11 Dicembre 2024
Tradizione

La Conoscenza sacra: il pensiero di Tradizione di S. H. Nasr – Giovanni Sessa

Viviamo in un stato di crisi permanente, sostengono alcuni commentatori illuminati. Fin dai primi decenni del secolo XX, del resto, la critica della cultura, aveva indotto, almeno in una sparuta minoranza di intellettuali, la convinzione che il nostro non fosse affatto il migliore dei mondi possibili e che le “sorti progressive” dell’umanità stessero per incontrare un punto di arresto.

Solo i pensatori afferenti al pensiero di Tradizione hanno sviluppato uno sguardo sul reale che ha reciso davvero i ponti con la cultura responsabile della decadenza, quella moderna, essenzialmente “orizzontalista”, catagogica, soggettivista e utilitarista. Con il tradizionalismo è necessario confrontarsi, nonostante il pregiudizio ideologico e la rimozione preconcetta, istinti riflessi cui   ricorrono i paladini dell’intellettualmente corretto per sostenere le loro fragili certezze ideologiche, smentite dalla realtà. E’ da poco nelle librerie un volume di Seyyed Hossein Nasr, vero e proprio classico del pensiero di Tradizione, che consente di capire la crucialità del tradizionalismo per le sorti dell’uomo nel nostro tempo. Ci riferiamo a, Conoscenza sacra, pubblicato dalle Edizioni Mediterranee. Il testo è accompagnato dalle prefazione organica e contestualizzante di Giovanni Monastra (per ordini: 06/3235433, ordinipv@edizionimediterranee.net, pp. 381, euro 29,50). Lo studioso iraniano, nato nel 1933, è considerato, lo ricorda il prefatore, come il più importante dottrinario sciita contemporaneo. Dotato di una formazione rigorosa ed interdisciplinare, studiò dapprima al MIT   matematica e fisica per passare, successivamente, all’università di Harvard dove si occupò di geologia e geofisica. In questo frangente, maturò interessi filosofico-religiosi e, seguendo un corso tenuto da de Santillana, l’autore de Il mulino di Amleto, entrò in contatto con le firme più insigni del “tradizionalismo integrale”, in particolare lo colpirono le posizioni di Guénon e Schuon. Sviluppò, pertanto, alla luce di tale eterodosso iter formativo, una posizione teorica equidistante dal relativismo moderno, quanto dall’esclusivismo integralista. Con l’ascesa di Khomeini al potere, infatti, si trasferì definitivamente negli Stati Uniti, dove insegnò alla Washington University.

Uomo dal carattere fermo, ha avuto quale tratto maggiormente caratterizzante, la capacità di comprendere l’altro da sé. Il suo è stato, innanzitutto, un pensiero colloquiante, le cui radici sono, si badi, ben piantate nella Tradizione. Comparativista, conoscitore della scienza moderna e della cultura occidentale, ha colto: «gli aspetti e i risvolti “filosofici” della scienza», rileva Monastra (p. 9). Nel volume che presentiamo, egli è aspro critico della secolarizzazione della cultura moderna: «A causa del flusso discendente del fiume del tempo e delle molteplici rifrazioni e riflessioni della Realtà sugli innumerevoli specchi della manifestazione […] la conoscenza, l’essere […] hanno finito per separarsi» (pp. 17-18). In Conoscenza sacra sono raccolte le lezioni che lo studioso tenne nell’ambito delle Gifford lectures ad Edimburgo. Nel 1981, fu il primo non occidentale ad esservi invitato. Ad esse avevano già preso parte nomi eminenti della scienza e della cultura, in genere, se si prescinde da Roger Scruton, di orientamento laicista. Fu un’occasione che Nasr non si lasciò sfuggire, al fine di presentare a quell’uditorio la Tradizione: «nel senso di verità di origine sacra, divina, atemporale» (p. 10). Lo fece attraverso la descrizione dell’approccio al sacro dell’Induismo, del Buddhismo, del Taoismo, del Cristianesimo, dell’Ebraismo, dell’Islam e dello Zoroastrismo.

 Le religioni positive, diffusesi nel corso del tempo, secondo tale prospettiva, rappresentano i raggi dell’unico Sole, la Tradizione, sono state diverse declinazioni della medesima Realtà, collocata oltre ogni distinzione e determinazione. Il cosmo, sostiene Nasr, è teofania, manifestazione del Principio e, pertanto, è in sé sacro ed inviolabile. Da tale concezione dovrebbe discendere un’ecologia tradizionale, ben diversa da quella meramente utilitarista, conosciuta dalla modernità. Strumento atto a rivelare la Realtà prima è l’intuizione intellettuale. Di essa, Guénon aveva sottolineto il tratto ben più immediato di quello proprio alla percezione sensibile: «perché si pone al di là della distinzione di soggetto ed oggetto […] E’ contemporaneamente il veicolo della conoscenza e la conoscenza stessa» (p. 11). Essa induce l’identità di conoscere ed essere, realizza la metanoia, un radicale cambio di cuore in chi la viva, una trasformazione profonda. Nulla a che vedere, quindi, con la conoscenza profana che, nel migliore dei casi, si riduce a mera erudizione. Nel settimo capitolo, Nasr si confronta con il Cristianesimo, la religione dell’uomo storico che si muove lungo la linea progressiva del tempo. Sulla scorta delle tesi di Mircea Eliade, l’autore ritiene che il Cristianesimo sia indubitabilmente la religione dell’ “uomo decaduto”, la religione dell’Età ultima. Storia e progresso inducono un caduta gnosica implicante l’impossibilità della visione archetipale, che sancisce la circolarità-sfericità del tempo e le sue ripetizioni. L’uomo storico è uomo dimidiato, pertanto individua nel tempo, con le filosofie della storia e nella rivoluzione, la propria Redenzione. Uno dei “segni dei tempi”, della decadenza moderna, prosegue il pensatore, è da individuarsi nel fatto che, perfino negli studi teologici, vige il rifiuto della visione tradizionale  quale strumento atto a cogliere l’ubi consistam delle religioni. Nel nono capitolo, tale rilievo è utilizzato per evidenziare le differenze che dividono l’ecumenismo religioso contemporaneo, fondato essenzialmente sul sentimentalismo: «che tende a portare il confronto tra le parti al di sotto del livello delle “forme” e non al di sopra» (p. 2), ed un possibile ecumenismo tradizionale che, al contrario, guarda oltre le forme, rinviando al Principio.

  Merito maggiore delle pagine di Nasr, che peraltro apprezzò anche il magistero di Evola, come mostra il suo saggio introduttivo a La tradizione ermetica del filosofo romano, è il saper presentare concetti e tesi complesse, con semplicità, chiarezza. Insomma, le sue sono davvero verità segrete esposte in evidenza che mostrano in qual grado il nostro autore abbia realizzato la Conoscenza sacra.

Giovanni Sessa

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