L’Intelligenza Artificiale.
Mi sto ponendo, da un pezzo oramai, il problema di come scrivere originalmente cioè personalmente, senza però incappare nel dominio e nella tutela della Intelligenza Artificiale.
L’Intelligenza Artificiale sta diventando invasiva, senonché era presente da un pezzo in altra veste.
Riandiamo dunque al passato remoto e recente!
Da quando si leggono libri non scritti da noi, siamo poi noi a pensare quel che diciamo o no? I sogni che si raccontano di chi sono?
Ci fu un problema quando dalla tradizione orale si passò alla scrittura e successivamente dalla scrittura alla stampa e a parer mio soprattutto, il che fu opera di pura magia, dal suono alla fonografia cioè alla memoria non già delle immagini del visibile, il che si era già prodotto con gli Egizi, ma dal suono alla sua fissazione e riproduzione in un fono/alfabeto. Non ho trovato proprio conferme in rete dal mio oracolo personale, ma sono fisso nella persuasione che, quando il grande Edison mostrò in pubblico il suo fonografo, un tale credendolo un truffatore lo assaltò alla gola per spegnergli la parola nel gargarozzo, ritenendolo un truffatore ventriloquo.
Quand’anche non fosse vero, l’aneddoto permarrebbe significativo di uno sconcerto autentico quale fu quello di poter trattenere e conservare i suoni direttamente e non per mezzo di una fono/scrittura.
Sono questi temi importanti su cui ritorneremo.
Se Mosè avesse disposto allora di un magnetofono registratore sentiremmo la voce di Dio senza doverci limitare alla lettura del racconto biblico e continuare a vedere Dio nella forma di un fuoco d’arbusto, ed anche di dover leggere il Corano invece di ascoltare la voce registrata del profeta stesso invece del canto di un muezzin.
Il cartello di protesta.
Il Teatro che diressi e che fu soppresso allora dal Rettore di Ca’ Foscari, che dislocò altrove in periferia dalla sua prestigiosa sede naturale monumentale che stava nel Palazzo di Ca’ Giustinian dei Vescovi, aveva il suo rivale nel CUT di Parma che era egualmente come il nostro un mix di professionalità certa e libera vocazione.
Per due volte partecipai in veste di attore e di regista a quel festival, veramente universale, che Parma organizzava annualmente con il suo CUT. La prima volta fui una maschera della commedia dell’arte od un garzone goldoniano che non ricordo, la seconda volta invece presentai uno spettacolo da me scritto, diretto e scenografato che i nemici del CUT diventati poi miei amici fischiarono dall’inizio alla fine!
Il tempo li ha perdonati nella mia stessa persona perché diversi anni dopo sono stato per loro attore e comico/scrittore.
Eravamo ambedue i due migliori Teatri Universitari e da migliori competevamo.
Ma perché ora questo lungo prologo commemorativo e che cosa c’entra con l’attualità sconfortante e tenebrosa del presente?
Le ragioni sono due:
– La prima ragione appena enunciata è che per sfuggire all’insidia dell’Intelligenza Artificiale si deve parlare dei fatti propri che sono quelli che l’Intelligenza Artificiale non può conoscere ancora, dai quali trarre quelle conclusioni che non saranno luoghi comuni ma dei vissuti prospettici singolari.
Ecco dunque un caso che nessuno prima di adesso conosceva, ignoto del tutto all’ Intelligenza Artificiale!
Gli amici attori di Parma, allora come sempre ironici e sorprendenti, mi raccontarono tra i molti aneddoti la vicenda di un tale, o forse era una coppia di signori attempati, i quali si erano costruiti un cartello portatile da manifestazione con su scritto VERGOGNA, con il quale salivano nei treni o nei pullman, ogni qualvolta c’era una manifestazione di protesta qualsiasi, per partecipare al corteo della capitale. A loro non interessavano tanto i contenuti della manifestazione quanto la manifestazione gitante e il piacere e l’orgoglio di inalberare quella loro protestata virtuale virtuosa VERGOGNA !!! con qualche punto esclamativo.
– La seconda ragione che sfugge all’onnipotente IA è una mia personale congettura mai prima d’ora fu pubblicata e che nessuna Intelligenza Artificiale può conoscere e che rivelo per la prima volta al lettore di EreticaMente! Nessuno sa tranne quelli di EreticaMente quanto sto per dire.
Ecco dunque una congettura etimologica sulla parola VERGOGNA che nessuna Intelligenza Artificiale è in grado di offrire a chicchessia, perché del tutto mia personale.
L’origine etimologica della VERGOGNA.
Devo premettere necessariamente che il fondamento della mia conoscenza etimologica, nonostante sia eletta, di prima scelta e di prim’ordine, per cui chi mi legge è garantito sulla fede reciproca, non ritiene essere questa conoscenza una vera e propria scienza ma piuttosto un’arte e nella fattispecie per riprendere un termine dotto un’ ARS CONIECTURALIS, cioè un’arte di congettura al servizio della persuasione retorica.
Coloro che mi leggeranno non potranno imputarmi errore alcuno se usciranno persuasi e soddisfatti da quel che propinerò loro a proposito dell’origine della parola VERGOGNA e da quella consonante affine di ROGNA.
Che la VERGOGNA sia rognosa sembra innegabile, siccome alla ROGNA si aggiunge la VER-GOGNA prefissando la ROGNA con VER.
L’ottimo Pianigiani, così ricco di colta erudizione da me consultato, cui si può avere facilissimo accesso dalla rete, trova che VERGOGNA e ROGNA dipendano da radici diverse e non da una stessa radice.
La ROGNA e la VERGOGNA non sarebbero banalmente la stessa cosa. Eppure come con pensare che la VERGOGNA nasca dalla ROGNA di cui ci si dovrebbe vergognare come della scabbia di un profugo malandato?
Ma non solo viene in mente la ROGNA dalla VERGOGNA e che dire della GOGNA? Come non provare VERGOGNA una volta messi alla gogna per imputridire di ROGNA tra le offese e gli escrementi di una plebe inferocita?
E che cosa non si potrà mai trovare in una fogna se non la ROGNA?
Ebbene per ognuna di queste parole: VERGOGNA, ROGNA, GOGNA e FOGNA il Pianigiani offre una radice diversa.
L’escogitazione radicale di Pianigiani muove da una premessa accettata ed accettabile ma non dimostrata né dimostrabile e cioè che si diano radici bisillabe. Il mio punto di vista invece è che una radice non può che essere monosillaba quale che sia la natura fonemica di una sillaba nel senso di più o meno complessa ed articolata.
Le parole FOGNA e ROGNA sono bisillabe e la sillaba finale ultima è per tutte e tre queste parole GNA come nel caso della VERGOGNA.
Ci si dovrebbe chiedere allora se le sillabe verbalmente insignificanti isolate VER, FO e RO possano considerarsi allora radici per loro conto, in una eventuale funzione di prefisso o di concrezione fusione verbale nominale.
Il mio punto di vista, che è anche una forzatura lo ammetto, è che VERGOGNA, FOGNA e ROGNA attengano ad una stessa radice per la parte succedanea finale della parola composta dalla fusione semantica di due radici.
Ma che cos’è allora la radice ipotizzata GNA, quale è il suo significato in parole compiute e derivate che si testimonia?
GNA è la metatesi secondo il Meyer di GAN! Il Meyer come il Kaltschmidt non fa questione di metatesi delle radici in modo esplicito ma lo ammette implicitamente nell suo elenco.
E che cosa significa o meglio a quali significati dà origine la radice GAN per metatesi? GNA sarà il contrario, l’antitesi per metatesi di GAN!
GAN è niente di meno che la stessa radice di GENUS, del genere di generazione il cui contrario per via di metatesi sarà l’imputridimento, la feccia, il concime, l’escremento che si ripete e rifonde come nella ROGNA, e che si erge e distorce contorce e RI/VER/SA come nella VER/GOGNA o che si calpesta col piede in basso come in una FOGNA! E GNA è la radice dell’IGNORANZA, del fare lo GNORRI
E perché non proseguire la congettura e derivare ancora per prefissazione semantica dalla ROGNA, VERGOGNA, FOGNA la PU/GNA dei Latini Romani cioè la battaglia e la guerra se è vero che il massacro dei palestinesi si compie tra le fogne e i cunicoli della pugna militare contro Hamas?
Da Leone Meyer: Lessico delle radici indo-italo-greche. Loescher Torino e Firenze – 1869
Renato Padoan