10 Ottobre 2024
Attualità Marino Politica

Israele e antisemitismo, un finto accostamento

Come è noto il pericolo è sempre incombente, il male assoluto è alle porte e ordisce ininterrottamente oscure trame d’intolleranza e di razzismo, ma fortunatamente sono presenti nella società anticorpi sufficienti a combatterlo, saldi presidi di valori costituzionali che sono per noi tutti una garanzia di libertà e democrazia. Uno di questi è senz’altro costituito dalla “grande” stampa come quella del Corriere della Sera e dai suoi impavidi giornalisti, sempre pronti a sposare con equilibrio le cause più nobili e a testimoniare la verità incuranti di ogni rischio.

Uno di questi campioni d’imparzialità è Pierluigi Battista che dalle colonne dell’edizione del 10 agosto scorso sfoga tutta la sua indignazione contro i “nuovi odiatori dell’ebraismo” che, nella nottata precedente, avevano imbrattato con “schifezze antisemite” i negozi degli ebrei romani.

In sostanza, nella notte del 9 agosto, sui muri di Roma sono apparsi alcuni manifesti che invitavano i cittadini a non comprare merci nei negozi degli ebrei romani per non finanziare indirettamente Israele e le sue politiche aggressive.

Adirato e preoccupato, Battista vede in questo raccapricciante oltraggio “la prova della ormai avvenuta simbiosi tra antisemitismo e aggressività antisionista” che prende a pretesto Israele per attaccare tutti gli ebrei. Questa personalissima e discutibile tesi è, peraltro, condivisa il giorno seguente sullo stesso giornale da tale Piero Terracina, un ex deportato ebreo, che intervistato sull’argomento ha le idee molto chiare sui mezzi da utilizzare per reprimere queste manifestazioni: “Mi riferisco alla legge 25 giugno 1993 n. 205, che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali.”.

E tutto questo perché Terracina, nella sua beata innocenza, pensa che “gli artefici dell’oltraggio di oggi sono antisemiti allo stato puro. Sono convinto che si tratti di persone che, se ci fossero oggi le condizioni politiche di allora, sarebbero carnefici come lo furono i nazifascisti”. Liberissimo Terracina di pensarla come crede, ma certo prendere come oro colato le stravaganti convinzioni di un ex deportato di 86 anni, forse leggermente sclerotizzato nelle sue turbate fantasie, non ci sembra il modo migliore per fare del serio giornalismo.

Ma tant’è, il Corriere dell’11 agosto non si limita a questo perché a pag 31 ospita anche un articolo di Marco Carrai che apre osservando che “C’è un filo comune che unisce la follia della persecuzione in Iraq dei cristiani ad opera delle milizie dell’Isis, i nuovi spregevoli attacchi antisemiti a Roma, i continui attentati su obiettivi civili tramite razzi ad opera di Hamas e i bambini palestinesi rimasti sotto le macerie di un palazzo abbattuto a Gaza.”

E’ incredibile la forza devastante con cui quest’estate, peraltro avara di sole, s’è accanita sul povero Carrai che, in piena crisi da colpo di calore, riesce ad accomunare i tagliagole dell’Isis con i manifesti antisionisti di Roma (!!!), i missili di Hamas (contro i civili e perciò da condannare) con i bambini palestinesi rimasti sotto un palazzo abbattuto (una disgrazia, forse colpa dei bimbi distratti).

A questo punto, anche noi siamo sicuramente convinti che c’è un filo comune di imbecillità e ipocrisia che unisce le reazioni scomposte dell’intellighentia democrat tutte le volte che nella retorica e scandalizzata difesa degli ebrei utilizza argomenti di maniera e accostamenti tanto spropositati quanto stravaganti.

Certo affidarsi a esponenti di una Comunità per esporre e difendere le ragioni di quella stessa Comunità può essere comodo, ma cosa resta dell’obiettività e dell’equidistanza di una testata giornalistica che dovrebbe fare informazione e non propaganda?

E, in ogni caso, dov’è scritto che boicottare i negozi degli ebrei rappresenterebbe un reato o un’azione politicamente violenta e ideologicamente razzista? Se non ricordiamo male, nessuno si scandalizzò più di tanto, alcuni anni fa, allorchè i centri sociali e i vari esponenti del radicalismo di sinistra lanciarono una campagna, con azioni anche aggressive, contro una catena di supermercati solo perché questa era di proprietà di Silvio Berlusconi. Forse che boicottare i negozi del leader di Forza Italia è lecito, mentre farlo con quelli degli ebrei costituisce un “oltraggio” perseguibile ai sensi della legge Mancino?

Né ci convincono le solite disquisizioni accademiche sui confini ideali che separano l’antisionismo dall’antisemitismo. Criticare Israele sarebbe lecito, criticare gli ebrei sarebbe un reato. Purtroppo fino a quando le comunità ebraiche sosterranno a tutti gli effetti lo stato di Israele e le sue politiche criminali nei confronti dei palestinesi, la critica dell’uno e delle altre viaggerà di pari passo e sarà oltremodo giusta e giustificata. Non si possono considerare diversamente i membri di una Comunità che con parole e azioni concrete sostiene apertamente le politiche aggressive e le azioni terroristiche di uno stato estero e che, di conseguenza, ne condivide almeno idealmente e moralmente le responsabilità.

Non acquistare in certi negozi, pertanto, non solo è lecito ma è addirittura doveroso per chi non vuole neppure ipoteticamente e indirettamente sovvenzionare un popolo che s’è appropriato con la forza della terra di un altro e che lo costringe con la forza a vivere in condizioni di semilibertà in casa propria, razionandogli i beni primari, segregandolo con continui e nuovi insediamenti, sterminandolo impunemente in un impari confronto in cui i numeri delle vittime e delle distruzioni forniscono la misura della violenza e della brutalità messe in campo.

C’è chi vorrebbe mettere tutto a tacere trincerandosi dietro la retorica della shoah e invocando la repressione contro ogni critica, ma non è lecito per nessuno imbalsamare la storia né pensare di poter esercitare arbitrariamente e impunemente la propria brutalità in considerazione di un presunto torto subito o di una ipotetica elezione divina.

Enrico Marino

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