3 Ottobre 2024
Bibbia Fallisi monoteismi Religione Talmud

Con coraggio e mente libera

di Joe Fallisi

Nulla dei FONDAMENTI della narrazione ebraica, ovvero di quelli relativi alle vicende del Pentateuco, ha ricevuto una qualche comprova archeologico-storica. A cominciare dalle figure dei “Patriarchi” e in primis di “Abramo”, per arrivare allo stesso “Mosè”, all'”esodo dall’Egitto”, alla “traversata del Mar Rosso”, a “Giosuè” e alla “conquista di Canaan”, alla “monarchia di Salomone”… L’intera triade delle religioni monoteiste mediorientali poggia su basi essenzialmente mitiche, scelte e stabilite dai prominenti di Giuda (in particolare da Ezra intorno al 458 a. C. (1)) con lo scopo di dare un cemento ideologico unitario alle loro sparse tribù seminomadi, che in realtà avevano avuto, sino all’esilio in Babilonia, una storia oscura e  mediocre ed erano state politeiste(2). Idem dicasi per “la Verità Rivelata che si fa carne”. Ciò che ai “cristiani” sembra autoevidente ad altri può appare come delirio. Il quale ultimo in altri tempi sarebbe stato imposto con la tortura e il rogo. Oggi, perlomeno questa mostruosità non è più possibile. Rispetto ad ogni questione di verità ce n’è una – mentre molte possono essere le menzogne. Si tratta, appunto, di vedere con coraggio e mente libera cosa sia vero e cosa sia falso.

La Torah comprende, nella sua definizione propria, i libri di “Mosè”, ovvero il Pentateuco: Genesi(3), Esodo(4), Levitico(5), Numeri(6) e Deuteronomio(7). E’ evidente perché questo complesso di scritti costituisca il fondamento del giudaismo. La figura mitica del capo-legislatore e la sua fantasaga nazionale centrata sul “Patto” che per suo tramite Yahweh avrebbe stipulato con gli Ebrei sul “Monte Sinai” (divenendo da quel giorno loro Monodio razziale) è la base identitaria stessa di tale religione. Il Talmud (palestinese e babilonese) non rappresenta altro che l’infinita successiva interpretazione rabbinico-sofistica di quei cinque Libri, a fini giudicativi-prescrittivi-normativi dell’intera vita quotidiana degli “eletti”. Anche se, effettivamente, nel corso dei secoli esso ha assunto un’importanza perfino maggiore dei testi biblici. Pure il Talmud è oggi disponibile in internet(8). Ognuno può farsene un’idea. Certo di speculazioni “esoteriche” ad usum Delphini ne sono state prodotte a iosa e altre ne verranno (per chi scrive già bastano e avanzano quelle chassidico-cabalistiche). E’ un classico meccanismo della falsa coscienza: quando qualcosa non piace o non corrisponde a schemi precostituiti, l’ermeneutica interviene sino alla deformazione più fantastica, più chimerica. L’unico aspetto, se si vuole, “positivo” in tutto ciò è che si conferma la potenza inventiva e creativa dello spirito umano.
La figura, d’origine zarathustriana, del Monos imperscrutabile il cristianesimo cattolico apostolico romano la ereditò  (ancorché “maternalizzandola”, orientalizzandola(9)) dal “mosaismo” giudaico(10) – le virgolette sono d’obbligo, non essendo per nulla certo sia mai esistito neppure Mosè(11).
Per poterla imporre a tutto il mondo ci si dovette sbarazzare delle sette cristiane di origine gnostica, e ciò nel corso di secoli di lotte e persecuzioni sempre più terribili, dagli editti contro Marcione fino allo sterminio dei Catari(12).
Che cosa sostenevano la maggior parte di questi eretici? Che era IMPOSSIBILE il Dio universale di bontà, perdono e misericordia testimoniato dall’angelo-messaggero Gesù coincidesse con lo spietato arconte del Vecchio Testamento, di “proprietà” degli ebrei. Anzi, che quest’ultimo regnava sulla materia e sul male, il primo sullo spirito e il miglior destino – il vero telos – dell’uomo. E’ chiaro che le visioni teologiche dualistiche (nonché, ovviamente, quelle politeistiche) possono dar conto in maniera più sensata del dolore e del male nel mondo. Si tratta di due principi, tenebra e luce, indipendenti e opposti ma complementari, presenti anche nel cuore umano, che si bilanciano e combattono da sempre. Con esito incerto. Compito dell’uomo è di fare in modo che questo conflitto si estingua nella vittoria della luce. La tirannica idea del Monos giudaico ha invece prevalso, come sappiamo, e in tutti i sensi e ambiti. E ora, infatti, viviamo immersi nel “pensiero unico”: una sola tenebra avvolge tutto il mondo.
Il “Testamento” appare sempre più, allo sguardo della ragione, come un insieme di libri d’autonarrazione mitologizzante di alcune tribù, scopiazzato in buona parte (dai mesopotamici, dai persiani, dagli egizi) e messo insieme nell’arco di un centinaio di anni dopo il ritorno in Palestina dall’esilio babilonese. Le sue basi storiche sono fragili come sabbia del deserto. La pretesa dei rabbi e dei loro seguaci-concorrenti del cristianesimo ufficiale che Yahweh, lo specifico demiurgo giudaico, sia il Monos all’origine e padrone del mondo è qualcosa che appartiene più alla psicopatologia (per quanto di massa) che alla “fede”. D’altro canto, come dimenticare che sono esistite – e ancora vivono – religioni, estranee al monoteismo mediorientale (il buddhismo, il giainismo…), che non sono mai state all’origine di nessuna persecuzione intraspecifica e concepiscono il rapporto dell’uomo con la natura e gli animali non umani in modo anti-tirannico? Il “peccato dell’uomo” è peccato di un essere che il sinistro arconte ha modellato “a sua immagine e somiglianza”, come “compimento”, anzi, della “creazione” stessa. A CHE PRO fornirlo di “libero arbitrio” per poi doverlo spazzare via o, bontà sua, sopportare? Gli indiani, quei grandi, parlano di lila, di gioco originario divino. Ma qui siamo di fronte a un pazzo sadico che meglio avrebbe fatto, anche prima del sabato, a riposarsi e dormire in eterno.
Quanto alla “storicità” della figura di Gesù imposta dalla Chiesa, è vero che l’ambito anticlericale e ateo vede una forte, profonda presenza giudaica – in funzione essenzialmente anti-cattolica. Ma bisogna essere equanimi e badare alla verità (alla ricerca senza paraocchi della medesima). La favola di “Cristo” cui siamo abituati sin dall’infanzia fa davvero acqua da tutte le parti. E non ha praticamente riscontro che non sia autoreferenziale, tautologico, cioè “neotestamentario”. In Italia esistono studiosi seri che se ne sono occupati criticamente e ai cui scritti e intervi
ste o conferenze si può accedere online. Mi riferisco, soprattutto, a Emilio Salsi(13) e a Giancarlo Tranfo(14). Può darsi che anche l’ipotesi di “Giovanni di Gamala” si riveli inattendibile – nessuno sa ancora con esattezza come e da chi venne elaborato il mito di “Gesù”. Ma è senz’altro più razionale di quella che ci viene spacciata come verità storica e teologica – oltre a tutto con il corredo dei vari dogmi che la completano (relativi, persino, alla nascita “immacolata” di Maria!…). In ogni caso è sicuro che in nome di “Gesù”, per almeno mille anni, dai “cristiani” al potere sono stati commessi delitti tremendi (nessun’altra religione si è macchiata di atrocità simili e così prolungate(15)). Già solo questo dovrebbe far pensare in modo decisamente critico riguardo a tutto l’edificio e alla sua stessa fondazione. Si diventa sempre ciò che si è.
E’ lo stesso cristianesimo, in tutte le sue varianti, ad essere composto, intessuto di nebbie e chimere e apposite menzogne-furti-assemblaggi-manipolazioni. La scelta filologica e la lettura dei testi operata da Marcione aveva la medesima legittimità/arbitrarietà di quella cristallizzata in seguito dai suoi avversari a loro uso e consumo(16). D’altronde non è neppure sicuro che “Paolo di Tarso”, il principale organizzatore del cristianesimo, sia un personaggio storico e non, invece, un’apposita invenzione (tesi niente affatto peregrina sostenuta da Emilio Salsi(17)).
Quel che proponeva la corrente cristiana dualista che dai marcioniti, passando attraverso i pauliciani, i tondrachiani, i bogomili, arrivò sino al martirio e al vero e proprio olocausto dei boni homini, MAI  avrebbe condotto agli orrori che si realizzarono sulla base della sua eradicazione. E’ sufficiente, ai miei occhi, per guardare a quelle comunità cristiane con rispetto e sincera ammirazione. Fra le due, meglio senz’altro la favola che non si trasforma in incubo.
NOTE
(8)    “Si legga la spiegazione fornita dal Talmud riguardo alla differenza ontologica fra eletto e gentile: ‘Perché sono immondi i goyim? Perché essi non erano presenti sul Monte Sinai.   Infatti, quando il serpente entrò in Eva, egli le infuse l’immondizia. Ma gli ebrei furono purificati da ciò sul Monte Sinai; i goyim, comunque, che non erano sul Monte Sinai, non furono purificati.’ (Abhodah Zarah, 22b) E, in effetti: ‘Dio li creò in forma d’uomini per la gloria di Israele. Ma gli Akum furono creati per il solo scopo di servirli [gli ebrei] giorno e notte. Né essi potranno mai essere sollevati da tale servizio. E’ conveniente che il figlio di un   re [un israelita] sia servito da animali nella loro forma naturale e da animali sotto forma di esseri umani.’ (Midrasch Talpioth, 225d)”
(9)       Quello babilonese:
            cfr. http://www.come-and-hear.com/talmud/index.html
(10)     Il personaggio misterico della Madonna (che dà alla luce Gesù come vergine, è essa stessa nata da “immacolata concezione” – aggiunta, quest’ultima, tardiva: dogma cattolico proclamato da Pio IX nel 1854 con la Bolla Ineffabilis Deus – e viene assunta in cielo al momento della morte) ha un’importanza inconcepibile nell’ambito rigidamente patriarcale veterotestamentario. Essendo la Trinità cristiana un unicum, Maria, in quanto madre del   Figlio, risulta progenitrice pure del Padre, nonché dello Spirito Santo, che però magicamente la ingravida, rendendola “sposa di Dio”. Ora, la pretesa discendenza del Nazareno dalla Casa           di Davide si giustifica solo per via di Giuseppe. Ma se costui non intervenne col suo seme, questa medesima discendenza non esiste. Motivo in più per vedere, con gli occhi di   Marcione, uno iato radicale tra Vecchio e Nuovo Testamento. Si aggiunga, a proposito della “Santissima Trinità”, che trattasi di idea particolarmente arbitraria, e foriera infatti di ogni possibile impazzimento ermeneutico (particolarmente arduo, per esempio, dimostrare appunto come la Madonna sia insieme madre e sposa – nonché figlia, in quanto creatura        umana – e di Gesù e del Padre e dello Spirito Santo). Altra cosa è la Trimurti indiana, che indica le tre forme, i tre aspetti della divinità: Brahma il Creatore, Vishnu il Conservatore, Shiva il Distruttore. Sono i principi all’origine della manifestazione, che si rinnova in eterno.    Una visione niente affatto irrazionale 
(11)     Yahweh, parola che definisce il (tardivo) Dio unico d’Israele senza volto e senza nome (meglio: Shem HaMeforash, di “nome ineffabile”), sembra derivi dalla radice ebraica hawah (hawa in arabo), donde i sostantivi howah (Ezechiele, Isaia II, xlvii) e hawwah (Salmi, Proverbi, Giobbe), “disastro, calamità, rovina”. Dio del fulmine e della    tempesta, d’origine edomita, fu adottato da “Mosè” dopo la “rivelazione” sul “Monte Sinai” e imposto alle tribù ebraiche sino ad allora politeiste (Yahweh, cui vien tolta la compagna Asherah, soppianta gli originari Elohim, ovvero le divinità in tutte le lingue semitiche) come loro proprio dio nazionale, “Guerriero Divino” degli “eletti”. A partire dal deutero-Isaia si    riscontra l’affermazione della sola esistenza di Geova e dell’inesistenza degli altri dei, i cui seguaci vanno combattuti. L'”originalità” del monoteismo giudai
co consiste nella fantasia dell'”elezione”. Per il resto, concettualmente, esso deriva dall’influenza esercitata dal primo   zoroastrismo, secondo il quale all’azione creativa di Ahura Mazdâh nulla viene escluso, neppure le tenebre. 
(15)  Cfr. http://www.yeshua.it/index.htm (tre altri siti in italiano pieni di informazioni e             argomentazioni con cui non ci si può non confrontare sono quello di Luigi Cascioli, da poco           scomparso, http://www.luigicascioli.eu/index.php, quello di Davide Donnini,             http://www.nostraterra.it/cristianesimo.html, e http://www.jesusneverexisted.com/scholars-italian.html).

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