Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

4 Febbraio 2025
Arte Libreria

“Il Milite Ignoto illustrato al Popolo” di Karl Evver: una prima lettura di Sandro Giovannini

Credo sia non solo giusto ma anche utile che Carlo Fabrizio Carli nella sua “Un’appassionata scelta di pittura”, sincera introduzione all’aureo libretto “Il Milite Ignoto illustrato al Popolo” di Karl Evver, insista sull’“austerità di linguaggio”- sia dell’-“elaborazione pittorica, che nella scelta dei temi e delle didascalie”. Forse perché, oggi, nell’orgia dell’antiretorica paredro apparentemente insostituibile della precedente retorica storica, si spera possa tornar utile a legittimamente diradare la nuvolaglia ideologica e la cortina velenosa della dialettica coll’aprire la terra di mezzo tra i due fuochi (troppo spesso, proprio, terra di nessuno) ad un cielo meno plumbeo e mortifero. Ma – al di là della sempre più rara educazione dei rapporti – non credo questa sincerità possa servire a molto se non per spiriti che si siano già autonomamente liberati dall’iprite della fazione e della lettura strumentale (“…vincetossico è il viatico per entrare l’arcano”… e già il moly – protezione contro la magia maligna di Circe – è condizione necessaria ma non sufficiente). Basterebbe sottoporre il complesso poetico di Evver (inventio e dispositio) a dei lettori meno provveduti d’efficienti maschere antigas e tutto ricadrebbe nell’intossicazione gravida di conseguenti spasimi.

E questo non lo credo perché non veda quanto il lavoro di Evver sia realmente al di sopra delle miserie dicotomiche, quanto proprio perché non m’illudo che anche il più nobile lavoro non sottostia, volenti o nolenti, al giogo spaventoso della pesanteur. Tu potrai essere anche il più grande degli artisti (persino i sommi ne hanno dolorosamente sofferto) ma dovrai mercanteggiare alquanto – prima con te stesso e poi con altri – per cercare possibilmente d’evitare quei paesaggi di rovine e macerie. Che tali restano, anche se tu – od altri – sopra hanno elevato monumenti. Leggeri o pesanti, archetipi o stereotipi che siano.

Per questo i furbi – coloro che sempre e comunque e dovunque arraffano – si dilatano in astrattezze fascinose e si restringono in dialoghi ammiccanti, senza neanche far finta d’assumersi il carico di quel portato storico (ma eventualmente solo di beceri od insignificanti déjà-vu) leggeri come falsi angeli di plastica, come palloncini egoici gonfiati ad autostima. Perché è vero che Evver è realmente sopra quelle miserie dicotomiche, ma non fugge le rovine e le macerie. Lui le sorvola, le attraversa, le rilegge con la telecamera di un drone che tutto vede e nulla perde col suo occhio di falco.

Allora sarà già più facile intuire quanto il suo “minimalismo” (titolo oggi – in troppi contesti – ambiguo se non azzardato) sia una costante di penetrazione più che una via di fuga – sempre contrato poi da un discernimento poetico-filosofico allusivo e tangenziale ma profondamente significante – e dia comunque, qui, il senso d’una compiutezza che il bianco di moda troppo spesso o quasi sempre, lascia sconsolatamente irrisolto, per difetto più di visione (di cuore, di sangue) che di stile di facciata (prevedibilmente racchio ma convintamente posatore).

Dobbiamo essere grati ad Evver per il suo coraggio, ch’è coraggio d’artista persino prima che coraggio d’uomo, per averci donato ancora un sogno lieve ma pervasivo d’una Patria morta, ma, per noi che crediamo nel più d’uno, ancora vitale, qualsiasi siano i suoi futuri, temuti od auspicabili.

Egli, come un buon padre che tutto sacrifica al dovere di testimonianza, legato docilmente ai suoi parenti ma prodigo del seme senza iattanza e senza boria, ci tende la mano – un’ultima volta – dalla linea del fronte, per ricordarci ancora quanto si possa essere solidali, puliti, generosi.

Il Milite Ignoto illustrato al Popolo. Un mito portato in pittura. (La vita di un uomo dalla madre alla morte in 14 stazioni dipinte da Karl Evver): testo critico di Carlo Fabrizio Carli, catalogo di mostra, edito da “la Casa del Calicanto”, 2018, Euro 12.

INDICE:
Un’appassionata scelta di pittura, di Carlo Fabrizio Carli.
Elenco delle stazioni.
Vox Populo.
Il Milite Ignoto illustrato al Popolo.
Perché.
Cenni biografici.

Consigliamo a tutti i nostri amici e conoscenti d’affrontare quest’autentica avventura conoscitiva ‘in’ Karl Evver e ci auguriamo che acquistino il libro-catalogo. Noi ritorneremo volentieri a parlarne, ampliando la richiesta di riscontri al proposito.

Sandro Giovannini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *