa dallo scorso ottobre è andata incontro a una serie di modifiche, ne ho diminuito la frequenza e abbandonato la pretesa o il tentativo che essa possa o debba essere esaustiva riguardo a tutto quanto l’archeologia si dice sui nostri antenati e sul nostro passato. Lo scopo non è quello di fare sfoggio di erudizione, bensì di ribattere alle mistificazioni che il sistema di potere tende a imporci rispetto a essi.

In un momento in cui le acque sembrano essersi calmate, non occorre una presenza tanto assidua, soprattutto se essa toglie spazio ad altre tematiche non meno importanti, ne è sufficiente una più rada, ma che dimostri che continuiamo a montare la guardia.

Sempre nel mese di ottobre 2024, ho rinunciato a prendere appunti sul materiale che compare sui diversi siti che si occupano della tematica, lavoro faticoso e non so quanto utile, e, dalla centosessantasettesima parte, ho usato come traccia il materiale che compare sul gruppo facebook “MANvantara” del nostro ottimo amico e collaboratore Michele Ruzzai, anche perché in ogni caso le notizie di carattere archeologico si rincorrono da un sito all’altro, e sono più o meno sempre le stesse.

Se una cosa funziona, perché non continuare a usarla? Adesso proseguirò sulla stessa linea, usando “MANvantara” come blocco di appunti. Sono sicuro che al nostro Michele la cosa non dispiacerà.

Nella parte precedente ho condensato i mesi di novembre e dicembre 2024 e gennaio 2025. adesso ripartiamo dal mese di febbraio.

Il 3 febbraio abbiamo un link a un filmato di Youtube che racconta la storia del massacro del fiume Sand Creek, episodio che ha ispirato la nota canzone di Fabrizio De Andrè, ma è importante ricordare che esso non fu che uno dei tanti episodi di atrocità che nell’insieme costituiscono uno dei più spaventosi genocidi della nostra epoca, con cui i popoli nativi americani furono sterminati per far posto alla pseudo-nazione yankee.

C’è poi un link alla sezione storica del “National Geographic” con un articolo che ci parla dell’optimum climatico medioevale, un periodo che va approssimativamente dal 1000 al 1347 e che vide, grazie al miglioramento delle temperature, condizioni di vita migliori ed espansione demografica delle comunità europee, e sviluppo della cultura, in totale contrasto con la leggenda che vede il medioevo come un’epoca buia.

Un altro link al sito “Facts that will blow your Mind” ci parla di una storia che invero vi avevo già raccontato tempo fa. Ricerche genetiche hanno dimostrato che una frazione della popolazione islandese ha un DNA mitocondriale – quello che si eredita soltanto per via materna – tipicamente amerindio. Sappiamo, è ormai fuori da ogni dubbio, che i vichinghi raggiunsero l’America in età medioevale, molto prima di Colombo. Costoro sono con ogni probabilità i discendenti di una donna amerindia che li ha seguiti al loro ritorno in Islanda, una Pochaontas ante litteram, potremmo dire.

Un altro link, questa volta a “Misteri del passato” ci parla della tomba neolitica irlandese di Newgrange. Anche questo è un tema di cui vi ho parlato più volte. Questa costruzione, più antica delle piramidi egizie è l’edificio integro più antico del mondo, ed è ancora in uno stato straordinario di conservazione. Una meraviglia archeologica che solo lo strabismo mediorientale, l’ottuso conservatorismo accademico che spadroneggia ancora oggi negli ambienti archeologici e nei nostri libri di testo di storia, induce a ignorare.

Il 4 abbiamo un articolo che ci parla di quella che sembra essere la più antica cultura celtica o protoceltica in Italia, la cultura di Canegrate, risalente alla media Età del Bronzo (XVI-XV secolo avanti Cristo) e precorritrice della cultura di Golasecca, che presenta una fusione di elementi celtici e liguri.

 Abbiamo un link al sito Youtube “Dialoghi sparsi” che ci annuncia per il 4 marzo una presentazione di Felice Vinci del suo libro I segreti di Omero nel Baltico, sotto forma di una conversazione con Elena Maggi. Bisogna dire che Omero nel Baltico ha presentato sempre nuovi ampliamenti a ogni nuova edizione, perché le ricerche di Felice Vinci hanno fatto emergere man mano sempre nuovi elementi archeologici ed etimologici-topografici a sostegno della sua tesi dell’origine nordica delle narrazioni omeriche.  I segreti di Omero nel Baltico è l’ultima edizione aggiornata, e la modifica del titolo è stata resa necessaria dal cambio dell’editore.

Il giorno 7 è stato la giornata della mia presentazione presso l’Associazione Culturale “le pecore nere” dei miei due libri Alla ricerca delle origini e Ma davvero veniamo dall’Africa?, ma poiché ve ne ho già parlato in due articoli, vi rimando a essi.

 Abbiamo poi su “MANvantara” il 10 febbraio l’immagine di una ragazzina Kalash dalla pelle chiara, i capelli biondi e gli occhi azzurri. Il breve articoletto che l’accompagna riporta la leggenda secondo la quale questa popolazione trarrebbe origine da una legione di Alessandro Magno smarritasi nel centro dell’Asia. Come ho già spiegato altrove, questa storia non può essere vera, perché quando il condottiero macedone giunse da quelle parti, i Kalash erano già lì e lui li incontrò, anche se non si può escludere che qualche suo guerriero ne abbia approfittato per disertare e unirsi a loro. E’ probabile invece che i Kalash discendano dai Tocari, una popolazione verosimilmente migrata dall’Europa in Asia in tempi preistorici.

C’è poi un link a un articolo del “Corriere della sera” su quella che potrebbe essere la scoperta archeologica dell’anno. A Trento, otto metri sotto il manto stradale sono stati rinvenuti i resti di una vasta necropoli monumentale dell’Età del Ferro risalente a oltre 3.000 anni fa. Per ora sono state portate alla luce più di duecento tombe con vari arredi funerari, ma le ricerche continuano.

Il 15 febbraio si riparla della tavoletta di Dispilio. Questo manufatto è appunto una tavoletta lignea rinvenuta nell’insediamento lacustre neolitico di Dispilio in Grecia, risalente a circa 7.300 anni fa, e che reca un’iscrizione in un alfabeto finora sconosciuto. Essa comunque ci rivela che l’invenzione della scrittura in Europa è molto più antica di quanto finora si pensasse.

Lo stesso giorno troviamo un link al sito di “Lega nerd” che ci dà un’altra notizia sorprendente. A Londra, in Gracechurch Street, gli scavi per le fondamenta della prevista costruzione di un grattacielo, hanno portato alla luce i resti di una vasta basilica di età romana risalente al periodo fra il 78 e l’84 dopo Cristo, che pare essere stata costruita su due piani. Ricordiamo che in età romana la basilica non era un edificio religioso, ma civile.

Rimaniamo in Inghilterra, perché il 18 un link al sito “History Memes” ci riparla di un’altra questione di cui vi ho già parlato più di una volta. La zona di bassi fondali tra le Isole Britanniche e l’Europa continentale oggi nota come Dogger Bank, nell’età glaciale, quando il livello degli oceani era significativamente più basso di quello attuale, attorno ai 9.000 anni fa, era una terra emersa che le congiungeva al continente. Prima il rinvenimento casuale di resti nelle reti dei pescatori, poi studi sistematici, fanno pensare che fosse un’area con un ricca vegetazione forestale, popolata da animali, e dove non mancavano insediamenti umani.

Ancora un post del 19 ci parla di Eric il rosso, il leader vichingo che ha dato inizio alla colonizzazione delle Groenlandia, creando un insediamento poi travolto dalla fine dell’optimum climatico medioevale che ha ritrasformato la quasi totalità dell’isola in una lastra di ghiaccio invivibile, e di suo figlio Leif Ericcson che, spingendosi da lì a occidente, ha raggiunto una terra da lui chiamata Vinland, e che sappiamo essere stato il primo insediamento europeo in epoca storica, diversi secoli prima di Colombo.

Un post del 20 ci parla invece della cultura dei campi di urne, così chiamata per l’uso di vasti campi cimiteriali in cui venivano sepolte le urne dei defunti dopo che questi ultimi erano stati cremati. Si è trattato di una delle più importanti culture neolitiche europee, che attorno al 1.100 avanti Cristo era estesa dal Mare del Nord alla Sicilia, dalla Penisola iberica ai Balcani.

Adesso abbandoniamo per un po’ la traccia fornitaci da “MANvantara”, perché c’è qualcosa d’altro di cui non posso proprio non parlarvi. Sempre attorno a questo periodo, attorno al 20 febbraio, è comparso su Youtube un filmato della serie “Strane storie” di Massimo Polidoro con il quale questo signore vorrebbe demolire l’ipotesi baltica di Felice Vinci, ossia l’idea che le gesta narrate nei poemi omerici si siano in realtà svolte nel Baltico e nell’Europa del nord, prima che gli Achei migrassero nella Penisola ellenica e lì le ri-ambientassero.

Ma niente paura, come senz’altro avete già potuto vedere, ho steso per la nostra “Ereticamente” un articolo, Chi ce l’ha con Omero nel Baltico, in cui rispondo per le rime a Polidoro, ma prima ancora avrete forse potuto vedere una risposta alquanto pepata datagli dallo stesso Felice Vinci.

Contestualmente, il Nostro ci racconta che il suo articolo  New Evidence for the Nordic Origin of the Homeric Poems (Nuove prove a favore dellorigine nordica dei poemi omerici) è stato recentemente pubblicato sull’autorevole “Journal of Anthropological and Archaeological Sciences”. Per chi è interessato il link alla versione on line dell’articolo, è questo: https://lupinepublishers.com/…/pdf/JAAS.MS.ID.000335.pdf

Il 26 abbiamo un link al “Corriere della Sera”, ma per la verità la notizia è già apparsa su diversi media, sull’ultimo ritrovamento a Pompei, dove, lo ricordiamo, gli scavi continuano e parte dell’antica città è ancora sepolta e inesplorata. Questa volta si tratta di una sala per banchetti rinvenuta nell’Insula 10 della regione IX, dove una parete è coperta da un gigantesco affresco, con figure di dimensioni quasi reali, riproducente un corteo in onore di Dioniso.

Parliamo della megalografia, cioè dell’affresco con i personaggi a dimensione naturale raffigurante un corteo dionisiaco rinvenuto sul muro di una villa di Pompei di cui vi ho già parlato. La stessa notizia la ritroviamo anche in un link al “Corriere della sera” del 26 febbraio, e poi in un altro a “RAInews del giorno seguente”. Questa ha buone probabilità di essere considerata la scoperta archeologica dell’anno, ma ricordiamo che l’area di Pompei non è stata ancora del tutto esplorata, e non sappiamo quali sorprese potrà ancora riservarci il futuro.

Sempre il 27 febbraio troviamo linkato un breve filmato della Akeron Film che ricostruisce un rito funebre con incinerazione dei Veneti antichi. Che dire? La spiritualità autoctona degli antichi popoli italici è un patrimonio che stiamo lentamente recuperando, nonostante due millenni di cristianizzazione.

Una breve nota che esce dalla nostra solita tematica, ma come si fa a non parlarne? Proprio a conclusione del mese, venerdì 28, mi è arrivata del tutto inaspettata la notizia che il mio articolo H. P. Lovecraft e Robert Howard: letteratura fantastica e visione del mondo, pubblicato su “Ereticamente” in data 9.7.2012 è finalista all’Hyrkanian Award 2025, premio che viene annualmente assegnato negli Stati Uniti dalla Robert Howard Foudation. Un riconoscimento importante per il sottoscritto, ma anche e soprattutto per “Ereticamente”, che fa politica, ma anche cultura.

In conclusione, vorrei riprendere un momento il discorso che vi ho fatto all’inizio. Come vi ho detto, abbandonando la pretesa di essere assolutamente esaustivo in campo archeologico, è mia intenzione continuare questa serie di articoli nella sua forma attuale soprattutto per montare la guardia, premesso che, qualora si presentassero nuovi attacchi alla nostra visione del mondo sotto forma di interpretazioni mistificanti delle nostre origini, sarò sempre pronto a contrattaccare, e a questo scopo, tenere “MANvantara” come blocco di appunti – per così dire – risulta molto utile, anche se, o soprattutto grazie al fatto che non tutto quanto appare nel gruppo del nostro Michele Ruzzai rientra nella tematica che ci interessa, perché questo lascia spazio per altre cose.

Come avete visto nell’articolo predente a questo, in esso sono sintetizzati ben tre mesi. Ora però, come vedete, sono tornato a dedicare il pezzo che avete sotto gli occhi al solo mese di febbraio, e non occorre che mi ricordiate che con 28 giorni è pure il più  corto dell’anno.

Ma la ragione è semplice, si tratta di un articolo relativamente anomalo rispetto alle nostre solite tematiche, e nel quale mi sono occupato di diverse cose indipendenti da “MANvantara”, la presentazione da me tenuta il 7 presso l’Associazione Culturale “Le pecore nere” dei miei libri Alla ricerca delle origini e Ma davvero veniamo dall’Africa?, l’attacco di Massimo Polidoro contro Felice Vinci e la teoria di Omero nel Baltico, e infine la mia candidatura all’Hyrkanian Award.

Vorrei però precisare, riguardo ai post che compaiono su “MANvantara”, che non attinente alle finalità de L’eredità degli antenati, non significa necessariamente privo di interesse o di valore.

Ad esempio, il 22 febbraio è stato postato un breve filmato, credo sia uno di quelli che nel gergo anglicizzato in uso oggi si chiamano reel, La vergogna del genere umano, che alterna immagini di moda e di lusso ad altre che illustrano il disfacimento ambientale e la miseria del Terzo Mondo.

Questo spinge a riflettere: sappiamo che leggi liberticide ci costringono a non poterci presentare con il nostro vero nome, e che da molto tempo è invalso il termine “di estrema destra”, che non è un eufemismo ma un peggiorativo, ma deve essere chiaro che con la destra intesa nel senso di conservazione sociale, non abbiamo nulla a che fare, soprattutto oggi che dopo la caduta dell’Unione Sovietica, l’anticomunismo non è più in cima alle nostre priorità, soprattutto oggi che la destra, tornata al governo in modo – sembra – più stabile dei temporalmente frammentati governi berlusconiani che hanno rappresentato appena delle parentesi nella lunga stagione dei centrosinistra, la destra atlantista, liberista, e soprattutto in difesa del privilegio sociale, per legittimarsi cerca di prendere la massima distanza da noi, mentre la sinistra rimodellatasi a imitazione dei dem americani e tutta presa dalle cause di gay e migranti, ha del tutto smarcato i lavoratori italiani.

Siamo, non c’è dubbio, parte di un’unica battaglia.

NOTA: Nell’illustrazione, a sinistra il logo dell’Associazione Culturale “Le pecore nere” di Trieste, dove il 7 febbraio ho tenuto la presentazione dei miei libri, al centro Omero nel Baltico di Felice Vinci, a destra lo scrittore Robert Howard, autore di Conan, alla cui memoria sono assegnati i premi della Robert Howard Foundation.

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