15 Giugno 2025
Libreria

Friedrich Nietzsche e il nazionalsocialismo – Franco Brogioli

Il più grande e geniale filosofo contemporaneo e uno dei massimi di ogni tempo, è stato senza ombra di dubbio, Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900). Su di lui sono stati scritti innumerevoli saggi che ne analizzano il pensiero e lo interpretano anche alla luce delle sue vicende biografiche.

Uno degli aspetti piuttosto dibattuti in campo filosofico, storico e politico è se il pensatore di Röcken sia stato l’ispiratore del nazionalsocialismo e del regime nazista (1933-1945).

Lo studioso Matteo Martini (1972) ha dedicato un intero volume, Friedrich Nietzsche e il nazionalsocialismo e altre questioni nietzscheane (Controcorrente, Napoli, 2020) a questo argomento specifico in modo comprensibile e divulgativo, adatto quindi anche ai non appassionati di studi filosofici.

Martini, citando ampi stralci degli scritti nietzschiani in particolare, quelli presenti nel libro di aforismi La volontà di potenza, esamina il pensatore tedesco in relazione a le teorie di Adolf Hitler (1889-1945) esposte principalmente nel Mein Kampf e degli altri teorici nazisti.

L’Autore si chiede come e perché il filosofare di Nietzsche abbia influito nell’affermazione del Terzo Reich e se, in qualche modo, sia da ritenersi l’antesignano o il precursore che dir si voglia.

Lo studioso toscano arriva alla conclusione che senza le opere nietzscheane non sarebbe esistito il nazionalsocialismo, ma con opportune precisazioni e distinguo.

Hitler, in gioventù, fu un lettore dei libri del filosofo di Röcken e regalò a Benito Mussolini (1883-1945) l’opera omnia nietzscheana e a sua volta il Duce dell’Italia fascista scrisse nel 1908 un libretto (ripubblicato dalle Edizioni di Ar nel 2004) dall’eloquente titolo La filosofia della forza sul pensiero di Nietzsche.

Gli aspetti più inaccettabili della sua speculazione filosofica, come la soppressione dei malriusciti, dei deboli, dei malati, dei sofferenti, vanno contestualizzati all’interno di una più generale opposizione al cristianesimo e, più in generale, ad ogni religione, in nome di una morale dei signori che si dovrebbe sostituire a quella degli schiavi e del gregge. Nel cristianesimo egli intravvede una forma consolatoria dei deboli sui forti, dei malati sui sani, delle plebi democratiche sulle élite aristocratiche.

Auspicando quindi una «trasvalutazione di tutti i valori» da quelli conosciuti in duemila anni di predicazione cristiana, Nietzsche si pone quindi in netta antitesi al mondo moderno borghese, illuministico-razionalista, egualitario e livellatore.

La sua è perciò una Weltanschauung per spiriti liberi, per pochi, che sappiano guidare con marziale durezza i popoli che non sanno autogovernarsi.

L’ Übermensch, il superuomo o oltre uomo – come alcuni preferiscono tradurre –  è colui il quale si pone oltre il punto zero del nichilismo, generando così la «stella danzante» che darà vita a una nuova visione del mondo e della vita, gerarchica, eroica e con la proclamazione della “morte di Dio” da parte di Zarathustra, scriverà una nuova «tavola di valori».

L’anticristianesimo nietzscheano è spesso confuso con l’ateismo del materialismo, ma secondo alcuni interpreti e studiosi di formazione cristiana, è la critica alla società materialistica stessa che ha perso ogni senso del sacro.

Una osservazione molto importante che l’Autore fa è che la filosofia di Nietzsche è un filosofia «pratica» e non si può capirlo senza, in qualche modo, «vissuto» la sua esistenza.

Martini rileva altresì’ alcune differenze con il pensiero nazionalsocialista e quello nietzscheano: egli non fu mai antisemita ed arrivò persino ad elogiare alcuni aspetti dell’ebraismo, non fu un bieco nazionalista o un vetero patriottardo, ma ipotizzò un superamento del nazionalismo nel nome dell’unità spirituale e politica dei popoli europei governati da un’unica entità statale forte; non fu mai un razzista biologico come il principale filosofo nazionalsocialista Alfred Rosenberg (1893-1946), ma il suo fu un razzismo culturale.

Si è a lungo discusso se il pensiero di Nietzsche fu manipolato dalla sorella Elisabeth Föster-Nietzsche (1846-1935), profondamente antisemita e nazionalista, ma gli studi di Martini dimostrano e argomentano che ciò è falso, anche perché il Führer andò ai suoi funerali e prima Elisabeth gli regalò il bastone da passeggio del fratello.

Sulla follia che colpì il filosofo tedesco a Torino nel 1889 e lo portò a una grave forma di demenza che lo condusse alla morte a 56 anni il 25 agosto del 1900 si sono fatte diverse ipotesi: sifilide o paralisi progressiva, ma probabilmente la causa del crollo psichico fu l’insopportabile solitudine e il grande sforzo intellettuale compiuto per molti anni dall’autore di Così parlò Zarathustra, la sua opera piu nota e citata.

Friedrich Nietzsche è sicuramente il capostipite del pensiero antidemocratico e aristocratico, inteso come un’aristocrazia spirituale ed etimologicamente «governo dei migliori»; ma anche di una inquietante rielaborazione dell’eugenetica per il miglioramento della stirpe da un punto di vista qualitativo mediate un’azione di allevamento e selezione dei più adatti alla sopravvivenza.

La filosofia nietzscheana è una filosofia della vita e del corpo – dello spirito apollineo e dionisiaco – in contrapposizione a quella della mortificazione, della carità, della misericordia, della compassione e dell’amore verso il prossimo dei cristiani; un dire «sì» alla vita, anche nella sofferenza, che nell’eterno ritorno dell’uguale saranno ripetute, come ogni cosa, per l’Eternità.

Perciò un pensiero circolare, a spirale o sferico da contrapporsi a quello lineare del cristianesimo e a quello marxiano delle «magnifiche sorti e progressive» e dall’emancipazione del proletariato dal giogo dello sfruttamento capitalistico.

La forma più alta di istituzione politica, lo Stato, è necessariamente autoritaria, antiliberale e antisocialista.

Matteo Martini con il suo testo che ha la preziosa prefazione del Prof. Francesco Ingravalle (1956), ricercatore in Storia delle Istituzioni Politiche all’Università del Piemonte Orientale, e la postfazione della Prof.ssa Marina Simeone, docente presso l’Università degli Studi eCampus, rende accessibile a un pubblico vasto di lettori uno degli aspetti più controversi del filosofare del solitario di Sils Maria.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *