L’America di Biden, l’uomo senza qualità – Umberto Bianchi

L’America di Biden, l’uomo senza qualità – Umberto Bianchi

Con un’enfasi senza precedenti, si è svolta la cerimonia di insediamento del nuovo presidente Usa, il democrat Joe Biden. Abiti dai colori sgargianti, musica a gogò, star e starlette, addirittura una poetessa, alcuni tra i passati presidenti Usa: i coniugi Clinton, Obama, G. Bush. Tutti lì a far da testimonial ed a riconfermare, se mai ve ne fosse stato bisogno, i mantra buonisti del neo presidente. Unifcare e pacificare una nazione, mai come ora, così divisa, combattere l’epidemia, tornare a “make America great” e via discorrendo, con il profluvio di banalità a cui la propaganda mainstream da tanto tempo, ci ha abituato. Il tutto si è, però, svolto in un surreale contesto, circondato da strade e piazze vuote e silenti, in cui le cui uniche presenze erano le migliaia di bandierine, lì poste a riempire la mancanza di gente e la massiccia presenza di militari e polizia, volta ad evitare altre poco gradite e scomode contestazioni. L’appariscenza, i toni trionfanti contro il vuoto ed il deserto circostanti, sono il simbolo della sempre maggior distanza tra l’ufficialità del politically correct della politica Usa ed il sentire della gente comune, animata da malcontento, rabbia, miseria e frustrazione.

Se con Trump, gli Stati Uniti avevano imboccato una strada più incline ad una posizione  sovranista, volta a curare nell’immediato gli interessi nazionali Usa, anche a costo di contrapporsi alle varie lobbies della finanza e dell’economia, con Biden, invece, sembra si voglia tornare alle linee-guida che avevano animato le precedenti amministrazioni democrat, da quella di Clinton in poi. Per prima cosa, Biden ha voluto dare una dimostrazione “muscolare” di come lui intenda la riunificazione e la pacificazione degli americani, cancellando in un sol colpo molti dei provvedimenti-guida della appena passata, amministrazione Trump. Il tutto all’insegna di buonismi e solidarismi a iosa. Ma, a tanti suadenti intenti di buonismo e di politically correct, seguiranno altrettanti fatti? Cominciamo con il dire che gli Usa, hanno ancora vari dossier aperti qua e là per il mondo. Se in politica estera, l’amministrazione Trump aveva per lo più, usato un linguaggio diretto che non lasciava spazio a fraintendimenti, così come dimostrato nel caso delle relazioni con l’Iran, la Corea, la Palestina, Cuba e la Cina, tanto per citare i più eclatanti, con i democrat le cose assumono una più sfumata e vaga coloritura. Da un lato, il ramoscello d’ulivo della pace, delle trattative e degli accordi a tutti i costi. Dall’altro, però, i democratici, hanno dimostrato nei decenni, una spiccata tendenza a fomentare urbi et orbi, un’instabilità endemica, tutta a vantaggio loro e delle potenti lobbies finanziarie, di cui questi sono la diretta espressione. A partire dalla kennediana Baia dei Porci, attraverso la quanto mai ambigua ed oscura vicenda del terrorismo in Italia negli anni ‘60, ‘70 ed ’80, sino ad arrivare ad oggi, alle varie Primavere arabe, passando per la Siria, il Venezuela e la questione Ucraina, la politica estera del doppio giuoco è un elemento costitutivo che non ha mai abbandonato, la politica estera dei democrat. La stessa e strana vicenda del “dissidente” Navalny, in Russia, sembra esser parte di un collaudato copione, dietro il quale si cela l’intento di mettere all’angolo l’unico e per ora, reale competitor degli Usa a livello globale e cioè la Russia di Putin.

Dal punto di vista della politica economica, le cose non vanno poi così diversamente. Attraverso una bilanciata politica di instaurazione di dazi e di limitazione all’azione della Federal Reserve, per quanto riguarda la pratica  degli indiscriminati aumenti del costo del denaro, oltrechè ad una attiva politica di defiscalizzazione, il tanto vituperato Trump, ha permesso una decisa ripresa dell’economia interna Usa, dopo anni di stagnazione, seguiti alla crisi finanziaria del 2009, durante la gestione democrat. Anni durante i quali, a prosperare sono stati principalmente i grandi gruppi finanziari e multinazionali, che dalla pura speculazione finanziaria o dalla produzione delocalizzata, hanno realizzato i maggiori guadagni, a detrimento dei circuiti economici locali, made in Usa. Ora, è chiaro che, per quanto riguarda quegli indicatori economici positivi, lasciati in dote dall’amministrazione Trump, Biden non sarà così folle da vanificarne i risutati, magari cercando di assumersene il merito con qualche stratagemma contabile, mantenendo così, sostanzialmente inalterati, i risultati di certe misure economiche. La sua presunta apertura alla Cina, non potrà fare a meno di considerare certi indicatori e, al pari di altri provvedimenti sarà molto più di facciata,  che sostanziale.

Ciò che invece cambierà, sarà il ritorno di un’America in salsa spiccatamente globalista ed internazionalista. Aperta alle grandi conglomerazioni geo economiche e geo politiche (Comunità Europea, Nafta, Oms, Gatt, etc.) in un ruolo da protagonista,mettendo in disparte la politica dei vari accordi bilaterali, su cui la presidenza Trump avrebbe voluto impostare la sua politica geo economica. Ma c’è una cosa, su cui l’amministrazione dello scialbo Biden, non si distinguerà poi così tanto, da tutte le precedenti ed è la totale e, ad oggi, indiscussa supremazia Usa sui mercati finanziari, in quanto produttrice in esclusiva, di quel contante in dollari che, rappresenta la base di tutte le transazioni finanziarie e commerciali mondiali. Prova ne sia, la recente erogazione di fondi gratuiti (elicopter money…) a tutte le categorie produttive americane, danneggiate dalla pandemia. Denaro la cui immissione sui mercati, verrà invece pagato dal resto del mondo e che permetterà agli Stati Uniti di rimanere, la potenza dominante a livello mondiale, almeno per quanto riguarda l’aspetto finanziario, Cina o non Cina. Nulla di nuovo all’orizzonte, pertanto. Di nuovo, invece, il clima della cerimonia di insediamento del neoeletto presidente Usa. Una ridicola e “kitsch” sfilata di statue di cera, circondate da un  surreale ed ostile silenzio. L’Impero celebra i suoi fasti in solitudine. L’inizio di una fine prossima? Speriamo.

UMBERTO BIANCHI

Print Friendly, PDF & Email
Categorie: Attualità

Pubblicato da Umberto Bianchi il 27 Gennaio 2021

Umberto Bianchi

Giornalista, opinionista ed editorialista, prolifico autore di scritti di poesia, oltre ad essere impenitente “motorbiker” e giramondo, Umberto Bianchi (1960), è specializzato nella pubblicazione di saggi e di analisi su tematiche che spaziano dalla politologia all’economia, giungendo a toccare la riflessione filosofica e lo studio delle varie correnti del pensiero esoterico. Già Direttore del Quotidiano “on line” di ispirazione sovranista, “L’Unico”, è stato collaboratore di lungo corso del quotidiano "Rinascita" e del periodico "on line" "Il Fondo/Magazine di Miro Renzaglia", presso i quali ha pubblicato la maggior parte dei propri saggi, altresì reperibili presso il catalogo di "Arianna Editrice": Ha anche scritto sulle pagine del periodico “Il Ribelle” di Massimo Fini, oltre ad aver precedentemente collaborato con "Orion" ed "Il Giornale d'Italia". Nel 1999 crea il sito www.ripensareilpensiero.it, (ora sostituito dal presente “Il Pensiero Antagonista”) e nel 2005 ha dato alle stampe, per i tipi di "Nuove idee" "Alle origini della Globalizzazione/ Per una revisione del pensiero". Ha pubblicato i propri saggi anche sulle pagine della rivista on line “Scuola Romana di Filosofia Politica” diretta ed animata dal Prof. Giovanni Sessa e nell’Ottobre 2011, inoltre, prende parte alla stesura del libro-manifesto “Per una Nuova Oggettività/Popolo-Partecipazione-Destino”, a cura della Heliopolis Edizioni, con il saggio “Post Modernità e Nuova Oggettività”. Nel Novembre 2014, sempre per i tipi della Heliopolis Edizioni, ripete l’esperienza della partecipazione alla stesura di un’altra antologia, “Non aver paura di dire…”, con il saggio “Elogio della Moto Avventura”. Nel 2015 pubblica, per i tipi della Carmelina Edizioni, il saggio “Il fascino discreto dell’Occidente”. Relatore in numerose conferenze e convegni, a partire da quelli organizzati e realizzati con grande frequenza e partecipazione di pubblico sia dal “Movimento Tradizionale Romano”, che da “Pietas”, passando anche attraverso la partecipazione, sempre nel ruolo di relatore, ad alcuni eventi di taglio meta politico, organizzati da “La Destra”. Al momento, collabora con la rivista on line “Ereticamente”, presso la quale ha pubblicato altri saggi, alcuni dei quali, riguardanti le vicende del cosiddetto “Gruppo di Ur” e la dottrina Ermetica, di taglio prettamente esoterico. Tutti quegli spunti necessari a poter effettuare analisi nei settori dell’economia e della finanza, sono, invece, frutto di una trentennale esperienza lavorativa quale operatore del mercato assicurativo e finanziario, accompagnata ad una profonda conoscenza dei meccanismi del settore principalmente in Italia, con l’esperienza di stage di lavoro in America Latina (Argentina e Brasile). Tuttora, Umberto Bianchi è titolare di un’attività di consulenza tecnico-legale specializzata nel patrocinio stragiudiziale.

Lascia un commento

    Fai una donazione



    Napoli 29 aprile 2023 ex Circolo Numismatico Partenopeo Convivium in Parthenope. Il Rito: Pragmatica e Attualità


  • a dominique venner

  • post Popolari

  • Ultimi commenti
  • archivio ereticamente

    Tag

    Newsletter

    navigando