Avvertenza:
Prima va letta e meditata con la dovuta attenzione
questa pagina reclamistica.
C’è un termine che proprio non sopporto e che odio addirittura ed è “mondano”.
Al mondano oppongo “mistico” ed è questo l’attributo che più mi compete.
Mi confronto col Dio sempre, mai con gli umani.
Di umano ci sono già io con tutti i miei difetti e ciò mi basta.
È inevitabile che nel confronto col Dio ci si senta diminuiti e si tenda al superamento.
Per nessun uomo si deve provare invidia.
Il Dio è il solo promotore degno di un tale peccato.
Non può esserci uomo che non sia miserabile proprio nel senso di mortale e tremebondo.
Se ci sono uomini che non lo sono in essi alberga il Dio.
La compassione degli’ inferiori è a rischio di presunzione.
Soccorrere gli umili mistifica l’orgoglio il più delle volte e con esso il timore sottaciuto di esser scalognati e diventare miserabili e pertanto se mai lo diventassimo saremmo assistiti in qualche mensa di benevoli e ciò può confortare e distrarci dal suicidio.
Servire i migliori e porsi al loro servizio è invece indice di modestia e misura.
Lo stupido e il millantatore che si finge stupido e non lo è trova conveniente mostrarsi un pò stupido da furbo perché è questa la cifra della maggioranza proprio nel senso della stupefazione.
La maggioranza è quella degli stupefatti, gli ammiratori del loro e dell’altrui proprio esistere.
Gli stupidi sono gli stupefatti del creato.
Che cosa debba esserci di stupefacente nell’esserci a questo mondo non si spiega.
Sarebbe assai più stupefacente in tal senso il non essere, il non essere più, il non essere mai esistiti o addirittura il non esistere ancora!
La stupefazione nasce dall’ incongruenza, ne è sua testimone e concerne del tutto l’apparato e il fondamento della logica.
Lo stupido stupefatto non è un animale logico.
Lo stupido è prelogico per non essere dicotomico.
Per lo stupido A e non A sono lo stesso e ciò è del tutto conveniente a ben pensarci.
L’eguaglianza come meta finale è l’orizzonte conclusivo della stupidità universale con l’aggiunta però di un residuo “ordinale”, differenziale che è l’eguaglianza senz’ inferiorità.
Non vale proprio il principio del “primus inter pares” ma del “primus inter primos” che in quanto tale non può che essere indistinguibile per rispetto agli altri. Siamo tutti dei primi come lo sono i numeri primi che non sono divisibili che per sé stessi o per l’unità dei coesi e pertanto non fessi divisi ma uniti gli uni con gli altri.[1]
Quest’universo totalmente idiota è descritto nella Flatlandia di Abbot quando il viaggiatore implicito e implicato in questo gioco geometrico si trova nell’universo unidimensionale dei punti isolati, distaccati e perciò consequenzialmente divini. Ciascuno si crede Dio eguale agli altri e vocalmente consonante.
L’esser Dio per gli eguali sarebbe la sola differenza ammessa per cui lo si è tutti.
Lo stupido totale non è dicotomico e pertanto è magmatico, privo di frontiere, totalmente liquido e fluido, non è un cesto di frutta barocca ma una marmellata dolce spiaccicata, una melassa dolce e universale.
Non avendo struttura dicotomica né interfaccia o frontiera trovasi nella condizione sempre vincente e vittoriosa di non dover separare la causa dall’effetto, la parte dal tutto, l’universale dal particolare ma soprattutto è esente dalla sineddoche.
Il risultato di questa regressione operante ed operativa del comportamento dello stupido integrale o dell’ipocrita che si finge tale e in fine del furbo è l’accettazione in toto del principio che può aversi sia la moglie ubriaca che la botte piena, o come dicono gli anglosassoni il dolce dopo che lo si è mangiato.
Lo stupido integrale è fermamente persuaso per sé e per gli altri o soltanto per gli altri che si possa prima promettere tutto e poi ottener tutto senza residui, in forza di quel distacco inevitabile e congenito che ci separa dal futuro.
La sua retorica è totalizzante, sincronica e mai diacronica, che in quanto tale non può che essere vincente sulla parzialità ragionevole, raziocinante dell’avversario.
Di fronte a una promessa parziale viene promesso magari con una gradazione di graduale temporalità, e ciò non guasta nemmeno alla forma prudenziale, la quale implica un’attesa funzionale, sempre e comunque verrà promesso il Tutto a differenza di chi si ritaglia dentro una definizione accorta.
La struttura dello stupido non è mai divisiva e non è pertanto ottica.
Lo stupido è cieco di natura. Egli è come il suono invasivo, che non sta da qualche parte ma che occupa interamente il campo. A chi parla e canta si contrappone il silenzio soltanto o l’afonia che non ha né orecchie né bocche.
Lo stupido è megafonico per insistenza e non può tacere.
La megafonia informatica non è propriamente ottica ma se lo è ecco che è allora ripetitiva come la carta moneta che non distingue 10 euro da altri dieci euro tranne che per il numero di serie.
Lo stupido integrale è seriale!
È consueto oramai vedere in ogni telegiornale macchine che stampano e ristampano soldi e che chiamano la merce di scambio dei criminali risorsa e non già risorsa il petrolio od il gas o la circolazione dei venti e dell’acqua.
Il simbolo artefatto dello scambio cartaceo è risorsa e non la carne e l’usura dei corpi.
Tutto è omogeneo in forza del danaro e vale 1000 euro per i fautori dell’Eguaglianza e della Finanza e della Libertà per taluni di possederne tanto e di altri di possederne poco ma di ambire anch’essi per diritto a possederne tanto o altrettanto.
Renato Padoan
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Nota
[1] Dalle mie parti si svolgeva una gara per il presepe più bello. Siccome ciò avrebbe finito per deludere qualcuno dei partecipanti bambini si sono creati tanti primi premi quanti sono i presepi partecipanti decretando per ognuno di essi un premio specifico come dire che se un certo presepe aveva puntato tutto sulle pecore quello sarebbe stato il più bel presepe, il primo premio per il più bel presepio-gregge.