“Stavolta sarà difficile chiamare in causa «i tecnocrati» di Bruxelles o di Strasburgo. Il voto col quale ieri è stato dato l’altolà al premier ungherese Viktor Orbán sui diritti umani e ai «poteri forti» di Internet sul copyright, proviene dal Parlamento europeo eletto dai popoli del Vecchio continente. Mostra un’Unione finora sulla difensiva, decisa a riprendere voce e a rivendicare i propri valori contro la violazione dello Stato di diritto.”.
Così gongolava Massimo Franco sul Corriere del 13 settembre. E continuava affermando che quel voto rappresentava un primo segnale di cambiamento e la reazione d’orgoglio dell’Europa, una sfida ferma all’estremismo nazionalista e alla nebulosa populista.
La decisione europea su Orbàn ha, inoltre, coinciso con l’ultimo discorso sullo stato dell’Unione, pronunciato da Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, prima delle elezioni europee in programma a maggio 2019. Junker ha riproposto con la consueta approssimazione
S’è visto, nei fatti, come questo presunto “patriottismo” alla Junker (ovvero alla Merkel o alla Macron) abbia ridotto l’Europa e, in particolare, l’Italia divenuta un grande centro di raccolta per tutti i clandestini che gli “accoglienti europei” hanno respinto alle frontiere, abolendo Schengen e blindando i loro Paesi; s’è visto il disinteresse degli Stati membri della UE nell’organizzar
In realtà, la votazione su Orbàn appare per un verso gravemente inquinata e ipocrita, al punto che lo stesso Capogruppo del PPE, il tedesco Manfred Weber che peraltro ha votato contro Orbàn, ha definito “pessimo” il rapporto che ha originato il giudizio europeo. Inoltre, come molti sostengono, essa segna l’inizio della campagna per le Europee del maggio prossimo, che avrà l’immigrazione tra i suoi temi centrali, per cui il voto espresso nei confronti di Orbán è un messaggio inequivocabile mandato anche ad alcuni popolari europei, e non solo, per prevenire simili tentazioni. Non a caso, il Parlamento di Strasburgo si è mosso dopo i risultati delle elezioni di domenica in Svezia, dove i Democratici Svedesi, critici verso le politiche europee sull’immigrazio
Pertanto, in questa ansiosa vigilia elettorale, nella durezza del giudizio europeo si manifesta l’istinto di sopravvivenza delle tradizionali forze reazionarie largamente presenti nel Parlamento, un sussulto rabbioso che si sposa con gli interventi a gamba tesa, contro l’Italia, del commissario dell’Ue agli Affari economici Pierre Moscovici e della socialcomunista
Con ciò, si mostra chiaramente il livoroso accanimento, oltre alla pervasiva presenza in ogni organismo internazionale,
Peraltro, la repressione del dissenso e delle posizioni dissonanti sulla immigrazione non vanno tanto considerate come una manifestazione di autorevolezza, quanto come un estremo e disperato tentativo di arginare quella reazione dei popoli europei nei confronti delle politiche di spoliazione e snazionalizzazi
Segnala più la preoccupazione e la debolezza dei circoli mondialisti che non la loro ritrovata forza.
La stampa e i media mainstream che parlano di “sconfitta dei populisti” fingono di ignorare che non si governa l’Europa contro le volontà dei popoli europei e contro i loro rappresentanti democraticament
Chi denuncia ipocritamente che su questo malessere i populisti vivono di rendita e proliferano, omette di spiegare però che i populisti non sono la causa del malessere che è frutto, invece, di decenni di governi mondialisti e di sinistra che hanno colonizzato le istituzioni europee, devastato le società del continente, imposto assurdi regimi di austerità, aperto le frontiere a una immigrazione incontrollata e operato per la perdita di ogni identità culturale, politica e religiosa dell’Europa.
Anche chi riconosce il degrado delle istituzioni europee e la percezione popolare della loro estraneità, invece di denunciarne le vere cause e indicare le reali responsabilità,
Invece, i veri nemici dell’Europa sono coloro che ne hanno stravolto le tradizioni, la missione e la coscienza collettiva di comunità di popoli, di stirpe e di cultura, proiettata a operare sulla scena internazionale senza soggiacere a ricatti esterni, economici, politici o militari e a preservarsi da inquinamenti e contaminazioni di ogni genere.
I veri nemici dell’Europa sono coloro che, dietro un falso umanitarismo, celano progetti di meticciato, disgregazione delle Nazioni, assoggettamento
Ma non sarà il pletorico voto di un Parlamento in scadenza e ormai sfiduciato nella coscienza dei popoli a fermare il cambiamento preteso dagli europei. Non siamo di fronte al canto del cigno di una orgogliosa assemblea democratica, ma assistiamo piuttosto al raglio dell’asino di una ammucchiata partitocratica screditata e superata.
Enrico Marino
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