20 Luglio 2024
Intervista Marco Battarra Ritter Edizioni

Intervista a Marco Battarra

di Gianluca Padovan

Un giorno entrai nella Bottega del Fantastico, allora in Via Plinio n. 32, a Milano. Marco indossava una giacca color carta da zucchero scura, abbastanza sportiva. Capelli biondissimi, un po’ spettinati, fare pacato che da sempre lo contraddistingue. Di Manuela ricordo la grinta e i capelli rosso fuoco. Non rammento, invece, che libro cercassi, ma uscii senz’altro con Gli Indoeuropei di Adriano Romualdi, Edizioni di Ar, edito pochi anni prima, nel 1978. Copertina verde, Quaderni del Cigno. Da allora è passato ben più di qualche annetto e Marco Battarra ha mantenuto lo spirito giovanile. Oggi è in Via Maiocchi al civico numero 28, niente vetrine sull’esterno e la Bottega del Fantastico è divenuta Spazio Ritter. Proviamo a tracciare il percorso storico dal Fantastico allo Spazio. Domando a Marco quando è stata aperta la Bottega del Fantastico e perché, lasciandolo parlare a ruota libera. Adesso, nel momento in cui trascrivo la registrazione, non ho nemmeno bisogno di “aggiustare”, tanto la sua esposizione è stata chiara e priva d’increspature.

Marco Battarra:

Il mio arrivo alla Bottega del Fantastico nel giugno del 1982… e sembra un secolo fa, non è un punto di partenza, ma per me è un punto d’arrivo, perché già dal 1973 mi occupavo di libri.

A quei tempi abitavo a Pescara e avevo messo in piedi la Biblioteca del Fronte della Gioventù. Successivamente mi sono trasferito a Milano e presso la sede del Movimento Sociale, in via Mancini, avevo aperto un centro librario che ho tenuto in attività fino al maggio 1980, quando sono uscito dal partito. Poi sono andato a militare. Per cui la passione per i libri c’è sempre stata e l’idea di aprire una libreria non era un semplice sogno.

L’intento si è successivamente concretizzato frequentando la Bottega del Fantastico, libreria aperta alla metà degli anni Settanta e specializzata in fantascienza ed esoterismo.

Ad un certo momento si verificò la possibilità di entrare come socio di minoranza e aiutato economicamente da mio padre cominciai a lavorarvi.

Nel giro di un paio d’anni il socio fondatore della Bottega del Fantastico decise di smettere e ci ritrovammo esclusivamente in due, io e Manuela, e l’abbiamo portata avanti fino alla chiusura, ovvero al dicembre del 2007. Ma ripercorriamo le tappe per così dire storiche.

Il mio arrivo nella Bottega del Fantastico ha portato lentamente ad un cambio d’immagine della stessa, perché da libreria specializzata, come detto, in fantascienza con un piccolo reparto di esoterismo, abbiamo cominciato ad allargare il reparto esoterico inserendo i testi principali del pensiero tradizionale, a cominciare chiaramente dai libri di Julius Evola e di René Guénon.

Da qui al passaggio verso altre tematiche e a case editrici del mondo della destra radicale è stato una naturale conseguenza.

Dopo tre-quattro anni dal mio ingresso alla Bottega questa si è quindi caratterizzata come una libreria di riferimento per quanto riguarda la destra radicale, non solo milanese, ma direi di quasi tutto il nord Italia.

Ne abbiamo passate di tutti i colori, abbiamo avuto un paio di attentati grossi, tante piccole seccature, cortei, macchina dei carabinieri all’uscio perché il nostro nominativo era stato trovato nella lista di obiettivi da colpire in un covo delle Brigate Rosse. Insomma, ne abbiamo viste di ogni.

Nel tempo mi sono reso conto che in Italia, o per così dire “nel nostro mondo”, mancava un certo tipo di letteratura. Si trattava soprattutto di quella rivolta all’epopea dei Volontari Europei delle Waffen SS, letteratura di carattere militare, ma improntata ideologicamente.

In Francia ho avuto occasione d’incontrare un personaggio famosissimo, Jean Mabire, il quale è stato un volontario delle Waffen SS francesi, avendo militato nella XXXIII SS Waffen Grenadier Division Charlemagne. Probabilmente è stato colui che ha pubblicato, in lingua francese, il maggior numero di libri sull’argomento.

L’idea di pubblicare a nostra volta i libri di Jean Mabire tradotti in italiano ha portato il sottoscritto, assieme a due amici, a creare con atto costitutivo notarile il 25 settembre del 1998 la Casa Editrice Ritter (da Ritterkreuz), il cui logo è la riproduzione dello stemma della XVII SS Pz Grenadier Division Gotz von Berlichingen.

Nata come una sorta di divertissement, abbiamo pubblicato di tutto tranne che i libri di Mabire, per motivi diciamo economici, nel senso che non ci siamo messi d’accordo sui diritti d’autore. Abituato alle grandi tirature delle case editrici francesi, Jean Mabire avanzava delle richieste non sostenibili economicamente perché il mercato italiano era ben diverso e le tirature sarebbero state decisamente più contenute.

Però, intanto, eravamo partiti.

Il primo libro che abbiamo pubblicato è stato Storia delle SS di François Duprat, libro che è andato molto bene e ha avuto diverse edizioni. Oggi non lo ripubblicherei in quanto decisamente datato e, se vogliamo, un po’ superato.

Il secondo libro è divenuto il nostro cavallo di battaglia, è lo è tutt’ora: I leoni morti. La battaglia di Berlino di Saint-Paulien. Si tratta di uno dei libri più belli riguardanti la Division Charlemagne e in particolar modo sulla difesa di Berlino nel 1945. Ad oggi ne abbiamo prodotte sei tirature da 1000 copie l’una, ovvero dal 1998 ad oggi ne abbiamo stampate 6000 copie. Contando che il libro non era una prima edizione, ma aveva già visto 3000 copie dell’Edizione Corallo e 2000 copie dell’edizione Volpe, per un libro del nostro mondo, del nostro ambiente, così orientato politicamente, aver venduto nello spazio di trent’anni 11.000 copie io credo che sia un successo veramente unico.

Ma proseguiamo nel nostro excursus storico.

Arriviamo ad un certo punto ed esattamente a sette anni fa, quando abbiamo necessariamente dovuto operare una scelta. Uno dei soci fondatori della Casa Editrice Ritter si era dimesso dal suo precedente impiego ed era venuto a lavorare a tempo pieno in Ritter. Come casa editrice c’eravamo posti la questione della distribuzione, perché nessun distributore voleva e vuole occuparsi di questi libri “maledetti”, quindi abbiamo cominciato a distribuirli noi. Difatti ritenevamo che valesse la pena provare a fare circolare certi tipi di libri anche all’esterno dei soliti canali alternativi, dei circoli culturali, delle associazioni, delle vendite per corrispondenza mediante i “cataloghini”. E devo dire che ci siamo creati un certo spazio in alcune importanti librerie del milanese. Successivamente ne abbiamo trovate anche altre, divenute librerie di riferimento pur non avendo niente a che fare con il “nostro mondo”.

Questo ha portato altri editori della nostra area a chiederci di provare a diffondere anche i loro libri. Viste le positive premesse la seconda attività della Ritter si è concretizzata, divenendo distributrice anche dei libri stampati da altri.

A quel punto si poneva un’altra questione, ovvero nella Bottega del Fantastico non esisteva lo spazio fisico per la nuova attività e comunque non si poteva organizzare l’ambiente come avremmo desiderato, essendo su strada e… nel mirino.

Inoltre la mia socia Manuela, dopo 27 anni di vita comune in libreria, preferiva non dover sostenere un impegno quotidiano così pesante.

E abbiamo fatto il grande passo.

Contestualmente chiusa la Bottega del Fantastico abbiamo aperto lo Spazio Ritter, a 200 metri di distanza, in un posto molto più tranquillo. Non siamo su strada, ma in un seminterrato e l’ampio locale permette inoltre di svolgere anche altre attività: presentazione di libri, conferenze, convegni e quant’altro. La scelta si è rivelata positiva e tutto ha preso un indirizzo ancora più concreto soprattutto dal punto di vista culturale.

Se inizialmente la Casa Editrice Ritter ha pubblicato quello che capitava, senza una precisa logica, ma a seconda dell’intendimento del momento, con il trasferimento abbiamo ripensato alla linea editoriale, organizzandola in collane.

Oggi abbiamo tre collane:

La spada e il martello. È d’intervento ideologico e pubblichiamo sia testi attuali sia testi del passato, però attualizzati delle puntuali introduzioni di Maurizio Rossi, direttore di collana. Ha un intento oserei dire propedeutico, rivolto soprattutto a chi vuole apprendere, capire quelle che sono le linee di forza di una certa ideologia.

Storia ribelle e Tradizione. È la collana di storia, di ribelli e tradizione, dove pubblichiamo testi di storia militare non limitata al secondo conflitto mondiale. In prevalenza abbiamo certamente testi sulla Seconde Guerra Mondiale, soprattutto sui combattenti tedeschi e in questa collana abbiamo riedito I Leoni Morti. Ma abbiamo pubblicato anche un testo sull’epopea dei Boeri, sui Cosacchi, uno sui Bretoni e il collaborazionismo nella Seconda Guerra Mondiale.

I Quaderni di Thule. Nata con l’intenzione di divulgare testi sul simbolismo, è oggi una collana di studi sulla tradizione. Abbiamo Lo svastica, La famiglia SS, Il fascio littorio, Ahnenerbe, Il mito europeo, Mito politico e simboli di lotta, Iperborea. Un volume che pubblicheremo prima dell’estate sarà sul Cavaliere, la Morte e il Diavolo di Albrecht Dürer, interpretati da un punto di vista esoterico.

Circa cinque anni fa la Casa Editrice Ritter ha operato un “salvataggio” nei confronti di una storica casa editrice di area che stava chiudendo i battenti per problemi di gestione tra i soci. La casa editrice è Lo Scarabeo. Pubblicava tantissime cose, ma nel nostro mondo era conosciuta per la collana dedicata esclusivamente alla storia della Repubblica Sociale Italiana, vista attraverso le memorie e le testimonianze dei suoi combattenti.

Rilevata l’editrice Lo Scarabeo abbiamo deciso di non farla morire in nessun senso e per questo ne abbiamo mantenuto il logo e il nome. Questa casa editrice è stata successivamente riportata a nuova vita con la creazione di collane, una dedicata alle guerre e in cui è pubblicato il libro Mercenario di Tullio Moneta, successo editoriale dell’anno passato.

Successivamente sono seguite la collana Antropologia e scienze forensi, diretta dal professor Matteo Borrini, e Architectura sull’architettura militare, con i primi due libri sui rifugi antiaerei e la protezione dei civili a Milano e a Como.

Nell’aprile 2013 altra svolta e sono rimasto da solo, senz’altri soci.

Passiamo ora alla carta stampata e alla diffusione dei sistemi informatici… d’informazione. Mi sono accorto per esperienza personale che taluni editori operano la censura nei confronti dei libri che pubblicano e spesso senza informarne lo stesso autore. Non solo. Concetti e idee ritenuti scomodi sono tranquillamente cassati o mutati di significato in ottemperanza al “pensiero unico”. Se l’autore non se ne accorge per tempo e firma il “si stampi” il libro esce tranquillamente con le censure e le modifiche dolose. Conseguentemente oggi ho come la sensazione che se i libri stampati, sia correttamente sia scorrettamente, costituiscono una realtà tangibile e inequivocabile, sia invece facile modificare nel tempo, “alla bisogna”, i testi solo digitalizzati come gli e-book. A mio avviso il libro stampato è ancor più necessario. È una testimonianza scritta, inequivocabile, non cancellabile, non alterabile. In buona sostanza la mia domanda è la seguente: il libro stampato è ancora oggi importante?

Marco Battarra:

Certo. Figuriamoci poi se un editore può mettere mano in qualsiasi momento al contenuto del testo. Basta che un libro faccia scoppiare una polemica che magari, nell’edizione successiva, la frase o le frasi incriminate scompaiono. Col cartaceo, come dicevano gli antichi, verba volant scripta manent.

Il libro stampato conserva un suo fascino, un piacere nello sfogliarlo dato proprio dalla carta? In parole povere, è ancora attuale e indispensabile?

Marco Battarra:

Assolutamente sì, soprattutto per quanto riguarda determinate tematiche. Io non credo che un testo come Socialismo fascista di La Rochelle su supporto informatico possa avere il successo che ha avuto nell’edizione cartacea. Il volume cartaceo, la carta, e qui parlo proprio da appassionato di libri, appassionato lettore oltre che editore, ti danno una sensazione che il digitale non ti potrà mai trasmettere. Per cui sono convinto che sì, ci sarà un ridimensionamento nella diffusione del libro cartaceo, ma questo riguarderà soprattutto la letteratura d’evasione, i best sellers, i romanzetti. Un libro fotografico, un libro di uniformologia, un saggio, io credo che continueranno a essere prodotti su carta.

Qualcuno ha detto: «no, io non vado a parlare da Marco perché lui prima aveva certe idee e poi le ha cambiate». A me pare che le idee di Marco siano rimaste tali e quali, semplicemente si siano maturate, ampliate e a 360 gradi, oserei dire. Qualcun’altro ha detto «non vado da Marco perché è un leghista, oppure «non vado perché è un fascista». A mio modo di vedere le etichette sulla giacca sono evidentemente delle limitazioni, ma taluni le utilizzano sugli altri per evitare, così facendo, confronti e crescite che non desiderano affrontare per il classico e purtroppo non ancora desueto “partito preso”. Tu che cosa ne pensi?

Marco Battarra:

Non desidero le polemiche, preferisco evitarle. Ritengo che la cosa fondamentale siano le idee. Le idee possono rimanere le stesse, ma cambiare di vestito. Il fatto che sia stato nel Movimento Sociale prima, che abbia frequentato Terza Posizione poi, che oggi non sia più nella Lega, sono stati vestiti dati alla stessa idea. L’importante sono i contenuti. Per quanto riguarda l’oggi posso dire che simpatizzo per l’opera di Casa Pound, la quale con la Lega ha raggiunto accordi programmatici.

Allo Spazio Ritter ho incontrato persone non necessariamente di destra, ma che erano comunque orientate verso un certo tipo di tradizione che, guarda caso, è proprio la destra tradizionale che porta avanti. Si potrebbe dire che Marco Battarra impersoni il momento della transizione. È l’entità “non agente” espressa nel Tao-tê-ching di Lao-Tze, nella traduzione commentata di Julius Evola negli anni Settanta. Così recita la n° 37:

«Il Principio è sempre non-agente

Eppure non v’è cosa che non faccia (con la sua influenza non visibile)» (Lao-Tze, Tao-tê-ching, a cura di Julius Evola, Edizioni Mediterranee, Roma 1979, p. 124, 37).

Che ne pensi di quanto ho detto?

Marco Battarra:

Si, entità non agente fino ad un certo punto, perché già il fatto di non tenere dei libri casuali, ma di fare una selezione dei testi proposti nonché degli argomenti trattati, è un preciso agire. Che poi non sia un agire invasivo nei confronti di chi viene qua, questo è un altro paio di maniche. Spesso mi sono trovato a sconsigliare la lettura di certi libri, seppur presenti nello scaffale della libreria, perché lo stesso libro a persone diverse può dare cose diverse. Ci sono libri propedeutici, ci sono libri che vanno sconsigliati ai giovani….

Chiunque entri qui percepisce un qualche cosa non solo per i libri esposti, ma anche per come si presenta il locale.

Goglio_copertinaVedo sul tavolo, che fa anche da scrivania a Marco e Manuela, alcuni libri usciti recentemente. Un paio sono di Gianantonio Valli e li ha pubblicati nel 2014 l’Edizioni Ritter: Giudeobolscevismo. Il massacro del popolo Russo e Sessantottismo. Radici ebraiche di una devastazione. La ricostruzione della storia del Novecento nei dettagli dev’essere un fermo punto di partenza per la comprensione e il mantenimento della Tradizione con la Ti maiuscola. Per quale motivo? Semplice, perché la conoscenza dei fatti evita a chiunque di prendere delle “cantonate” nell’abbracciare questa o quell’altra ideologia. I fatti sono sempre e comunque indicativi di ciò che qualcuno, in modo calcolato, programmato e nel conseguimento di un obiettivo non certo identificabile come “volere del popolo”, ha portato avanti, ma lo ha restituito modificato per la compilazione della storia di facciata ad uso e consumo dei posteri. Apro una pagina a caso di Giudeobolscevismo e leggo tra pagina 415 e la seguente della «deportazione, oltre agli Urali, in Siberia e nel Kazakistan, di 2.500.000 cittadini polacchi etnici, ebrei, bielorussi, ucraini, etc. – tra i quali 1.000.000 ebrei, migrati volontariamente o deportati quali “trotzkisti”, “socialtraditori bundisti”, “falsi comunisti”, “nazionalisti borghesi”, “anticomunisti”, “sionisti” o, semplicemente, “nemici di classe”». In pratica è un resoconto chiaro e documentato di 690 pagine, che andrebbe letto e diffuso. L’altro libro, Sessantottismo, non è certo da meno in quanto a chiarezza e documentazione dei fatti. Presenta perfettamente chi, in realtà, fu il promotore e l’agitatore del “Sessantotto”. Uno degli ultimissimi libri usciti è invece Danzando nel cratere del vulcano. L’universo eroico di Yukio Mishima, di Federico Goglio e pubblicato da Lo Scarabeo. Quale sarà il prossimo, oltre a quello già citato sul Cavaliere, la Morte e il Diavolo? Marco sorride, digita qualche cosa sulla tastiera del computer e gira lo schermo affinché io possa vedere che cosa compare.

Marco Battarra:COP_BenedettiAssassini

È presto detto. Ecco il libro che tra qualche giorno vado a ritirare: Benedetti assassini. Eccidi partigiani nel Bellunese (1944-1945), del giornalista e scrittore Antonio Serena, con prefazione di Domizia Carafòli, edito dalla Ritter. In una terra di confine e crogiuolo di etnìe e di culture il Partito Comunista Italiano pensò bene d’inviare un gruppo di persone che diedero luogo ad agguati, uccisioni ed efferatezze d’ogni genere. Che dire d’altro? Per Ereticamente hai già recensito il film di Antonello Bellucco Il segreto d’Italia, di cui Antonio Serena è stato consulente storico.

Considero Marco Battarra un punto di riferimento a livello nazionale e vedo che Marco già accenna ad un no. Ma io ritengo che sia stato, e tutt’ora lo sia, un importante punto di riferimento. Già il fatto che lo Spazio Ritter organizzi periodicamente conferenze e presentazioni di libri lo testimonia. Ma l’indirizzo non diciamo partitico, ma politico che tu, Marco, vuoi dare, come si potrebbe riassumere?

Marco Battarra:

Si riassume molto velocemente nella diffusione del pensiero tradizionale senza guardare in faccia alla famiglia di appartenenza di chiunque. Quando abbiamo creato lo Spazio Ritter l’abbiamo chiamato «spazio» perché l’idea nostra era quella di mettere a disposizione un ambiente dove il minimo comune denominatore erano la cultura e le idee. Poi che le persone provenissero da un gruppo, da un partito o da un altro, questo non è mai interessato. Questo, purtroppo, il mondo “della destra” non l’ha capito e ci troviamo a scontrarci con la logica delle risse di cortile che ha caratterizzato soprattutto la destra radicale degli ultimi anni. Noi siamo qua, siamo a disposizione, lo spazio c’è, chiunque ce l’abbia chiesto lo ha avuto a costo zero.

Chiediamo una sola cosa: che nell’organizzare da noi le cose vi sia la serietà e la trasparenza e la validità delle idee che si vogliono proporre e diffondere.

2 Comments

  • Luciano Garibaldi 30 Aprile 2015

    Marco Battarra merita soltanto ammirazione, incoraggiamento, solidarietà. Invito tutti gli amici che hanno letto la sua intervista a intervenire con un aiuto concreto dopo che i delinquenti ignoti ultrasinistri hanno incendiato la Ritter.

  • Luciano Garibaldi 30 Aprile 2015

    Marco Battarra merita soltanto ammirazione, incoraggiamento, solidarietà. Invito tutti gli amici che hanno letto la sua intervista a intervenire con un aiuto concreto dopo che i delinquenti ignoti ultrasinistri hanno incendiato la Ritter.

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