AG: l’analisi grammaticale c’informa che la parola disarmato è aggettivo che si declina per genere e numero per cui si avrà disarmato, disarmata, disarmati e disarmate.
AG c’informa che disarmante è anch’esso un aggettivo di seconda classe che si declina per il numero soltanto e non per il genere per cui si avrà disarmante e disarmanti.
Questi due aggettivi sono aggettivi verbali che si desumono dal verbo disarmare.
L’aggettivo disarmante ha valore attivo e significa colui che disarma quell’altro o sé stesso, e l’aggettivo verbale disarmato ha valore significato passivo e significa colui che è stato disarmato da sé stesso o da altri.
La pronunzia verbale insieme con l’accostamento e la fusione semantica di disarmato e/con disarmante costituisce un ossimoro cioè la fusione impossibile di due parole nel nostro caso di significato opposto per rispetto ad uno stesso eventuale soggetto.
Come può uno stesso soggetto essere armato e disarmante? Nell’unico modo in cui ciò è possibile cioè disarmando sé stesso.
L’ossimoro verbale si ha con l’esempio del termine agro dolce. Per il gusto la fusione è possibile ma come a suo tempo si parlò di convergenze parallele è bene si sappia che colui che coniò questa metafora, l’onorevole Aldo Moro, finì assai male!
Due rette se sono convergenti non saranno mai parallele del tutto a priori e non lo furono allora politicamente.
Infatti non può che esservi incompatibilità tra l’essere disarmati e il disarmare a meno che non sia lo stesso soggetto che armato si disarmi.
L’ossimoro si fa paradosso ed è questo il paradosso che il Papa propone cioè quello di promuovere un’attività che mutila il soggetto di una sua propria capacità.
E’ possibile tutto ciò?
E’ possibile che colui che è armato si disarmi da sé?
Per un cristiano cattolico di fede ciò è addirittura pregiudiziale.
Per un Cristiano votato e consacrato, per il sangue rosso che simboleggia la disposizione al sacrificio nella divisa cardinalizia ciò è persino ovvio e fu testimoniato come nel sacrificio di quel sacerdote cui fu con un machete scoperchiato il cranio quando celebrava l’Eucarestia.
Il Dio stesso nella figura del Figlio si è disarmato della sua potenza creatrice e mortifera per mezzo della sua propria morte e resurrezione.
Ciò è accaduto perché non può che essere stato il Dio a istruire i carnefici e a far risorgere il Figlio.
Egli il Sommo Creatore armato nella figura del Padre si è disarmato nella figura del Figlio.
Quando Stalin chiese di quante divisioni fosse munito il Vaticano mostrò di non comprendere che la Chiesa militante, in tutta la sua integrità vocata di vocazione, ha la forma di un esercito disarmato disarmante perché votato tutto alla Morte Resurrezione.
Al di fuori della narrazione teologica si offrono però nella storia esempi di traduzione efficace del principio del Disarmo Disarmante.
Tra gli stratagemmi che portarono alla vittoria ve n’è uno che può illustrare il concetto espresso nella diade fattuale di Disarmato Disarmante.
Si narra che quando i due eserciti di una Cina storica si posero uno difronte all’altro per lo scontro finale la vittoria di uno di essi fu garantita dalla seguente trovata.
In prima fila davanti al nemico furono posti i migliori, i più feroci ed agguerriti cui fu dato ordine ad un segnale preciso di di sgozzarsi davanti al nemico tagliandosi la gola. Ciò fu fatto e fu tale nell’armata di fronte lo spavento e l’orrore per questa dimostrazione di abnegazione totale che quei soldati schierati di fronte terrorizzati si diedero alla fuga e furono inseguiti, massacrati e vinti dall’armata nemica anche senza i migliori suicidi sacrificati.
Gli inglesi molti secoli dopo furono vinti da un armata senz’armi guidata da Gandhi, di civili soltanto muniti di una totale abnegazione di morte per riconquistare una promessa trascendente di vita.
Facile a dirsi, difficile a realizzarsi non può che essere il commento per un esercito capace di tanto.
Meglio baloccarsi con droni e cannoni.
Ci si chiede ancora se un tale spirito di sacrificio ed abnegazione di vita costituisca un segno di civiltà e come mai ? Perché come è stato detto la civiltà si fonda sulla parola perché la civiltà nacque quando che invece di una pietra si lanciò un insulto.
L’Italia è un paese più che istruito in questo genere d’ipocrisia cioè di civiltà fondata sull’ipocrisia della parola da poterlo insegnare al mondo.
L’Italia è un paese che ricorda con delle commosse e commoventi periodiche adunate di alpini due guerre addirittura mondiali in cui per l’esegesi storica moderna maggioritaria gli Italiani, il suo popolo, le persero ambedue.
La prima guerra mondiale fu persa non durante ma subito dopo con l’avvento del Fascismo secondo la vulgata che celebra la Resistenza.
La seconda guerra mondiale fu persa quasi subito e successivamente nonostante l’empito partigiano vide il territorio italiano mutilato e bombardato.
Gli Italiani seppero dunque essere armati e disarmati da sé oltre che dal nemico come nella guerra partigiana.
Gli italiani seppero combattere dunque guerre civili.
Ma non si deve temere la sconfitta se non si teme la morte.
Si abbia dunque il coraggio civile di disarmarsi una volta per sempre e non a parole, di includere tutti coloro che approdano alle nostre rive da luoghi di sopraffazione e miseria nelle nostre case, nelle nostre fabbriche e nelle scuole senza nessuna distinzione né di sesso né di censo.
Se ciò non è possibile ora che lo si renda possibile a breve e se nemmeno a breve ciò è possibile, che lo sia a lungo e che ci si creda universalmente.
Dopo il male assoluto, quale fu il nazifascismo ed è ora la prepotenza russa che venga il tempo del bene assoluto che ci renda tutti eguali senza distinzione alcuna come lo sono i morti.
Se la faccenda è più complicata ritorneremo senz’altro sull’argomento.
NOTE
[1] Non posso non segnalare un’accezione di significato del termine disarmante di stampo tenue e vagamente erotico quale può dirsi di una lei ingenua e seducente cioè di un sorriso. E’ disarmante …