10 Dicembre 2024
Attualità

Elon Musk, X e la pittima progressista — Roberto Pecchioli

Pittima è sinonimo di impiastro, di persona uggiosa, irritante, che si attacca e non ti lascia più. Il termine, di origine veneziana, designava strani personaggi vestiti di rosso ( oh…) pagati dai creditori per seguire i debitori, ricordando ossessivamente il debito. I progressisti sono le pittime contemporanee e la stucchevole polemica montata contro Elon Musk e la sua rete sociale, X, ne è la dimostrazione evidente. Poiché il magnate americano di origine sudafricana è un sostenitore di Trump, le pittime postmoderne- in particolare quelle del mondo dello spettacolo, gli influencer senza influenza – hanno dichiarato pubblicamente, con le consuete smorfie di indignazione e l’espressione  da beghine scandalizzate, di abbandonare X chiudendo i rispettivi profili. In Italia spiccano  attori noti soprattutto per il cognome – Alessandro Gassman- musicisti in crisi di ispirazione –  Piero Pelù, Elio delle Storie Tese- dubbi monumenti della letteratura alla Saviano oltre ai prezzemolini della politica fucsia, rossa e rosé. Non c’è dubbio che verranno imitati dai benpensanti e dalle benpensanti di ogni ordine e grado. Musk se ne farà una ragione.

Buon pro gli faccia e pazienza se ci viene in mente soltanto lo sprezzante commento di Palmiro Togliatti affidato all’Unità allorché Elio Vittorini – intellettuale rosso scarlatto – dichiarò di abbandonare il potente PCI: Vittorini se ne è andato, e soli ci ha lasciato. La questione delle pittime anti-Musk, tuttavia, merita qualcosa di più di una battuta. E’ l’esempio di una mentalità apertamente totalitaria dei sinistrati. Non riusciamo a chiamarli diversamente: strologano di democrazia, odiano la libertà.

Twitter censurava contenuti e cacciava iscritti non in linea con il pensiero politicamente corretto: nessuno dei vedovi progressisti ha fiatato. Poi è arrivato Musk e X, nuova denominazione di Twitter, e la rete sociale dei cinguettii è tornata libera. Masticano amaro perché odiano confrontarsi. L’avversario – per loro sempre nemico, malvagio, malintenzionato, l’orco o l’uomo nero delle fiabe (regressione infantile?) – non è degno di un confronto, le sue idee sono il male assoluto. Il manicheismo postmoderno degli Illuminati. Facebook ha ammesso, per bocca del suo padrone, Zuckerberg, di aver praticato la censura in tempi di pandemia ma anche prima e dopo. La piattaforma del giovanotto con la maglietta grigia d’ordinanza è stata l’inventrice della censura privatizzata – gran novità dell’ultimo decennio – ma neanche questo ha convinto l’esercito della salvezza delle pittime a esprimere dissenso per la libertà violata e il pluralismo negato.

Sono multiculturali, tolleranti, aperti solo se la musica è gradita alle delicate orecchie progressiste. Ora fuggono da X, dove hanno potuto liberamente esprimere critiche, pensieri, visioni della vita, perché Elon Musk non è allineato con il fronte unico del progresso, l’armata del bene in servizio permanente effettivo il cui simbolo è la pittima veneziana in uniforme rossa. Uniforme è il termine appropriato per descrivere l’orizzonte dei progressisti: nessuna libertà è tollerata, nessuna deviazione dal pensiero unico, ossia dall’unico pensiero che alberga nei loro cervelli. Sono ammesse esclusivamente tonalità distinte dell’unica nota e sfumature della tinta unita. Moralisti, puritani, ipocriti: la destra di ieri, la sinistra di oggi. Trasbordo delle idee e dei difetti. Non bisogna sottovalutare le pittime: hanno la forza dell’insistenza, come le mosche. Vincono nel modo più semplice, quasi inevitabile, ossia logorandoci. Sono prigionieri del presente quanto e più lo sono del passato certi reazionari. Vanno denunciati non per imbecillità ma per totalitarismo. Scrive Alain De Benoist che i totalitarismi si distinguono dalle dittature dal fatto che non pretendono solo di servire il bene, ma anche di sradicare definitivamente il male.

Se un merito può essere attribuito alle reti sociali è quello di avere dato voce a tutti,  accettando di allargare il dibattito. Non ha senso pretendere che abbiano diritto di tribuna solo certe tesi, rinchiudendo le altre nella censura travestita da supremazia etica. Non servono a nulla le “camere dell’eco” amate dai progressisti, dove ciascuno dà ragione a chi la pensa come lui. La libertà è collisione, contrasto. Pòlemos è padre di tutte le cose, di tutte re, diceva Eraclito. Vietato: dobbiamo tutti dire, fare, pensare allo stesso modo, quello “giusto”, quello che va “nel senso della storia”. La superstizione del progresso elevata a comandamento. Dunque, via da X perché è libera, perché Elon Musk dà voce a tutti ed è quindi un nemico politico. Nemico assoluto, da estirpare: la teoria del partigiano di Carl Schmitt. Se ragionassero in termini di etica, dovrebbero ammettere che ben più pericoloso, specie per i giovani, è Instagram con i suoi modelli di vita irraggiungibili, falsi, che generano negli utenti l’ansia e la tristezza di considerarsi dei perdenti senza speranza. Non avranno quella vita, né faranno quei viaggi, né vivranno quegli amori.

Del magnate trumpiano viene contestata la collocazione politica, non ciò che davvero inquieta delle sue attività. Cari (si fa per dire) Gassman, Pelù e compagnia che chiudete sdegnati i profili su X, nulla da dire – magari utilizzando lo spazio libero della rete sociale – sulla circostanza che Musk, patron di Neuralink, vuole inserire nel cervello e nel corpo microchip e altri apparati artificiali? Può servire a ripristinare talune funzioni psicofisiche perdute, ma la cruda realtà è che qualcuno prende il controllo sul corpo e sul cervello altrui. Inquietante, ma regna il silenzio; si tratta di progresso a prescindere, tanto più che in quella direzione lavorano altri supermiliardari a voi più vicini, come Bill Gates.

A proposito, niente da dire sul cibo sintetico, sui grilli e la carne artificiale (una contraddizione in termini!) sulla transizione alimentare propugnata, ossia imposta dal fondatore di Microsoft, gran finanziatore del democratici americani e delle ONG miliardarie, il potere privatizzato? Con il petrolio controlli gli Stati, con il cibo controlli le popolazioni. Parola di Henry Kissinger. Assordante mutismo sul potere di Big Pharma (Gates e Fink c’entrano, eccome) sulla medicalizzazione dell’esistenza, sull’influenza immensa di “filantropi” come George Soros. Ma sono dei vostri, quindi miliardari buoni, animati dalle migliori intenzioni, perfino in caso di guerra. Il figlio di Soros, Alexander, stella nascente del Forum di Davos, tanto progressista da avere “sposato” un uomo africano, ha scritto che è una grande notizia l’autorizzazione di Biden all’ Ucraina a usare armi contro il territorio russo. I progressisti si sono convertiti alla guerra. Proprio vero che Giove toglie la ragione a chi vuol rovinare.

Adesso ci sono bombe “buone” e forse satelliti cattivi. Perché non contestano a Musk di possedere una rete satellitare (Starlink) che può decidere le sorti delle guerre, affittata al deep State?  No, il mostro è tale solo in quanto sostenitore di Trump. L’indignazione ha raggiunto il massimo di decibel- in quanto a urla le pittime sono imbattibili- quando Elon Musk ha attaccato i magistrati italiani sul tema dell’immigrazione. Lesa maestà: chi tocca certi fili resta folgorato. Nella circostanza, il massimo dell’umorismo involontario è stato raggiunto dal Quirinale, che ha parlato- senza nominare il magnate – di attacco alla sovranità nazionale. Come se non fossimo una colonia dal 1943. Anche in ciò destra e sinistra pari sono, giacché Donna Giorgia applaude le ultime decisioni Usa (ci sono anche le mine antiuomo, nel pacchetto ucraino) e destina alle armi più risorse di quelle concesse ai pensionati. Perché, o pittime, non parlate di queste cose su X, liberamente, rinfacciando a Musk la deriva transumana di certe sue attività? Nell’era post democratica abbondano le idee vietate e i pochi spazi liberi vengono abbandonati. Eppure un’idea vietata ha bisogno di coraggio, non di pittime che eccellono nella lagna, nel conformismo e nell’ insopportabile moralismo invertito dei tempi nostri. Elon Musk è tutt’altro che un modello, ma attaccare X, che ha restituito libertà al panorama asfittico delle piattaforme social, significa confondere il bersaglio.

Durante le elezioni X ha battuto i record di traffico. Con buona pace dell’esercito del progresso, mette alla pari i conti (account) di re, presidenti e comuni cittadini. Ha il sistema di verifica dei fatti più efficiente e onesto: le note della sua comunità. Quando X era Twitter, la sinistra aveva il controllo, condizionava, bandiva e sospendeva chi contravveniva i criteri del pensiero unico. Da quando Musk l’ha acquistata, ha ridotto i sistemi di censura; di conseguenza è la rete più libera e tollerante in cui la circolazione dell’informazione ha immediatezza e diversità. La narrazione consiste ora nel sfuggire alle grinfie del mostro. Dalle stelle di Hollywood in giù è partita la futile gara di piagnucolare per quanto si sentono frustrati o minacciati. Eppure, a differenza di Twitter, Musk non ha censurato alcun resoconto, né dei media né delle persone. Sono liberi di dire quello che vogliono; di che si lamentano? Del fatto che sia consentita la discussione per smantellare le loro bugie. Si crucciano perché Musk non li lascia giocare da soli con carte truccate. L’unica opinione ammessa è la loro: singolari democratici.

Molti stanno migrando a Bluesky, creata dal fondatore di Twitter Jack Dorsey, altri a Threads (Meta). Gli orfanelli del pensiero unico non sopportano la realtà, i dati, il dibattito aperto, le informazioni che contraddicono le loro convinzioni. Vogliono spazi isolati “sicuri”, camere di risonanza a censura aperta, in modo che studenti, lettori, elettori si aggrappino a un’unica opzione politica e culturale. Soliloquio in coro. Non hanno scrupoli ad ingannare le menti deboli o confuse e tenere prigioniero un pubblico acritico, incapace di obiezioni. Sono persuasi che chi non la pensa come loro non debba avere accesso alla bolla di cui pretendono l’esclusiva. Usano l’esplosione emotiva, lo scatto d’ira minaccioso come arma di ricatto. Si filmano mentre urlano, piangono e scalciano, poi lo caricano in rete senza vergognarsi di mostrare le loro miserie, convinti che li renda autentici. Non sanno distinguere la sfera personale da quella politica, né il dramma vero da una sconfitta elettorale. Uno dei fuggiaschi da X afferma che la rete di Elon Musk è diventata una cloaca. Ma sono loro, gli insopportabili del progressismo indiscutibile, non criticabile, le voci della fogna, le pittime lagnose messe a nudo dall’aria fresca del pensiero libero.

3 Comments

  • UnUomo.InCammino 24 Novembre 2024

    Appecoronati, per quanto nei loro salotti, appecoronati del pensiero unico.
    Se la cantano, se la suonano, sempre ia solita solfa.
    Pure noioso.
    Se ne vannoin altri salotti?
    Stasera dormirò bene lo stesso.

  • Maristella 24 Novembre 2024

    Demonizzare Elon Musk è molto puerile, e i sinistrossi che si lamentano di X perché va contro il sistema censorio, si comportano come tanti infanti che si aggrappano alla sottana della mamma ogni volta che si trovano in difficoltà, per vivere in una campana di vetro.

  • Francesco 26 Novembre 2024

    In realtà sono una setta, ancillare a quella dei loro padroni con cui condividono la stessa visione del mondo ma non capiscono che i primi che saranno sacrificati dai loro padroni sono proprio loro.
    Ormai sono talmente abituati a viviere in una bolla mediatica a loro affine (eco chamber) che non sono in grado di tollerare di vivere in un contesto più aperto, se no gli vengono gli acufeni e impazziscono

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