1 Febbraio 2025
Società

La banalità della menzogna – Roberto Pecchioli

Hannah Arendt ne La banalità del male descrisse Adolf Eichmann come un grigio funzionario. Ciò che faceva diventava banale routine, le atrocità che disponeva, i suoi atti rispondevano a una sorta di automatismo, a un protocollo burocratico ricevuto dai superiori, che lo esentava dalla responsabilità e dall’agire e pensare in termini morali. Non è diversa la banalità della menzogna nelle sedicenti società liberali, democratiche, progressiste. La natura umana non cambia in base al pensiero dominante del momento: chi comanda esige sempre obbedienza- dunque menzogna- dai sottoposti, i quali, in maggioranza, per interesse, cinismo, paura o indifferenza, mentono senza battere ciglio in base alle disposizioni del potere.

Il famoso psicologo sociale Jonathan Haidt ha riflettuto sui pericoli di affermare cose nelle quali non si crede. Ora si dice costretto a mentire per mantenere il suo prestigio professionale. Una esponente del potente Jewish Institute for the Liberal Values (Istituto Ebraico per i Valori Liberali) gli ha chiesto di attestare che “i bianchi sono razzisti”. Sappiamo quanti medici sono stati radiati dall’ordine professionale perché in disaccordo con la narrativa pandemico-vaccinale. Putiniano è chiunque esprime opinioni diverse dalla vulgata occidentale sull’Ucraina, mentre è senz’altro antisemita chi disapprova l’azione dello Stato d’Israele. Cresce l’erosione del libero pensiero e della libera espressione. E’ sempre più pericoloso avere un’opinione, se questa non coincide con il canone dominante. E siamo, dicono, in democrazia.

Haidt ritiene che attingere la verità sia il fine della conoscenza, ma nell’università – il suo ambito professionale – avanza il conflitto tra verità e ideologia. Haidt lo sperimenta da quando l’associazione cui appartiene, la Society for Social and Personality Psychology (SPSP) ha stabilito i criteri di presentazione delle ricerche. Bisogna includere una dichiarazione che spieghi “se e come questa presentazione promuove gli obiettivi di equità, inclusione e antirazzismo”. La dichiarazione – obbligatoria – costringe a tradire la verità manipolando, distorcendo o inventando inesistenti collegamenti con la diversità, osserva. La parola diversità, peraltro, nei famigerati criteri DEI (diversity, equity, inclusion) imposti dal vangelo progressista, è stata rimossa e sostituita con antirazzismo. Pertanto ogni psicologo deve spiegare come il suo lavoro promuove l’antirazzismo, inventando elaborate menzogne. Giosuè Carducci lo chiamava tirare quattro paghe per il lesso.

Meglio chi è sincero. Il docente e attivista Ibram X. Kendi, in How to Be Antiracist (Come essere antirazzisti) difende la discriminazione come rimedio al razzismo. “L’unico rimedio alla discriminazione razzista è la discriminazione antirazzista. L’unico rimedio alla discriminazione passata è la discriminazione presente. L’unico rimedio alla discriminazione attuale è la discriminazione futura”. Un razzismo nuovo, antibianco, con uguali menzogne. L’ordine professionale di Haidt gli chiede di violare i suoi principi morali; l’ambiente accademico – come tutti gli altri – non è più un luogo in cui opinioni diverse possano coesistere pacificamente. Bisogna raccontare frottole per essere accettati, cooptati, pubblicare, ottenere cattedre. Docenti e aspiranti tali devono competere non solo in base alle credenziali accademiche, ma anche per dimostrarsi i bugiardi più abili. Saranno respinti se gli amministratori ideologici non ritengono abbastanza forte l’ impegno per la diversità e l’antirazzismo elevato a dogma. Per avere successo l’inganno e la menzogna diventano tratti caratteriali necessari nella società sedicente aperta. La banalità – e la necessità – di dire bugie. Si mente per mantenere lavoro e posizione o per essere accolti negli ambienti “giusti”. Nel loro tentativo di adattarsi alle ideologie progressiste che garantiscono successo, i bugiardi diventano i nuovi virtuosi. Rovesciamento dei valori.

Adam Smith, oltreché economista, fu anche moralista: nella Teoria dei sentimenti morali afferma che l’ordine civile dipende dalle interazioni sociali. Una società virtuosa nasce dalle decisioni individuali. La maggior parte di noi cerca di evitare la disapprovazione degli altri e di adattare il proprio comportamento per conformarsi alle norme. È nella natura umana “rispettare i sentimenti e i giudizi dei [nostri] fratelli, che si sentono più o meno contenti quando approvano il [nostro] comportamento”. Morale utilitarista che giustifica il conformismo travestendolo da virtù. Oggi i più accettano la dottrina progressista; sono maggiormente a loro agio nel seguirla piuttosto che distinguersi ed esprimere altre idee. Domani sarà il contrario senza rimorsi di coscienza.

Quando siamo costretti a imbrogliare per soddisfare le richieste del sistema innestiamo nella società, insieme con la menzogna, la sfiducia reciproca. In un mondo dove non ci si può fidare della parola alterui imperano la menzogna e la falsificazione, crolla la coesione sociale. Le decisioni della vita quotidiana sono i pilastri su cui è costruita la società. Mentire perché porta benefici personali, normalizzare il falso distrugge l’anima e, a lungo andare, la società intera . E’ un caso che il nostro immaginario sia colonizzato dalla pubblicità, il cui scopo non è certo la verità?

Giancarlo Pajetta, dirigente comunista di indiscutibile onestà personale, disse che tra la verità e la rivoluzione preferiva la rivoluzione. Per noi è l’ opposto: qualunque sia, dolorosa o contraria ai nostri convincimenti, crediamo nel primato della verità. Una testimonianza lancinante proviene dal giornalista cinese Yang Jisheng, autore del libro Lapidi, la grande carestia in Cina. Durante la rivoluzione culturale maoista abolirono la famiglia e l’agricoltura di sussistenza: la gente moriva di fame. La mentalità indotta era l’ impegno nella menzogna rivoluzionaria diventata strumento del potere. La normalizzazione della bugia provocò una catastrofe. Jisheng era un adolescente emigrato dal suo villaggio rurale. C’era una grave carestia – morirono a milioni – ma il giovane Yang arrivò a giustificare la morte per fame del padre . La rivoluzione pretendeva di ridisegnare l’animo umano. Il globalismo ha lo stesso scopo con modalità diverse, più soffici, insinuanti. Toglie l’anima con il nostro consenso.

“Ho pianto la morte di mio padre, ma non ho mai pensato di incolpare il governo. Non avevo dubbi sulla propaganda del partito, sui risultati del Grande Balzo in Avanti o sui vantaggi delle comuni popolari che dissolvevano le famiglie. Credevo che quanto stava accadendo fosse un evento isolato e che la morte di mio padre fosse semplicemente una tragedia familiare. Rispetto all’avvento della grande società comunista, che cos’era la piccola disgrazia della mia famiglia? Il partito mi aveva insegnato a sacrificarmi per il bene comune ed ero completamente obbediente. “Jisheng spiega come i maoisti cercassero di riprogettare l’essere umano. Il monopolio sull’informazione era il controllo della verità ufficiale, cioè della menzogna. In quanto luogo del potere, il partito era il cuore della verità. Tutta la società sosteneva la validità del regime. Tutti i gruppi culturali e artistici elogiavano il Partito, mentre gli organi di informazione ne certificavano quotidianamente la saggezza e i successi.

Dall’asilo all’università, la missione era instillare una visione del mondo comunista nelle menti di tutti. Le persone impiegate in quel compito erano orgogliose di essere considerate ingegneri dell’animo umano. I giovani sperimentavano un totale controllo del pensiero e, di conseguenza, sognavano solo idee comuniste che cancellavano gli altri valori umani. Nel vuoto di pensiero e di informazione, il governo utilizzava il suo apparato monopolistico per inculcare i valori comunisti, criticando e sradicando tutto il resto. I giovani svilupparono sentimenti intensi e definiti su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, sull’amore e sull’odio, che presero la forma di un desiderio violento di trasformare in realtà gli ideali comunisti. Qualsiasi parola o azione che se ne discostasse era considerata un attacco concertato. Nel 1959 il premier Ciu En Lai chiamò Mao rappresentante della verità. Divergere dalle sue opinioni era un’eresia, e la sola idea del malcontento provocava una paura travolgente che dava origine a bugie. Non è così diverso, pur con metodi meno sanguinari, il neo totalitarismo menzognero del globalismo liberal occidentale.

Durante la pandemia, Anthony Fauci ha potuto dichiarare: “rappresento la scienza”. Sappiamo da un’indagine parlamentare americana quanti inganni ha propinato; il sostegno al processo scientifico è stato sostituito dalla fede cieca nelle parole dei rappresentanti ufficiali del potere scientifico. I totalitarismi esigono che la verità venga ignorata. Le persone devono mostrare lealtà alle idee del governo. Jisheng descrive la duplicità di funzionari e intellettuali: “La paura e la menzogna erano il risultato e la linfa vitale del totalitarismo: quanto più si possedeva, tanto più si poteva perdere. Possedendo più del cittadino medio, funzionari e intellettuali avevano una paura molto maggiore e dimostravano la loro fedeltà al sistema attraverso l’adulazione e l’inganno. Le bugie nella vita ufficiale, nel mondo accademico, nelle arti e nei media hanno schiavizzato il popolo nella falsità e nell’illusione. Era chiamato negazionista chi metteva in dubbio l’avanzamento della produzione agricola e industriale, mentre la gente moriva di fame. Le persone non esitavano a mentire o tradire i propri amici per autoconservazione e promozione personale. La ripetuta autoumiliazione portava la gente a calpestare le cose che apprezzava di più e ad adulare chi disprezzava. “

De te fabula narratur, il libro parla anche di noi. C’è poca voglia di opporsi a chi distrugge la libertà di espressione, ma anche la libertà di coscienza. Declina il diritto di parlare e perfino di avere un’opinione. La coscienza morale non sembra più avere sete di verità: la banalità della menzogna al potere. Ancora Hannah Arenst: mentire continuamente non ha lo scopo di far credere una bugia, ma di garantire che nessuno creda più in nulla. Un popolo che non sa più distinguere tra verità e menzogna non può distinguere tra bene e male. Un popolo così, privato del potere di pensare e giudicare, è sottomesso all’impero della menzogna. Con persone come queste puoi fare quello che vuoi.

2 Comments

  • Foxtrot 12 Gennaio 2025

    Purtroppo questo articolo è un minestrone di cose scollegate tra loro e fa una grande confusione, oltre a buttare li tutta una serie di termini per i quali bisognerebbe indagare il significato e delle affermazioni illogiche. Avevo pensato di andare punto per punto ma è troppo lavoro e alla fine non c’è una tesi da esaminare, è fondamentalmente una lagna generica sul genere “o tempora o mores”.

    Mi limito ad una precisazione che potrebbe essere utile all’eventuale lettore.
    Il “razzismo”, lo ripeto fino alla noia, fu inventato per spiegare e motivare la costruzione degli imperi coloniali europei. In sostanza si trattava di affermare che esisteva un “disegno divino” che, cosi come stabiliva che gli animali erano messi sulla Terra a beneficio degli Uomini, stabiliva anche che tra gli Uomini ci fossero esseri “superiori” destinati a dominare ed esseri “inferiori” destinati ad essere dominati e quindi a servire i primi. Per non fare eccessivo sforzo di fantasia, le “razze” venivano poi catalogate rispetto ad una supposta “prossimità” con lo “animale”, cioè sia per i tratti somatici che per la maggiore o minore componente tecnologica e quindi separazione da quello che poi, quando si comincerà ad invertire l’onda, sarà il “Buon Selvaggio”, che è buono perché non contaminato dall’essere “troppo umano” e ancora vicino allo “animale”. Non a caso la stessa onda che porta avanti lo “anti-razzismo” e quindi abbatte le statue dei colonizzatori porta avanti anche lo “anti-specismo” e lo “anti-umanesimo”, perché risalendo la catena, se non ci sono “superiori” ed “inferiori” tra gli Uomini, non ci può essere nemmeno lo “antropocentrismo” rispetto alla “natura” e tutto quello che appartiene allo Uomo è necessariamente nefasto.

    Tra le tante cose tragicomiche del N-ismo e del F-ismo del Novecento c’è quella di avere riciclato l’idea della “razza” quando era già vecchia di secoli e soprattutto estranea al contesto europeo. Tanto che per trovare una “razza inferiore” a cui paragonarsi per sentirsi “superiori” e quindi pianificare il dominio sul mondo, bisognava prendersela con gli unici “diversi” a portata di mano, cioè gli Ebrei. Non c’era nessun bisogno di “Razza Ariana” per rifondare l’Impero Romano, quindi il Terzo Reich. Ci sarebbe stato per fondare un impero coloniale come quello britannico ma eravamo in un contesto diverso e anche oltre tempo massimo. Una idea scollegata dal contesto che poi è diventata ancora più tragicomica quando la “razza superiore” sarà messa sotto da genti “meticce”, cioè divise in caste a seconda della combinazione di incroci tra Europei e nativi di altri continenti. Infatti ancora oggi i “progressisti” scagliano il “meticciato” contro i F-isti del terzo millennio, perché gli sembra di ripetere il giro.

    Chiudo con l’ultima precisazione: il verbo “credere” implica la fede, quindi assumere come “verità” una idea irrazionale, assurda. Dato che le cose un cui si crede non si possono collocare nel mondo ma sono limitate allo “aldilà”, possono essere o inutili o perniciose. La “morale” non è affatto questione di “fede”, è invece questione di Legge. La Legge è come il regolamento del gioco del calcio, se non ci sono regole non c’è il gioco, se non c’è Legge non c’è civiltà. Da cui la differenza tra la “colpa” dei Cristiani, altro concetto inutile o pernicioso e la “responsabilità” dei Romani, cioè il fatto che in quanto uomini liberi si ha la facoltà di decidere e nello stesso tempo si risponde delle proprie azioni.

  • Golf 13 Gennaio 2025

    “Non è diversa la banalità della menzogna nelle sedicenti società liberali, democratiche, progressiste.”

    Aspetti, gentile signore, “sedicenti” cosa, sedicenti liberali, sedicenti democratiche o sedicenti progressiste? Perché forse lei si aspetta che il lettore non capisca la differenza ma la pregherei di essere meno generico e cercare meno la frase a effetto che però rischia il livello “verbale dei Carabinieri”.
    Le vengo incontro, il problema consiste nel fatto che i termini “liberale, democratico, progressista” sono stati introdotti nella vulgata ad un certo punto della Storia e assumono significato diverso a seconda non solo del momento storico ma anche del contesto in cui sono usati.
    Poi le farei presente che se “democratico”, ad esempio, diventa un concetto “negativo”, bisogna di conseguenza introdurre il concetto “positivo” che lo controbilancia. Quindi ci dobbiamo inventare qualcosa che non sia “democratico” ma che sia meglio di “democratico”. Non so, a lei per caso sembra che una bella dittatura sia meglio? Oppure un regime oligarchico alla vecchia maniera con il Senato dei “principi” e poi i sindacalisti “popolari”?

    “chi comanda esige sempre obbedienza- dunque menzogna- dai sottoposti”

    Falso, la “obbedienza” non richiede affatto “menzogna”, perché logicamente la “menzogna” è funzione dello “inganno” e l’inganno presuppone la volontà di fare qualcosa a danno di “chi comanda”. La “menzogna” presuppone la ribellione.

    “Il famoso psicologo sociale Jonathan Haidt ha riflettuto sui pericoli di affermare cose nelle quali non si crede.”

    Un bel chissenefrega? Mia nonna diceva “oh signur” quando mi vedeva sudato.

    “Istituto Ebraico per i Valori Liberali gli ha chiesto di attestare che “i bianchi sono razzisti”.”

    Oh signore, non si accorge che il problema qui non è che l’Istituto Ebraico imponga una cosa o l’altra al professor Pincopalla ma che il tale professore E’ SUBORDINATO a tale Istituto. Io non conosco nessun “Istituto Ebraico” e soprattutto nessun “Istituto” si trova nella condizione di “chiedermi” una cosa qualsiasi. Io non sono schiavo, non sono “professore” quindi non ho dovuto fare un certo percorso per ottenere la mia posizione e non sono nemmeno Fantozzi, quindi non dipendo dal Direttore Megagalattico per mangiare. Il punto è proprio questo. Se nasci in un certo momento e in un certo posto, nasci schiavo e puoi provare a scappare oppure a ribellarti, altrimenti non hai la facoltà di auto-determinarti. Se nasci in un altro momento e in un altro posto invece SCEGLI se affiliarti o asservirti da tale “Istituto” in cambio di qualcosa, ti PROSTITUISCI. A questo punto il signor Pecchioli si lamenta che chi si prostituisce deve fare quello che piace al cliente. Ma va?

    “Sappiamo quanti medici sono stati radiati dall’ordine professionale perché in disaccordo con la narrativa pandemico-vaccinale.”

    No. I medici sono radiati quando di proposito compiono atti contrari all’etica professionale e cioè che vanno a danno del paziente. Vale anche per gli avvocati e gli ingegneri. Un ingegnere non si può inventare una legge fisica per cui la scienza delle costruzioni secondo lui funziona in maniera differente dalla “narrativa” perché delle due l’una, può presentare la sua teoria con una pubblicazione che viene rivista dai suoi colleghi e se ha ragione diventa famoso per la “Legge di Pincopalla” oppure è tenuto ad applicare le teorie che sono state pubblicate e riviste in precedenza. Se l’ingegnere non pubblica la sua teoria oppure la pubblica e viene smentita, quando costruisce il meccanismo o l’edificio per conto di un cliente sulla base della sua idea “contro la narrativa”, finisce in tribunale e se viene provato che l’ha fatto apposta, gli viene revocata la licenza.
    Il mondo è pieno di scemi che vanno a farsi curare dallo “stregone del villaggio” e finisce sempre ed inevitabilmente male per i succitati scemi. Dopo tot scemi sottoterra, finisce male anche per lo “stregone”.

    “Putiniano è chiunque esprime opinioni diverse dalla vulgata occidentale sull’Ucraina”

    Be, quale sarebbe la sua logica, signor Pecchioli? Se vede un tizio che picchia una vecchia e gli ruba la borsetta e poi dice che è stata la vecchietta a provocare il tizio perché è una “nazista” e nella borsetta tiene delle fiale fabbricate nel “biolab”, non si può dire che le sue “opinioni” (che non sono affatto “opinioni”) sono vigliaccamente in favore del tizio? Mi vorrebbe dire che lei rivendica la facoltà di “ne con tizio ne con la vecchia”, un po’ come si diceva “ne con lo Stato ne con le BR”? Che noia rasoterra.

    “mentre è senz’altro antisemita chi disapprova l’azione dello Stato d’Israele”

    Lo Stato di Israele, come il nostro, ha un Parlamento eletto, ha un Governo incaricato, ha una Magistratura selezionata. Con lo Stato di Israele si potrebbe venire a patti come si viene a patti con lo Stato di Francia o di Giappone. Il problema che lei scavalca a piè pari è la asimmetria di una situazione in cui le controparti di Israele NON sono “Stato” e non hanno Parlamento, Governo, Magistratura, quindi non ci si può venire a patti se non con i sistemi con cui si viene a patti con la Mafia. Il che, incidentalmente, è vero anche per gli “Stati” che non sono “democratici” (vedi sopra), perché le autocrazie inevitabilmente sono organizzazioni di tipo mafioso. Circa l’accusa di essere antisemiti, dipende magari dalla continuità storica tra il famoso “mito della razza” e certe attuali ideine sul “terzo millennio”.

    “Cresce l’erosione del libero pensiero e della libera espressione”.

    Ma va. Quando ero ragazzo se andavo all’edicola e compravo il giornale di Montanelli rischiavo di prendere un sacco di botte dai “compagni” del mio quartiere. L’edicolante lo nascondeva sotto i porno. La smetta per favore.

    “Un razzismo nuovo, antibianco, con uguali menzogne. L’ordine professionale di Haidt gli chiede di violare i suoi principi morali”

    Falso, NON è l’Ordine Professionale. E’ una associazione.
    Tra l’altro si parla da molto tempo circa l’abolizione degli Ordini Professionali, il che significa attribuire i poteri di censura a qualcun altro, non di abolirli.

    “l’ambiente accademico – come tutti gli altri – non è più un luogo in cui opinioni diverse possano coesistere pacificamente.”

    Uffa, qui ci sono tanti di quegli errori che non so da che parte cominciare. Dal punto di vista “politico”, non esistono “opinioni”, esistono scopi, obbiettivi ed esistono percorsi per raggiungerli. Quando due scopi si escludono a vicenda, ovviamente ubi major minor cessat. Dal punto di vista scientifico, non esistono “opinioni”, esistono teorie che devono essere verificate o smentite, una teoria che è smentita non può sussistere. Torno all’esempio dell’ingegnere, non si possono fare meccanismi con la fantasia, ci sono delle “leggi” stabilite da secoli e sono quelle. Se l’ingegnere ha la “opinione” della ruota quadrata, finisce male.

    “Bisogna raccontare frottole per essere accettati, cooptati, pubblicare, ottenere cattedre”

    Quello è il sistema della mafia.
    La mafia non ti chiede di raccontare frottole, ti chiede di mantenere il segreto e ti chiede di compiere dei crimini (eseguendo ordini se sei “soldato” e dando ordini se sei “capitano”).
    La mafia non costringe nessuno a diventare “uomo d’onore”, è una associazione volontaria.

    “Docenti e aspiranti tali devono competere non solo in base alle credenziali accademiche, ma anche per dimostrarsi i bugiardi più abili”

    No, il “docente” deve insegnare e siccome è incaricato da una istituzione, deve insegnare le cose che sono stabilite da chi lo incarica. Se io vado a fare l’operaio alla FIAT dovrò montare automobili FIAT, non posso montare automobili Renault. Perché lavoro per la FIAT.
    Se poi le cose che vengono insegnate in una certa scuola sono balle, quello è come dire che le automobili FIAT fanno cacare. Epperò fanno cacare in base alle stesse leggi fisiche ed economiche a cui sono sottoposte tutte le automobili.

    “Saranno respinti se gli amministratori ideologici non ritengono abbastanza forte l’ impegno per la diversità e l’antirazzismo elevato a dogma”

    Nessuno è costretto a prendere lo stipendio da operaio FIAT per montare auto FIAT. Proprio perché siamo in “democrazia” e non ci sono “compagni Stakanov” a cui il Partito ordina di scavare in miniera altrimenti gulag.

    “Si mente per mantenere lavoro e posizione”

    Si mente perché si vuole mentire, perché CONVIENE.

    “La maggior parte di noi cerca di evitare la disapprovazione degli altri e di adattare il proprio comportamento per conformarsi alle norme.”

    La maggior parte non ha idea che esista niente altro. Un qualsiasi “regime” punta a tenere i soggetti in uno stato di ignoranza per cui non puoi fare cose che non sei capace di immaginare.

    “Mentire perché porta benefici personali, normalizzare il falso distrugge l’anima e, a lungo andare, la società intera . E’ un caso che il nostro immaginario sia colonizzato dalla pubblicità, il cui scopo non è certo la verità?”

    E’ come dire che il tizio che deruba la vecchia è “costretto” a rubare.

    “Non è così diverso, pur con metodi meno sanguinari, il neo totalitarismo menzognero del globalismo liberal occidentale”

    Assolutamente FALSO.

    “C’è poca voglia di opporsi a chi distrugge la libertà di espressione, ma anche la libertà di coscienza.”

    Direi piuttosto che non abbiamo niente da dire. Quindi non abbiamo niente da “esprimere”. Dato che vogliamo le cose che ci vengono date se imbrogliamo, rubiamo, ammazziamo, compiamo dei crimini, ben sapendo che sono “male”. Ma ci piace, perché homo homini lupus eccetera.
    Questa idea che si compia il male perché costretti è veramente infantile, oltre che ovviamente risaputa e, ironicamente, propalata proprio dai “progressisti” che interpretano l’universo col “conflitto di classe”.

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