La riserva degli empatici.[1]
Ho iniziato a collaborare con l’eccellenza di EreticaMente perché ritengo essere questa nobile rivista una rivista veramente eccentrica oltre che eretica, proprio nel senso dell’eccentrico cioè di quel che si è spostato dal centro della consuetudine e dell’andare tutti d’accordo, e non solo ma addirittura dalla vacua periferia di quel centro multiforme come centro destra e centro sinistra con i relativi frattali come il sinistra sinistra centro centro destra destra e così via.
So quel che dico riguardo dell’eccentrico perché eccentrismo fu un movimento russo di artisti di teatro e di cinema, tributario anch’esso del nostro futurismo come lo fu il nazismo, e che ebbi occasione di conoscere nella persona del suo epigono il regista Grigori Kozintsev nel corso di una celebrazione seminario che organizzammo a Venezia all’Università di Ca’ Foscari tanti anni fa alla fine del secolo scorso.
Venendo ai nostri giorni elogiai in quell’articolo di EreticaMente “Performance Magistralis” Alessandro Preziosi nel giugno del 2024 oramai distante – oh come corre il tempo ! – l’ attore che si assunse originalmente e non banalmente il compito di far rivivere in aula di fronte a un pubblico visibilmente perplesso il sacrificio di Matteotti senza l’ignobile banalità della solita rievocazione della caricatura Mussoliniana, utile per il portafoglio di uno scrittore à la page, cioè di carta e successo, ma non certo per una diversa interpretazione della storia del Fascismo, che è tutt’altra cosa e più seria faccenda, tant’è però che la storia non è scienza, perché non può né sperimentare, dacché il passato né si rivive né si cambia, né dedurre muovendo da principi, assiomi come si fa in logica e matematica ma soltanto persuadere e dissuadere qualcuno che la pensi in un certo modo cioè meglio se la pensa come la più parte delle persone cioè democraticamente.
Anche la storia appartiene in definitiva alla retorica ed è pertanto soltanto persuasiva e non dimostrativa!
Veniamo ora ad una reiterata performance eccentrica per dirla alla francese di grande envergure cioè quella che Massini ha offerto ai telespettatori per settimane a Rai 3 nella trasmissione Riserva Indiana.
Massini è più che un attore, egli è un performer creatore.
L’ho visto inizialmente in una rete contraria al mio modo di pensare, che è la 7 ed ora lo si ritrova a Rai 3 che è una rete piuttosto contro l’attuale governo, nella sua Riserva Indiana.
Non vi è proprio paragone con quel che la segue e che dura tuttora e che a quanto pare non meriterebbe l’emolumento che gli si concede come “Il cavallo e la Torre”, vera esibizione di sagrestia ideologica conforme.
Egli il nostro Massini è bravissimo e capacissimo, ma è la struttura della sua persuasione retorica però che qui c’interessa.
Egli adotta in pieno quell’accorgimento della retorica che consiste nel servirsi dell’induzione con efficacia, che è quanto raccomanda e prescrive Aristotele nel suo trattato.
L’induzione non è a priori dimostrativa ma soltanto persuasiva. Infatti da un caso singolo od anche da più casi singoli episodici non si può trarre con certezza una verità conclusiva.
Un cleptomane non è un ladro!
Chi ruba una o due volte non può dirsi ladro.
Lo si è visto anche di recente.
Se si è indotti per necessità a rubare non può nemmeno definirsi costui un ladro una volta per tutte.
Ecco ora ad esempio e a mia discolpa dell’uso fallace di un caso singolo, senza ulteriori dettagli, atto a promuovere una determinata reazione favorevole, quanto ebbi modo di fare.
Per divertirmi, ma non solo ovviamente, quando insegnai nella scuola media inferiore proponevo ai miei alunni un tema ricavato da un test caratteriale che così risuonava “ Scrivere un breve raccontino che finisca con le parole:
“ … e così sputò in faccia a suo padre e se ne andò di casa per sempre – FINE!” Qui l’efficacia del procedimento inventivo è la stessa nel rovesciamento tematico. Non ci si chiede quanto fosse successo prima, ma si va dritti alla conclusione sollecitata da un esito di cui non si offre la causa nel tempo precedente la soluzione finale.
Nello svolgimento di questo tema si enucleava una situazione familiare di equilibrio o squilibrio familiare, ma non erano certo queste le mie intenzione, ma piuttosto quelle di eccitare la loro fantasia.
Così va il mondo per cui ben si dice che una rondine non fa primavera … e due … e tre … o quattro? Quante rondini occorrono per una primavera?
E’ questo il cosiddetto sorite o sofisma del calvo per cui togliendo un capello alla volta a un capelluto e rinnovando sempre la domanda Chi è senza un solo capello tolto è calvo? si perviene a definire capelluto anche un tale con quattro peli residui.
Altra esemplificazione è quella in cui ci si chiede come mai la foresta abbia un suono di foglie percorse e percosse dal vento mentre ogni singola foglia è muta per un orecchio normale.
Si trae una conclusione generale come fosse certa da un solo caso o da pochi casi singoli in modo surrettizio e non conforme logicamente.
Come si opera allora?
Come convincere gli altri che anche una sola rondine può far primavera?
La raccomandazione è che quando ci si serve di un esempio per trarre dall’esempio una conclusione più generale si muoverà dall’esempio concentrando l’attenzione del pubblico sull’esempio, offrendo il caso singolo e circostanziato in tutta la sua terribilità e solennità, per poi invocare come conclusione un principio da estendersi surrettiziamente e universalmente a quel caso e ai casi simili senza che veramente si possa affermare che da quel caso singolo possa trarsi una conclusione generalizzata e inconfutabile.
Se per una volta un moccioso ha rubato della marmellata ciò non fa di lui un ladro di marmellate e nemmeno un ladro universale!
Non è detto che chi di tanto in tanto fa una carità debba ritenersi una persona caritatevole.
Se si dovesse invece fare il contrario cioè di partire dalla conclusione generale facendola seguire dall’esempio di un caso singolo l’obbiezione che da un caso non può trarsi una legge generale demolirebbe la persuasione.
Muovere dalla conclusione e poi pervenire all’esempio con cui illustrare la conclusione è inefficace.
Per dire che un tale è un ladro, per convincere un uditorio, una giuria si partirà da quel suo furto con cui impattare il pubblico descrivendolo con ogni particolare di sotterfugio, astuzia e viltà per poi concludere con un …
Ma come si può sopportare un ladro come costui?
Se invece si facesse il contrario e s’invocasse la condanna per furto riferendosi infine successivamente col racconto di quel furto si potrebbe obbiettare che non può chiamarsi ladro per sempre e recidivo chi rubò quella volta che a quanto pare è la sola che si proponga.
Ecco invece come opera Massini.
Massini debutta sempre con degli aneddoti preziosi che illustra invincibilmente con somma efficacia.
Resistergli sarebbe difficile.
Egli ha ragione indicibilmente nel senso che affascina e ci prende.
La sua forza espressiva è notevole, la mozione degli affetti è potente… ma siamo poi certi che le cose stiano proprio così come andarono quella volta e per sempre?
Se vi fu un episodio di generosità partigiana, si può da questo episodio trarre la conclusione che i partigiani furono combattenti generosi e se una volta un ufficiale nazista lasciò andare libero quell’ebreo che gli aveva chiesto prima della fucilazione di recitare il suo teffilin si può concludere che non tutti gli SS erano crudeli? Riferisco quivi un caso che fu raccontato da un ebreo sopravvissuto alla televisione che senza riuscirci cercò invano di rincontrare.
Dove si intende parare?
Che cosa s’intende dimostrare e proporci?
Qua l’è l’intento rettorico di Massini?
Qual’ è la tesi esplicita, il credo che sottende il suo discorrere?
Massini non funzione come il Cristo, ma in modo abile e subdolo.
Un esperto dialettico incontestabile in tal senso quale fu il Cristo procede diversamente.
Il Cristo non dimostra, né persuade ma semplicemente impone.
Non sfoggia nessuna abilità performante.
O si è con lui o si è contro.
O gli si crede o non gli si crede. O si crede ai suoi miracoli o non gli si crede e i suoi miracoli non sono che dei trucchi e che bisogno ci sarebbe che un Dio faccia degli ulteriori miracoli oltre a quello di aver creato il Mondo?
La moneta va resa a Cesare.
Non si compiono miracoli con i soldi!
Tutto qui.
Anche Cristo fu un performer intransigente, non propriamente persuasivo.
La sua verità era un prendere o un lasciare.
Nessuno sforzo retorico da parte sua.
I suoi non erano racconti ma miracoli, pure dimostrazioni di trascendenza divina.
O ci credi o non ci credi.
Possiamo noi credere a un Performer?
Vi è un film straordinario che mostra i limiti del Teatro ed è MEPHISTO[2] per chi volesse meglio intendere quel che diciamo.
La riserva degli antipatici.
Nel corso della vita ebbi modo di conoscere persone simpatiche ed antipatiche di prima pelle od acchito, come si usa dire, ma anche in seguito.
Conobbi una persona che mi risultò dapprima meno antipatica, ma poi decisamente antipatica e insopportabile con cui non volli proprio aver nulla a che fare! Era però una persona si badi bene che io stimavo per la sua intelligenza ed il suo sapere, ma era strategicamente e moralmente assai distante da me.
Egli amava il rischio e l’improvvisazione che ritengo insopportabili allora come adesso.
Ebbi a che fare con lui per via di un programma teatrale, una via di mezzo tra uno spettacolo e uno stand baraccone da montare in un campo di Venezia, che non mi ricordo nemmeno se si realizzò o non si realizzò, di protesta politica nel clima arroventato del 68. Dovemmo addirittura render conto dell’impresa all’autorità di polizia.
Costui è morto da un pezzo ed era una specie di avventuriero, ma forse era più di parole che non nei fatti, seppure avesse avuto una esperienza quasi rivoluzionaria, sempre a sentir lui però, in Sud America.
Ma perché sto allora a ricordarlo? Lo ricordo perché a lui devo questo modo di dire o proverbio che secondo lui sarebbe stato brasiliano.
Il proverbio è che il pepe nel c*** degli altri non brucia.
Non ho mai dimenticato questo insegnamento che reputo sovrano.
La più parte delle persone invece, ed oramai è proprio una moda, è empatica ed inclusiva per cui sente nel proprio c*** il bruciore del c*** dell’universo mondo e parallelamente la gioia e i piaceri dell’universo mondo.
Gli imbecilli che la pensano così si estendono sempre di più per cui si è giunti al paradosso di Massini, un super performer intelligentissimo e coltissimo, che può attingersi ora proclamato dalla sua Riserva Indiana, del Progresso del Progresso, il Progresso limite, la potenza cioè del Progresso al quadrato, che consiste nell’attingere il massimo dell’uguaglianza nella diversità, nel senso che nessuno è uguale a quell’altro per cui siamo ognuno diverso dall’altro pur essendo egualmente diversi, nella gioia della comunione o del prenderselo in c*** empaticamente e forse anche così si giustifica il fatto che non tutti però possediamo gli stessi soldi nel portafoglio… alcuni sono ricchi ed altri non lo sono e sono poveri… ma il problema verrà risolto dalla Crescita Democratica Industriale Universale!
E’ evidente che l’universo degli antipatici si dividerà in coloro che soffrono e in coloro che non soffrono, mentre l’universo degli empatici che sono tutti eguali, perché sono tutti singolarmente diversi, condividerà il bruciore e il sollievo del PU Pepe Universale.
Con la crescita saremo tutti ricchi e nessun sarà più povero, anche se ci saranno alcuni più ricchi di altri, ma non ci sarà più nemmeno un povero perché tutti saranno ricchi anche se qualcuno sarà meno ricco di un altro.
Si sarà bandita per sempre l’espressione l’aggettivo povero così non si avrà più il povero contro il ricco ma il più ricco e il meno ricco solidali e tutti saranno ricchi e non ci sarà più nessun povero così come si sta facendo per i sessi per cui non avremmo più maschi e femmine dominanti e dominati ma soltanto fraternità partecipe lgbt con gli allegati del caso. Ma non è questa performance verbale che ci interessa, che peraltro sta avverandosi, quanto la condizione fisico materiale che sta rendendola possibile secondo il vaticinio di Andy Warhol[3]

Se a tanto si perviene e si sta pervenendo è in forza dell’elettricità. Una volta per fare un quadro alla Van Gogh con i tubetti del colore en plaine air ci si metteva in sacco di tempo mentre adesso con uno smartphone più il selfie è roba alla portata di chiunque. Ciò va riconosciuto e compreso. Tutto fuori di noi corre alla velocità della luce ma pervenuto ai nostri miseri corpi non varca la soglia della velocità di un impulso che corra lungo le fibre nervose. E’ sufficiente però che raggiunga il sostrato encefalico dell’empatia perché tutti si soffra di una gioia comune come l’ideologia democratica, sennonché la velocità endo-corporea è minima, irrilevante[4] a tal punto che i grandi rettili della preistoria, prima che scomparissero per l’urto di un asteroide come pare assodato, per le loro gigantesche dimensioni erano muniti di più centri nervosi reattivi lungo il proprio corpo, sennò prima di reagire a un morso nella periferia della loro gigantesca carcassa si sarebbero trovati mutilati senza potersi difendere e reagire. Anche a noi capiterà di essere già morti quando ce ne saremo accorti perché sarà giunto alla corteccia il colpo fatale, mortale senza rin**** di coscienza.
La velocità sembra realizzare la comunione conglobandoci, annichila le distanze e ci rende omofoni e omotopici.
Anche la TV però si spegne e non perdura.
Tutto è veloce e passeggero.
Ma sono persuaso infine che Massini conosca benissimo l’opera di Virilio.
La velocità è la chiave per intendere. Dovrebbe pensare qualcosa al riguardo un tale performer. Lui ne ha le capacità.
Conobbi il suo Mentore che mi fu collega all’Università Luca Ronconi.
Non serve loro la mia stima.
Quale conclusione dunque?
Riserve indiane non ce ne sono in cui coloro che le abitano siano perfettamente empatici e semmai si può trovare qualcuno che lo sia ciò non dimostra a sufficienza che lo sia l’universo mondo!
Renato Padoan
NOTE
[1] La parola empatia è una parola entrata in uso da poco. Prima che entrasse in uso le parole che si usavano erano simpatia ed antipatia. La simpatia era quando si soffriva insieme a qualcun altro e si sopportava e si pativa qualcosa insieme ad un altro. Questo patire qualcosa insieme, questo sopportare, questo provare un’emozione insieme era quel che rendeva simpatiche le persone tra loro. SUN in greco si traduce con CON. Il termine empatia è un termine ben più forte che significa che le diverse sofferenze o sopportazioni diventano effettivamente una sola unica identica sopportazione, sofferenza o gaudio che fosse. Pare che questa convinzione possa reggersi fisicamente, fisiologicamente ed intellettualmente sulla teoria dei neuroni specchio. Coloro che sono persuasi fino in fondo di una tale possibilità sono menti a parer mio prodigiose e divine, per cui a tanto non era giunto nemmeno Leibniz con le sue monadi, le quali peraltro sono concepite senza porte né finestre, per cui ognuna sta metafisicamente per conto suo o tutto al più in connessione col Dio. Qui è giusto tagliar corto che se si può credere veramente all’empatia si è a mio parere dei quasi mentecatti. Fornisco comunque la nota che mi è stata a sua volta fornìta dall’intelligenza artificiale Deep Seek.
La parola **”empatia”** ha una storia interessante e relativamente recente nella lingua italiana. **Origine e primo uso** Il termine deriva dal greco **ἐμπάθεια** (*empátheia*), composto da *en-* (“dentro”) e *-pathos* (“sofferenza, sentimento”), e significava originariamente **”provare un’emozione intensa”**, spesso con una connotazione negativa (come avversione o risentimento). Tuttavia, il significato moderno di empatia si è sviluppato solo alla fine dell’Ottocento, grazie al filosofo e psicologo tedesco **Robert Vischer** (1847–1933), che introdusse il concetto di *Einfühlung* (“sentirsi dentro”) per descrivere la capacità di immedesimarsi nell’arte e nella natura. Il termine **”empatia”** fu poi adottato in inglese (*empathy*) dallo psicologo **Edward B. Titchener** nel 1909 come traduzione di *Einfühlung*, acquisendo il significato attuale di **capacità di comprendere e condividere i sentimenti altrui**. In italiano, l’uso del termine si è diffuso soprattutto nel **XX secolo**, grazie agli sviluppi della psicologia e della filosofia. **Significato oggi**
Oggi, **empatia** indica la capacità di: 1. **Mettersi nei panni degli altri** (componente cognitiva). 2. **Condividere emotivamente** ciò che un’altra persona sta provando (componente affettiva). È un concetto fondamentale in psicologia, neuroscienze (grazie ai **neuroni specchio** scoperti da Rizzolatti), e nella comunicazione interpersonale.
[2] *Mephisto* (1981), diretto da István Szabó e basato sul romanzo di Klaus Mann, racconta l’ascesa e la caduta di Hendrik Höfgen, un ambizioso attore teatrale tedesco che, per ottenere successo e potere, si allea con il regime nazista, rinnegando i suoi principi. Il film mostra come il regime nazista strumentalizzasse l’arte e gli artisti per propaganda, svuotandoli di autenticità. La conclusione lascia intendere che il vero “Mefistofele” non è un singolo individuo, ma il sistema totalitario stesso, che divora anche chi crede di controllarlo.
[3] Andy Warhol effettivamente pronunciò una frase diventata celebre, ma la citazione esatta è leggermente diversa da come viene spesso ricordata. Ecco la versione precisa:
**”In the future, everyone will be world-famous for fifteen minutes.”**
(*”Nel futuro, ognuno sarà famoso in tutto il mondo per quindici minuti.”*)
Contesto:
– La frase apparve per la prima volta nel **1968** nel catalogo di una sua mostra al Moderna Museet di Stoccolma, in Svezia.
– Successivamente, Warhol riprese e modificò leggermente il concetto in altre occasioni, ma questa è la formulazione originale più accreditata.
– L’espressione è diventata proverbiale (“15 minutes of fame”) per descrivere la fugacità della celebrità, soprattutto nell’era dei social media e della sovraesposizione mediatica.
Curiosità: Warhol stesso, in un’intervista del 1979, ironizzò sul fatto che la sua frase fosse stata così citata da suggerire: *”In 15 minutes, everybody will be famous”* (riducendo ulteriormente il tempo!), ma la versione storica rimane quella del 1968.
[4] La velocità di conduzione dell’impulso nervoso dipende da una vasta gamma di fattori, tra cui età, sesso e varie condizioni mediche. In generale, la velocità di conduzione dell’impulso nervoso può variare da meno di 5 metri al secondo a 120 metri al secondo in relazione al diametro della fibra, se più spessa il passaggio può essere più veloce, e alla guaina mielinica, che ricoprendo l’assone consente una velocità di conduzione più elevata 1. Le fibre nervose dei mammiferi sono state divise per velocità in 3 gruppi: A fibre mieliniche somatiche (soma), velocità elevata; B fibre mieliniche sottili del sistema nervoso autonomo; C fibre amieliniche sottili, conduzione lenta 1.
In generale, le fibre mieliniche conducono l’impulso più velocemente (10-100 m/sec.) di quelle amieliniche (0,5-1,6 m/sec.) 23. Tuttavia, la velocità di propagazione dell’impulso nervoso può raggiungere i 120 metri al secondo in alcuni neuroni mielinici 1.
La velocità massima sarebbe dì 420 metri al secondo velocità elevata all’interno del corpo, della compagine corporale, dell’organismo … ma se paragonata a quella della luce 320.000 kilometri al secondo per cui quello stimolo che perviene alla periferia sensibile di un organismo subisce poi un rallentamente nella conduzione fissazione terminale da configurare una struttura ricettiva, mnesica finale ben altra da quella della carica sensazionale impressa.