5 Ottobre 2024
Fumetto d'Autore

FUMETTO & FASCISMO – UN PILOTA NEL MEDITERRANEO (Le avventure di Romano, 6a parte – Mare Nostro)

di Francesco G. Manetti

La prima puntata di “Mare nostro”

Sesta parte della saga di Romano, personaggio-simbolo del fumetto nazionale dell’Era Fascista che esordì come pilota legionario in Spagna: questo secondo episodio di ambientazione prettamente bellica, Mare nostro di Caesar, venne pubblicato dalla editrice AVE in 16 appuntamenti settimanali sul “Vittorioso” (visto il proseguire del successo ancora in prima pagina, e dunque a colori) dal n. 43 (anno IV) del 26 ottobre 1940-XVIII al n. 7 (anno V) del 15 febbraio 1941-XIX. Ogni puntata presenta una fascia bicolore rosso-giallo (il cromatismo del maglione di Romano, che rimanda ai colori di Roma, alla Sciarpa del Littorio, etc., ma pure alla bandiera iberica, terra del suo “battesimo di sangue”) con la scritta Mare nostro in nero e le silhouette, sempre in nero, di un siluro e di una mina galleggiante. Com’era accaduto nella storia precedente (Per l’Italia) ci sono i consueti “riassuntini”, ma mancano i “titolini” che altre volte scansionavano il procedere dell’avventura. Da notare il non esaltante lettering meccanico e la numerazione delle didascalie (o dei balloon, se ci sono solo quelli nella vignetta) a partire dalla 8a puntata. Come nella storia Negli abissi del mare anche in questo caso il “protagonista tecnologico” non è l’aereo (anche se sono immancabili alcune sue apparizioni, più verso il finale, come vedremo), ma la nave da guerra nel suo elemento, tanto che solo nelle ultime due pagine si vede la terraferma. Per quanto riguarda il piano dell’opera, con il nostro scorso intervento avevamo archiviato la prima metà delle dieci avventure di Romano, un blocco di 5 episodi che aveva totalizzato 113 tavole totali (più di 20 tavole e mezzo in media a storia); in questo secondo quintetto di titoli osserviamo una sensibile rarefazione di pagine, solo 66 in tutto (poco più di 13 tavole in media a storia), segno evidente che il periodo bellico aveva influito sulla fluidità della produzione artistica e nel contempo editoriale. Scendiamo ora nel dettaglio.

Il cacciatorpediniere “Baleno”

Prima puntata, 26 ottobre 1940

Senza un vero collegamento con la chiusura dell’episodio precedente vediamo Romano e Isa, in procinto di impegnarsi in una misteriosa missione segreta in terra nemica, sbarcare da un piroscafo in mezzo al Mediterraneo e salire a bordo del cacciatorpediniere italiano sigla “BD”. Caesar potrebbe essersi ispirato al “Baleno” (sigla “BO”), appartenente alla “Classe Folgore”, VIII Squadriglia; la nave da guerra, costruita a Fiume nel 1931, entrò in servizio nel 1932; nel 1940, nei mesi precedenti l’inizio dell’avventura Mare nostro, il “Baleno” aveva già al suo attivo alcune azioni belliche di una certa importanza, tra cui l’affondamento del sommergibile britannico “Odin” nel porto di Taranto (giugno) e la partecipazione alla grande battaglia di Punta Stilo, nel Mar Ionio, contro navi britanniche e australiane (luglio); sarebbe stato attaccato e affondato da quattro navi inglesi contemporaneamente nell’aprile del 1941.

Una sala macchine di una nave militare italiana del tutto simile a quella rappresentata nel fumetto

Il “BD” del fumetto potrebbe essere anche il “Bersagliere” (“Classe Soldati”, sigla “BG”), ma è un’ipotesi meno interessante, perché quel cacciatorpediniere partecipò in maniera solo marginale alla battaglia in Calabria, alla quale invece fa riferimento Caesar. Vista la necessità editoriale per l’autore di intrattenere il lettore ogni settimana con una situazione di pericolo o comunque rischiosa, ecco avvicinarsi una “nave da trasporto di 5 o 6.000 tonnellate” battente bandiera turca. In realtà è una trappola, visto che il natante “neutrale” serviva ad attirare il “BD” a portata di tiro di un sommergibile, dal quale infatti parte un siluro… Ottima la resa grafica dell’ultima vignetta della tavola, con la sala macchine del “BD” perfettamente ricostruita.

Seconda puntata – 2 novembre 1940

Il “BD” scansa abilmente il siluro. Il natante “neutrale” si rivela ben presto essere una “nave ausiliaria della marina britannica” che inizia a cannoneggiare il nostro cacciatorpediniere, danneggiandolo seriamente: il capitano viene colpito al petto e, dopo aver ceduto il comando a Romano, muore gridando Viva l’Italia! Curiosamente, nel centro della tavola, appare in un’unica vignetta un piano americano di Nino, amico e camerata di Romano, che avevamo lasciato convalescente in Nord Africa per le ferite riportate: l’uomo suona il flauto regalatogli dall’infermiera Lea, interpretando uno dei grandi successi dell’epoca, Evviva la Torre di Pisa di Mario Latilla (1896 – 1970). Nino ritornerà solo alla fine: quella buffa e solitaria apparizione serviva a Caesar per ricordare al lettore che il personaggio di Negrini ancora esisteva e che presto sarebbe stato “richiamato in servizio”.

Lanciasiluri su una nave militare italiana

Terza puntata – 9 novembre 1940

Il “BD”, sferzato dal suo nuovo comandante, finalmente reagisce e l’incrociatore ausiliario del Regno Unito viene colato a picco da una salva di siluri. Significativa la vignetta con i piani americani del capitano inglese e di un servente ai cannoni, sgomenti e consapevoli di star per finire in bocca ai pesci. Come al solito impeccabile la resa degli armamenti e dei dettagli tecnici, nella fattispecie i lanciasiluri del cacciatorpediniere.

Quarta puntata – 16 novembre 1940

Affondata la nave britannica che si mascherava da trasporto merci tocca adesso al sottomarino nemico: viene bersagliato da micidiali bombe di profondità, finché non riemerge dalle acque, sbalzato fuori dalle esplosioni; verrà finito speronandolo brutalmente. Si avvicina però l’ennesimo azzardo: un incrociatore pesante (gemello dello “HMS York” o di un natante della stessa classe) con le insegne palesi dell’Union Jack. In questa tavola Caesar fa soprattutto “recitare” i mezzi, con gli uomini ridotti a “servitori muti” della tecnologia militare, tanto che lo stesso Romano compare solo nella seconda vignetta, e in secondo piano. Sono le Stahlgewittern di Junger.

Quinta puntata di “Mare nostro”

Quinta puntata – 23 novembre 1940

Il “BD”, nonostante l’inferiorità di stazza e di armamenti rispetto all’avversario del Regno Unito, riesce a opporre resistenza e validamente contrattaccare. La parte superiore della sovrastruttura del cacciatorpediniere viene divelta, ma gli uomini di Romano riescono comunque a lanciare tre siluri verso il nemico, segnandone il destino. Intanto Isa, sul ponte, rimane coinvolta dagli scontri, svenendo e poi riprendendosi al suono delle cannonate. Sicuramente una figura femminile d’altri tempi…

Sesta puntata – 30 novembre 1940

L’incrociatore inglese viene affondato (è il terzo natante britannico di fila), mentre la nave di Romano viene raggiunta da quello che viene descritto come un “MAS ultraveloce”, anche se, a vedere il disegno di Caesar, sembrerebbe più una motosilurante tedesca, una Schnellboot (con i caratteristici tubi lanciasiluri prodieri) che un MAS italiano vero e proprio; si sa, comunque, che l’artista amava inserire nel fumetto anche mezzi che all’epoca della realizzazione della storia erano soltanto nella fase di prototipo – e non disdegnava nemmeno mezzi inventati, “chimere” assemblate con parti di eterogenea provenienza.

“Schnellboot” tedesca della Seconda Guerrra Mondiale

Settima puntata – 7 dicembre 1940

Romano, dopo averlo rifornito di armamenti e carburante, sale a bordo del motosilurante per continuare la sua missione; è costretto a lasciare il “BD” perché troppo danneggiato. Poche ore dopo riesce a mettere a segno un altro colpo, affondando con una torpedine un piroscafo inglese.

Ottava puntata – 14 dicembre 1940

Appaiono finalmente per la prima volta in Mare nostro gli aerei. Si tratta di “vecchi amici” dei lettori delle imprese di Romano: i bombardieri “Savoia-Marchetti SM79”, nella loro livrea mimetica.

Spaccato di un “Savoia-Marchetti” SM.79

Nona puntata – 28 dicembre 1940

Ultima puntata del primo anno di guerra. Il ritmo dell’azione si fa sempre più incalzante. I cacciatorpediniere britannici (indicati significativamente con il termine inglese, destroyer), accorsi dopo l’affondamento del piroscafo loro connazionale, vengono attaccati dal cielo (con gli “SM79”) e dal mare (il “motoscafo” di Romano). Un “distruttore” viene colato a picco da un siluro, ma il Nostro dovrà purtroppo subire il “fuoco amico”…

Decima puntata – 4 gennaio 1941

Le bombe lanciate dai Savoia-Marchetti sulle navi inglesi causano l’affondamento del “MAS” di Romano, che riesce a mettersi in salvo con Isa, per il rotto della cuffia, su un canotto autogonfiabile. Sette ore dopo i naufraghi vengono ripescati da una pattuglia italiana.

Decima puntata di “Mare nostro”. Tavola dall’alto impatto drammatico, con Romano che tiene in braccio Isa salvandola dall’annegamento

Undicesima puntata – 11 gennaio 1941

Questa 11a tavola rappresenta una sorta di “quiete prima della tempesta”. Romano e Isa vengono portati a bordo di un incrociatore italiano (potrebbe essere il “Diaz” o il “Cesare”) e il Legionario è addirittura costretto a sciropparsi una “lavata di testa” da parte del capitano, che gli dice: Vi ammiro per le vostre gesta, ma come marinaio vi siete comportato come un ragazzino. Prudenza ci vuole oltre il coraggio. Romano morde il freno: l’inattività forzata non fa per lui. Lo vediamo tratteggiato sul ponte, seduto e pensieroso, melanconico, con le mani in tasca…

Dodicesima puntata – 18 gennaio 1941

I RO.43 imbarcati sull’incrociatore “Diaz” in formazione di volo

Mentre nel Mediterraneo inizia uno scontro navale fra l’Italia e il Regno Unito (il riferimento è di sicuro alla già nominata Battaglia di Punta Stilo, la più vasta di sempre nel Mediterraneo in quanto a impiego di mezzi), Romano riesce finalmente a rientrare in azione, decollando con un rapido lancio di catapulta per una ricognizione aerea con l’idrovolante imbarcato a bordo. Anche questo è una vecchia conoscenza degli amanti dell’arte di Caesar: si tratta di un IMAM (Industrie Meccaniche Aeronautiche Meridionali) RO.43 che veniva per l’appunto caricato sugli incrociatori come quello rappresentato nel fumetto.

L’incrociatore “Cesare” fa fuoco contro gli Inglesi durante la Battaglia di Punta Stilo

Tredicesima puntata – 25 gennaio 1941

Romano è così finalmente in volo, dopo aver sostituito il pilota ufficiale del RO.43, rimasto ferito a un braccio. Tavola-capolavoro, dedicata ancora una volta dall’artista ai mezzi di trasporto impegnati in battaglia, seppur in un silenzio di tomba. Mancano infatti, come in tutta l’epopea del Legionario e in gran parte del fumetto italiano del periodo, le tipiche onomatopee grafiche che consentono al fumetto stesso di “emettere suoni e rumori”. Dunque bombardamenti e cannoneggiamenti avvengono come fossero nel vuoto, in orbita – come le astronavi del film 2001 di Kubrick che, nello spazio, erano rigorosamente mute.

Quattordicesima puntata – 1° febbraio 1941

Un CANT Z506B in volo

Romano si ricongiunge con l’amico, collega e camerata Nino Negrini, adesso perfettamente guarito. Il ricongiungersi dei due segna la fine dello scontro: gli Inglesi si arrendono alla Regia Marina italiana. Nino è arrivato sul luogo della battaglia con un idrovolante CANT Z.506B, dove la “B” stava per bombardiere, la versione militare del velivolo “Airone” prodotto dai Cantieri Riuniti dell’Adriatico (e anche questo era ormai ben noto ai lettori del “Vittorioso”); un dragamine britannico (forse un “Dance Class”) in livrea mimetica viene prontamente catturato e sul pennone i Nostri issano il Tricolore.

HMT FOXTROT (FL 13270) Coming in to dock. Copyright: © IWM. Original Source: http://www.iwm.org.uk/collections/item/object/205121053

Quindicesima puntata – 8 febbraio 1941

Le ultime tavole riserbano ancora sorprese e avventure per Romano e Nino. Un altro sommergibile inglese, che dà filo da torcere agli Italiani, viene colpito e spedito negli abissi. Rimangono solo le “scorie” lasciate dagli Albionici: una barriera di otto, pericolosissime mine galleggianti. Con sprezzo del pericolo vengono tutte disinnescate a mano dal Legionario, perché un’esplosione a distanza, seppur più sicura, rivelerebbe la posizione dei Nostri ai britannici appostati sulla vicina costa africana; una volta rese innocue le mine vengono affondate a colpi di moschetto. Una resiste però alla fucileria e viene trascinata a terra: è la prima volta nell’avventura che Romano tocca terra.

Quindicesima puntata di “Mare nostro”: Romano disinnesca a mano le mine inglesi!

Sedicesima puntata – 15 febbraio 1941

La mina arenata consente a Romano di “prendere la palla al balzo” e di tendere una letale trappola a un carrarmato inglese, facendo esplodere l’ordigno proprio quando il cingolato si era avvicinato per capire cosa stava succedendo. Il CANT di Nino viene a recuperare il nostro eroe, per portarlo alla base, dove Lea e Isa stanno aspettando i loro uomini con trepidazione, dicendo: Chissà che gioia quando sapranno che anche questa volta potremo accompagnarli! – In Africa però ci attenderà una vita ancor più rischiosa. E sicuramente Caesar non le deluderà!

Fine della 6a parte – F.G.M.

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