22 Settembre 2024
Economia & Società

Ce n’era un gran bisogno – Lorenzo Merlo

Considerazioni su chi comanda il mondo.

 

In un blog leggo: “Ce n’era un gran bisogno”. Era il commento di un noto economista italiano in merito a ciò che aveva scritto un’altra persona, da lui definita “antisistema”.

Si tratta della medesima persona, dottore, professore e chissà quant’altro, alla quale a suo tempo avevo chiesto se, a suo parere, il capitalismo era la miglior forma economica disponibile. Senza incertezza, né timore, aveva risposto affermativamente. E tutte le sue manchevolezze? Avevo ribattuto. Non c’è problema, per quelle, occorrono gli aggiustamenti necessari, aveva concluso.

Dall’origine del capitalismo, la ricchezza si è accentrata nelle tasche di pochi, le spese a suo sostegno si sono distribuite tra i più. A parte la prima fase, ancora – per modo di dire – a sfondo famigliare e, in qualche misura, leale, in cui il profitto non prevaricava la dimensione umana (tralasciamo sulle giornate di 12 e più ore di lavoro e le condizioni generali della classe operaia. Non eravamo già nel miglior sistema sociale possibile?), il sistema capitalistico, non ha che degradato il mondo, la cultura umanistica, il senso spirituale e quello etico. Non ha distribuito che scorie e alienazioni, nonché legittimato la violenza. L’assenza di un’etica a che altro porta? Non ha che depredato la terra e gli uomini.

In questa fase contemporanea, detta del capitalismo finanziario, ha lasciato alla concreta produzione e relativa – risicata – distribuzione della ricchezza soltanto la facciata, almeno per chi crede nelle favole. Denaro, lavoro e uomini sono mutati in personaggi di un racconto che i media, estensioni funzionali, strutturali e sostanziali del sistema capitalistico, spacciano agli ingenui che credono di vivere in una democrazia, che credono che il loro voto abbia un peso. Quale democrazia è possibile se la prima legge è quella del mercato? Se chi l’ha imposta e alimentata ora deve difendere la ricchezza accumulata? E per farlo distribuisce guerre come autolegittimato strumento per mantenere la pace? O ho capito male, egregio professore?

I potentati del capitalismo hanno talmente tanto denaro da poter possedere tutto. Si sono comprati la politica, se volessero – e di fatto lo stanno facendo – si potrebbero comprare interi stati, potrebbero avere il loro esercito e, nel caso, lo avranno, quando non riusciranno più ad impiegare quello apparentemente di altri. Che pecette possiamo porre a tutto ciò egregio dottore?

Ora che Russia, Cina, India, Pakistan, eccetera, da terzo mondo, sono divenuti concorrenti dai quali guardarsi, il capitalismo occidentale, dai costi esorbitanti rispetto a quello dei dirimpettai d’oriente, ha inscenato – sempre per il bene comune – il Great Reset. Un progetto imposto dagli esponenti intoccabili di una piccola parte della popolazione del mondo, che ha come fine primo proprio quello della riduzione dei costi di autosostentamento del capitalismo, al fine di far fronte a quello dell’est, di mantenere l’egemonia o il controllo del mondo, o di non sopperire. A tal fine si rende necessario evitare di spendere sui servizi sociali (privatizzazioni), di ridurre il costo delle pensioni (abbandono degli anziani e innalzamento dell’età pensionabile), quello del lavoro (precariato e immigrazione disposta a tutto pur di restare nel – secondo loro – paese del bengodi), e quello della censura ormai a scena aperta, della salarizzazione dei giornalisti, della realizzazione del mondo orwelliano a suon di spot h24 per vendere un mondo al rovescio. E, per ora, ci sono riusciti. Risparmi necessari ad implementare tutta la tecnologia (dipendenza e controllo), le forze armate (meno scuole, ospedali, servizi, manutenzione infrastrutture sociali), riduzione e controllo della popolazione mondiale, la cui quantità tende ad essere ingestibile, se non con la semina di paure, bisogni, vita a punti, obbedienze e zelanti devozioni; la cui complessità tende a generare autocombustioni (leggi mancanze di rispetto nei confronti del sistema) improvvise.

Suicidi, omicidi, rivolte, stragi, violenza, malessere esistenziale, nichilismo sono il prodotto del “miglior sistema del mondo”. Quello che, per chi non se ne è ancora accorto, va avanti sull’inerzia ben pasturata del consumismo di futilità e sulla fertile terra delle guerre, prima campi di battaglia, cioè rivendite di armi, poi campi di cemento, cioè ricostruzione, quindi campi di controllo ed espansione a est.

Fortunatamente, sempre nello stesso blog, ma da parte di una persona di tutt’altra stirpe rispetto al nostro noto economista progressista, si legge: “Negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta molto spesso bastava una sola persona per mantenere una famiglia. Ora ne servono quasi sempre due, sottopagate”. Per tacere sul fallimento dell’Unione Europea, nient’altro che il figlio dannato di genitori materialisti, scientisti, capitalisti.

Esimio dottore, al contrario di quanto affermi, è proprio di te e di quelli come te che non se ne sentiva il bisogno. Quelli che siccome hanno in casa il frigorifero, la lavatrice, l’utilitaria per tutti e l’ospedale con la risonanza magnetica, inconsapevoli adulatori della tua stessa fede e ideologia, ti rispondono vai i Cina allora. O in Russia, adesso. Grazie a questi, la curva umanistica della vita, non ha fatto che scendere. Molto si poteva fare ma l’opulenza e l’edonismo, due carte del mazzo capitalista, hanno imbambolato il senso comune e l’individualismo, un’altra sua carta, l’ha annientato.

Ora stiamo precipitando tutti, anche quelli abbracciati al televisore, alla villetta e alla poltrona. E anche loro, progressisti in testa, e i loro sodali in cima alla piramide. Molti di questi ultimi cadranno in piedi. E con bel sorriso imbonitore e modi gentili, dopo aver abbruttito e svenduto valli, coste e pianure, venderanno tutto ciò che resta loro ai musi gialli – business is business – in cambio di qualche cammello battriano sul quale saranno comunque ancora in sella, galoppini del nuovo padrone. Ce n’era un gran bisogno.

 

lorenzo merlo ekarrrt – 220824

 

3 Comments

  • Nemo 13 Settembre 2024

    Ci sono vari aspetti discutibili in questo post e ne cito uno. La questione che una volta bastava lo stipendio del capofamiglia e adesso non ne bastano due. Mi sembra ovvio che il problema non è lo stipendio quanto le aspettative. Oggi gli operai si aspettano di vivere come i dirigenti dell’epoca del “boom” e i dirigenti si aspettano di vivere come milionari. La mia era una famiglia relativamente benestante eppure io fino a diciottanni ho dormito nel letto a castello con mio fratello dentro uno stanzino e se mi serviva un tavolo per fare i compiti dovevo andare in cucina. Il telefono a rotella sul muro in corridoio e una tv in soggiorno. Prima dell’inizio della scuola mi compravano un paio di scarpe, un paio di pantaloni, una giacca, matite e quaderno a righe e a quadretti e tutto mi doveva durare fino all’anno successivo. Se sfondavo le scarpe giocando a palla ai giardinetti, che la “scuola calcio” era fantascienza, le portavo sfondate tutto l’inverno e se bucavo i pantaloni sulle ginocchia mi mettevano le toppe. In vacanza non si prendeva la nave o l’aereo per andare chissa dove, c’era l’oratorio, la colonia del Comune, oppure la casa dei nonni al paese. La gente andava al lavoro coi mezzi o in bicicletta e l’unica automobile della famiglia, chi ce l’aveva, rimaneva sotto il telo tutta la settimana. Sono andato a chiedere per un due locali in costruzione, della cooperativa edilizia di cui mio malgrado sono socio. La cooperativa vende due locali a circa 400 mila euro e parliamo di una strada di periferia industriale o ex-industriale, il che assomiglia abbastanza a Stellantis che propone le Maserati con lo sconto ai dipendenti.

    Una volta eravamo noi i “Cinesi”, adesso siamo gli “Americani”. Come gli Americani, ci indebitiamo per sostenere i consumi eccessivi ed insensati che siamo condizionati a considerare “indispensabili”. In un sistema generale che non mette in dubbio che questo sia il migliore dei mondi possibili. Se l’impiegato compra la e-bike da tremila euro e poi esce tutto bardato, il Comune fa in modo di fargli trovare il sentierino sterrato dentro il parchetto cittadino. Se l’impiegato compra la casa lungo un viale che si inoltra nei campi, Il Comune fa in modo da mettere un centro commerciale raggiungibile col SUV. Non è prevista una deviazione, al parchetto non ci vai senza e-bike perché il sentierino sterrato è un troiaio, nel viale in mezzo ai campi non ci vai senza SUV perché sei a dieci chilometri dal centro commerciale e non c’è niente altro. Lo stesso impiegato deve raccontare dei “viaggi” agli altri impiegati, quindi voli verso la Cappadocia.

  • Alessandro 14 Settembre 2024

    Sia l’articolo che il commento poco sopra espongono della verità. Il capitalismo è un sistema economico che può innalzare lo sviluppo materiale di un singolo o di una collettività, ma lo fa a un costo altissimo, in termini ambientali, sociali, relazionali, culturali, estetici. L’ultima sua versione, quella consumistica veicolata dai media, ha finito per rimbambire il popolo, che d’altronde sembra non aspettare altro che abbandonarsi alla pigrizia intellettuale coltivando epidermici e insulsi sogni di gloria, dal macchinone allo smartphone ultimo modello e così via. Lo scintillante regno del progresso tecnologico che il capitalismo globale senza opposizione edifica si porta dietro il degrado umano e ambientale, ne vale la pena? Per me no, ma per le masse eterodirette dall’élite economico-finanziaria evidentemente sì.

    • Nemo 14 Settembre 2024

      Alessandro, ormai sono vecchio e per tutta la mia vita adulta mi sono chiesto perché la gente continui ad usare il termine “capitalismo”. Cito Treccani.

      ” Termine, originariamente introdotto dalla critica socialista e poi generalmente accolto dalla scienza e dalla storiografia economica, col quale si indica il sistema economico e sociale giunto a maturazione nel 19° secolo, caratterizzato da ampia e sistematica applicazione di capitale di proprietà privata alla produzione, al fine di destinare il surplus al successivo ciclo produttivo anziché al consumo, dalla libera concorrenza su tutti i mercati e dalla separazione tra classe detentrice dei capitali e classe dei lavoratori.”

      Ora, se tu sei “di sinistra”, lasciando da parte tutto il discorso sulla parabola esistenziale della “sinistra”, posso capire che tu usi il termine “capitalista” che rientra in quella tradizione.
      Viceversa, usarlo da un altro contesto significa farsi imporre la lingua da altri e di conseguenza essere subordinati e potere agire e reagire solo di riflesso rispetto a questi. In altre parole, se tu usi “capitalismo” e non sei nel filone della “sinistra” ti auto-riduci nella condizione di marionetta della “sinistra” e qui includiamo ovviamente, con conseguenze catastrofiche, “scienza e storiografia economica” (premesso che la “economia” NON è una scienza perché le sue affermazioni NON sono verificabili).

      Il fatto che la “destra” sia una invenzione, tanto concettuale che materiale, della “sinistra” mi ha sempre fatto ridere di un riso amaro.
      Detto questo, è tutto e solo questione di educazione e di dis-educazione. Se le persone sono condizionate a considerare lo “scopo della vita” come il “godere” è ovvio che la conseguenza sia il consumo parossistico, insieme ad altri comportamenti auto-distruttivi, inevitabili in assenza di freni e contrappesi. Non vedo come citare ad ogni piè sospinto il “capitalismo” possa rendere conto di questo fenomeno. Perché, per esempio, nei regimi comunisti l’individuo è lo stesso nulla acefalo del “godere” parossistico con la differenza che li esiste un apparato repressivo e non esiste la disponibilità del consumo.

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